La manovra varata dal governo Monti è sicuramente rigorosa, ma si attiene troppo alle indicazioni che il precedente esecutivo aveva inviato all’Unione europea e che l’Italia dei Valori aveva avversato duramente. Invece, fermo restando che i saldi finali devono restare invariati, se non addirittura migliorati, voglio cominciare da oggi una serie di post sul mio blog in cui indico quale dovrebbe essere la direzione che il governo dovrebbe prendere e su cosa noi punteremo con i nostri emendamenti per migliorare la manovra avanzando, e di molto, sul terreno dell’equità pur mantenendo il rigore. Alla fine tireremo le somme ma, lo diciamo con chiarezza, se la manovra resta sostanzialmente questa, non potremo approvarla.
Il primo punto, e lo dico da cattolico, è relativo alla reintroduzione dell’Ici (o Imu, come si chiamerebbe ora) sugli edifici della Chiesa non utilizzati a scopo di culto. Ovviamente nessuno vuole toccare parrocchie o oratori, Parlo solo ed esclusivamente di locali di proprietà della Chiesa con scopi commerciali come alberghi, negozi, ristoranti, cinema.
Del resto è stata proprio la Sir, l’agenzia di stampa della Cei, a criticare il governo perché le misure non vanno nel senso di una maggiore equità. Può la Chiesa cattolica restare immobile di fronte a una crisi così devastante? Può non offrire il suo contributo? Possibile che solo pensionati, giovani coppie e precari devono pagare l’Ici/Imu?
Mi aspetterei che fosse addirittura il Vaticano a chiedere, in nome della solidarietà alla base del cattolicesimo, di fare qualche sacrificio che, a mio avviso, metterebbe tutti in linea con la Costituzione.
Dall’abrogazione dell’esenzione dell’Ici ai beni della Chiesa possono essere recuperate risorse per una cifra che, considerando gli aumenti delle rendite, è certamente considerevole. Metà di questi soldi resterebbero ai comuni, con l’altra metà, io credo, si potrebbero limitare le conseguenze nefaste al provvedimento più odioso contenuto nella manovra Monti: alzare la soglia minima delle pensioni indicizzate, attualmente fermo a 936 euro lordi. Bloccare la crescita delle pensioni, nonostante gli aumenti a cui stiamo già assistendo in queste ore, a cominciare dalla benzina, significa ridurre ulteriormente il potere d’acquisto degli forze sociali economicamente più deboli.