La richiesta di questa funzionaria delle istituzioni europee è più che legittima

Dovremmo aggiungere un paragrafo al Manifesto per ricordare l’importanza delle scuole italiane all’estero, in particolare in Paesi e città di grande immigrazione italiana. Un caso particolare è quello di Bruxelles, capitale dell’Europa, dove i figli dei funzionari europei e di tutto il contorno diplomatico, amministrativo e imprenditoriale sono discriminatissimi, in confronto ai giovani, Francesi, Inglesi e Tedeschi, non solo dalla Scuola europea, sempre a causa del famoso trilinguismo, ma anche dall’Italia che non ha mai aperto una sola scuola italiana in tutto il Belgio, e finiscono per dover frequentare scuole non di madrelingua. La stessa sorte è stata riservata, da sempre, ai figli degli immigrati che invece dell’italiano imparavano il dialetto parlato in casa e venivano discriminati due volte perché non erano messi in grado di parlare correttamente l’italiano e, quindi, di accedere a posti di responsabilità il Italia, che è il loro Paese.

Il caso di Elio Di Rupo Primo Ministro del Governo Belga, figlio di immigrati italiani, di intelligenza brillante, che si è dovuto formare nella lingua e nella cultura del Paese di accoglienza per poter accedere ai livelli che le sue qualità personali gli consentivano, è un caso emblematico della negligenza dell’Italia nei confronti dei propri cittadini all’estero.

Ma che Paese ! Ma come abbiamo fatto a ridurci cosí ?

Anna Maria Campogrande

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