QUALE CRISI?

La crisi di Governo dello scorso anno è stata brevissima. Tanto breve che quasi non ce ne siamo resi conto. Il 2011 è finito con la nascita di un Esecutivo, di natura non politica, che è stato chiamato “tecnico”. Per qualcuno anche “illuminato”. Non era mai capitato dalla lunga storia della Repubblica. Con la squadra del prof. Monti non è possibile fare delle anticipazioni. Tant’è che la recente manovra governativa, neppure tanto insolita, è stata approvata da un Parlamento che, ora, ha funzionalità limitata. Quello che continua a preoccuparci è l’incertezza del “dopo”; quando saranno nuovamente i politici a gestire il futuro d’Italia. Certo è che l’attuale Governo non avrà vita “dura” nel significato a tutti noto. Sfiduciarlo sarebbe una responsabilità che i nostri politici non sono in grado d’assumersi. Chi è in Parlamento resta arroccato nelle sue posizioni e l’attività politica, almeno quella che per noi conta, è ridotta. Berlusconi ed alleati sembrano lontani anni luce e le linee guida del Cavaliere si sono perdute in tanti rivoli d’incomprensione e di critiche. Dentro e fuori quella che era la maggioranza da “mandare a casa”. Ora che l’uomo d’Arcore ha ceduto il testimone ad Alfano, adesso che l’abbinata PdL e Lega s’è sciolta come neve al sole, cos’è cambiato intorno? Un Senatore a Vita, Presidente del Consiglio e Ministri che non hanno mai fatto politica attiva nello stivale. Ora Monti, e “tecnici” al seguito, ha circa un anno per ristabilizzare l’economia nazionale. La fase uno del suo stringato programma è già andata in porto col “placet” di un Parlamento neppure convinto più di tanto. Ora è in elaborazione la fase due; quella che dovrebbe riavviare i processi produttivi nel Paese con la ripresa del quadro occupazionale. Azione e reazione si sposano perfettamente. Le due fasi del Governo sono in armonia proprio perché fuori d’ogni coinvolgimento politico. Quello degli imprenditori e delle forze sociali sono ancora da verificare. Ciò che meraviglia sono i tempi d’applicazione ai quali, per la verità, non eravamo avvezzi; neppure ai tempi del dinamicissimo Cavaliere. Nel giro di giorni, tutti i tasselli si sono incastrati al loro posto. Finite le assemblee fiume parlamentari, i politici hanno chinato il capo all’evidenza ed i provvedimenti sono, in generale, passati. Fatto impensabile ai tempi dei Governi Politici. Anche per quelli precedenti all’Era Berlusconiana. Risistemare l’economia nazionale sarà dura. Non basteranno, sicuramente, mesi. Il 2012 prevede consultazioni amministrative che già potrebbero, però, dare un’idea di quella che potrà essere l’Italia al varo della XVII Legislatura. Manca, in sostanza, un anno alle consultazioni politiche generali che, purtroppo, potrebbero essere tenute con quella normativa che un’azione referendaria, poi respinta, avrebbe potuto modificare sostanzialmente. Ora che non esiste più il problema della “stabilità” politica, i nostri uomini di partito, tutti figli o nipoti della Prima Repubblica, potrebbero tentare di riscattare il tempo perduto. Quindi, non più manovre per isolare i “nemici”, ma programmi per evidenziare i veri “amici”. Poco più di dodici mesi di “calma piatta” per ritrovare una via politica capace di mantenere l’Italia lontana dalle secche presenti ed insidiose anche a livello europeo. Illusioni per un Paese migliore non se ne fa più nessuno. L’importante che si riesca a non renderlo peggiore. Il fronte politico italiano è, dunque, in evoluzione e ciò che è stato non è scontato che ancora sarà. Quello che preme è, prima della primavera 2013, che il Bel Paese sia messo nelle condizioni di tornare a tutto campo tra gli Stati meritevoli UE. Il “declassamento”, che ha anche un preciso significato politico, dovrà essere superato da posizioni tanto stabili da non consentire più proiezioni in negativo sul nostro futuro.

Giorgio Brignola

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