Liberalizzazioni, urgono cambiamenti in Parlamento

Si tratta di un decreto debole, che in parte riflette l’atteggiamento che il governo Monti sta avendo da quando è stato chiamato a risollevare il Paese dalla crisi: deciso con i deboli e timido con i forti.
Parlo del decreto liberalizzazioni, che va assolutamente corretto in Parlamento affinché davvero diventi un’opportunità per l’Italia e gli italiani. Aprire il mercato alla concorrenza significa favorire lo sviluppo e la crescita. Ma non è quello che abbiamo letto nel decreto scritto dal governo.

Un decreto liberalizzazioni che, così come è, non tocca gli oligopoli, danneggia i piccoli, senza un ritorno concreto per i cittadini. Da un governo tecnico guidato dall’ex commissario europeo all’Antitrust, Monti, e che ha in squadra l’ex presidente dell’Autorità per la Concorrenza, Catricalà, era lecito aspettarsi molto di più.

Ma la medaglia ha sempre due facce. Se da un lato il DL non ci convince, dall’altro potrebbe essere una buona base di partenza. E’ necessario, però, che si verifichino due condizioni.

Innanzitutto, il decreto deve essere più incisivo verso i poteri forti. L’Italia dei Valori ha presentato, in Senato, 150 emendamenti che colpiscono prima di tutto, le grandi lobbies. Bisogna intervenire, soprattutto, su banche, assicurazioni, trasporti e mercato dell’energia. In questo modo si dà davvero fiato alla concorrenza, con risultati immediati e considerevoli per tutti.

E’ necessario, in secondo luogo, che il governo consenta la discussione parlamentare. Se le voci che parlano di un voto di fiducia fossero confermate, sarebbe un fatto gravissimo. Non è pensabile che un governo tecnico, che ha come primo dovere quello di confrontarsi in Parlamento, vada avanti a colpi di fiducia. Fiducia che non consentirebbe le modifiche necessarie a trasformare il decreto liberalizzazioni da ‘finta terapia’ a ‘terapia d’urto’.

L’unico risultato che Monti otterrebbe sarebbe quello di fare contenta la maggioranza politica che lo sostiene, dimostrandosi ancora più politico di quello che temevamo. Le liberalizzazioni previste, infatti, sembrano frutto di un compromesso politico, mal riuscito, tra Pd-PdL-Terzo Polo per non scontentare nessun partito, ma fregando gli italiani. Non a caso le dichiarazioni di oggi dei leader che sostengono Monti sono tutte rassicuranti e mirano, in taluni casi, a svilire gli emendamenti presentati dai propri parlamentari. Casini è arrivato a dire che l’Udc sarebbe disposta addirittura a ritirarli.

Scusate, ma questo non mi sembra né rispetto per il lavoro parlamentare né per gli italiani che meritano attenzione, meticolosità e correttezza. L’IdV al Senato ha presentato poco più di cento emendamenti e lunedì ne pubblicherò i più importanti.

Se dovessi mettermi nei panni di Cassandra, oggi come oggi, prevedo un decreto liberalizzazioni, votato con la fiducia, frutto di una accordo fatto con il bilancino. Spero di sbagliarmi. L’Italia dei Valori insisterà fino in fondo per un confronto serrato in Parlamento e nel Paese, per recuperare democrazia e far uscire davvero l’Italia dalla crisi. Questa sì che sarebbe una buona occasione!

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