Un’interrogazione ai Ministri del Lavoro e dell’Estero sulle procedure di accertamento dell’esistenza in vita.
“Mentre i lavoratori frontalieri attendono dal Decreto Milleproroghe il prolungamento della franchigia fiscale riconosciuta da anni a compensazione della doppia imposizione fiscale cui sono sottoposti, i pensionati già frontalieri sono alle prese con inaspettati oneri legati alla certificazione dell’esistenza in vita. Sulla proroga della franchigia ho presentato un emendamento che è all’esame delle commissioni, sulla situazione dei pensionati ex frontalieri ho appena depositato un’interrogazione scritta ai Ministri del Lavoro e degli Esteri”.
E’ questo l’annuncio dato dall’on. Gianni Farina, eletto nella ripartizione europea della Circoscrizione Estero, a proposito della sua più recente iniziativa parlamentare.
“Le banche che erogano gli assegni ai pensionati ex frontalieri su delega degli istituti previdenziali della Francia e del Principato di Monaco richiedono un’attestazione di esistenza in vita che è rilasciata dai comuni di residenza” – ha spiegato Farina. “I pensionati che ad essi si sono rivolti si sono visti richiedere una marca di 14 euro che si aggiunge ai normali diritti di segreteria. Sembra perché l’attestazione non è considerata un atto di stato civile ma un atto anagrafico. Poiché la certificazione di esistenza in vita è un’operazione ricorrente, a carico di questi pensionati si configura un danno non insignificante che va a incidere su redditi già limitati.
Questo non è giusto perché la semplice certificazione di un diritto, qual è la pensione, non può essere onerosa e perché non si può concepire un trattamento differenziato tra diverse categorie di pensionati.
Ho chiesto, dunque, al Ministro del Lavoro di intervenire con urgenza per fare in modo che sia eliminato questo ingiustificato balzello dando opportune indicazioni al riguardo ai comuni di confine. Ho sollecitato, inoltre, il Ministro degli Esteri di attivare la rete consolare in Europa per rappresentare alle autorità dei paesi interessati al fenomeno, l’opportunità di semplificare e velocizzare le procedure di accertamento dell’esistenza in vita per i pensionati italiani residenti in Europa.
Mi auguro che il buonsenso e l’efficienza prevalgano sulle pesantezze burocratiche e che siano evitate sgradevoli distinzioni tra pensionati”.
Segue il testo dell’interrogazione dell’on. Gianni Farina.
Farina Gianni al Ministro del Lavoro e al Ministro degli Esteri
premesso che
– ai pensionati frontalieri residenti in diversi comuni della Liguria e del Piemonte viene richiesto dagli istituti previdenziali del Principato di Monaco e della Francia, che erogano le pensioni loro spettanti, un’attestazione di esistenza in vita, analogamente a quanto sta facendo l’INPS per i pensionati italiani residenti all’estero;
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– per corrispondere a tale adempimento, i pensionati già lavoratori frontalieri si rivolgono agli uffici dei comuni nei quali hanno la formale residenza per avere l’attestazione di esistenza in vita da consegnare agli istituti bancari che erogano gli assegni per mandato degli gli istituti previdenziali;
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– gli uffici dei comuni ai quali i pensionati si rivolgono richiedono agli interessati, oltre alla corresponsione degli ordinari diritti di segreteria, l’apposizione di una marca da bollo di 14 euro, che rappresenta un peso non insignificante su redditi già ridotti, tanto più che l’accertamento dell’esistenza in vita è ricorrente;
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– sembra che la richiesta di marca da bollo dipenda dal fatto che gli addetti comunali considerano l’attestazione di esistenza in vita non un atto di stato civile, soggetto ai soli diritti di segreteria, sia se rilasciato in carta semplice che in carta legale, ma un atto anagrafico da accompagnare con marca da bollo di 14 euro;
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– una tale procedura comporta di fatto una disparità di trattamento nei confronti dei pensionati ex frontalieri, i quali per procedure amministrative stabilite dagli enti erogatori dei loro assegni pensionistici sono privati di una parte del loro reddito, a differenza degli altri pensionati, sia residenti in Italia che all’estero;
una simile procedura è richiesta anche ai nostri pensionati italiani residenti in Europa, per i quali non mancano difficoltà di carattere burocratico, anche se non è richiesta la marca da bollo di 14 euro;
se non ritengano opportuno intervenire presso i comuni interessati al fenomeno, con atti e disposizioni adeguati, affinché l’attestazione di esistenza in vita sia assimilato ad un qualsiasi altro atto di stato civile, eliminando una tassazione suppletiva che agli occhi dei pensionati ex frontalieri appare come un balzello ingiustificato e punitivo;
se, inoltre, non ritengano opportuno impegnare la rete dei consolati e delle agenzie consolari in Europa affinché rappresentino alle autorità dei paesi interessati l’esigenza di semplificare le procedure burocratiche di accertamento dell’esistenza in vita dei pensionati residenti in loco e di acquisire a tale scopo, in modo più diretto e diffuso, la collaborazione dei corrispondenti consolari e dei patronati italiani operanti sul territorio.