Alcune settimane fa, seguendo un corso di formazione presso la mia istituzione scolastica, organizzato dalla nostra DSGA, ci è stato proposto un distinguo tra rischio e pericolo. Eravamo in molti ed ognuno di noi ha detto il proprio pensiero.
In realtà ci siamo resi conto di avere le idee confuse, in proposito.
Il nostro “insegnante” ci ha fatto notare la differenza tra un coltello (potenzialmente pericoloso) e un tratto di strada bagnato. Il rischio presenta una percentuale di probabilità più o meno alta di essere pericoloso, ma il pericolo è potenzialmente pericoloso in sé.
Il D.Lgs 81/08, all’art. 2 comma 1, lettera r recita: pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni.
A questo punto viene fatto di chiedersi: un palo della luce o un albero della strada, rappresentano un rischio o un pericolo?
Anche in questo caso vi dirò che il pensiero dei pali della luce e degli alberi me l’hanno fatto venire a scuola. Il nostro precedente edificio è stato difatti, teatro della caduta di un albero secolare, fortunatamente senza danni. Il parcheggio del nuovo edificio scolastico è, invece, costellato di vecchi ed arrugginiti pali della luce accanto a cui noi professori, tranquillamente, posteggiamo le auto. Fatto sta che uno di essi era già in terra all’inizio dell’anno scolastico ed un altro, urtato inavvertitamente da un collega, si è abbattuto su di un auto in sosta, senza fare grossi danneggiamenti.
Successivamente abbiamo notato che tutti i pali, marroni di colore, in realtà, sono arrugginiti alla base. Chiaramente oramai facciamo a gara nel tenercene lontani…
Non appaia strano se, in proposito, ricordo con rammarico la tragica morte di Fabiola Di Capua, la donna di 37 anni travolta e uccisa venerdì 22 dicembre 2010 in via Caracciolo, proprio da un “tranquillo” palo della luce, caduto a causa del forte vento. Successivamente a quella morte sono stati controllati, su disposizione del pm Maria Rosaria Salzano, 60mila punti luce, constatando che: “non apparivano situazioni di pericolo”. Insomma, sembrerebbe che l’unico palo destinato a cadere a Napoli fosse proprio quello che doveva uccidere la povera Fabiola. Sorprende. Ma, secondo l’Acea, (che si occupa della gestione e dello sviluppo di reti e servizi nei business dell'acqua, dell'energia e dell'ambiente e nel settore idrico per cui rappresenta il principale operatore nazionale con un bacino di utenza di oltre 8 milioni di abitanti, gestore del servizio idrico integrato – acquedotto, fognatura e depurazione – operando sul territorio di Roma e Frosinone e nelle rispettive province. Presente, inoltre, nelle aree del Lazio, in Toscana, Umbria e Campania. Ad esempio, a Roma la società Laboratori esegue ogni anno circa 250.000 analisi sull'acqua potabile distribuita),un episodio come quello di via Caracciolo non si era mai verificato né a Napoli né a Roma. Fatto sta che la povera donna è stata colpita al capo dall’unico palo napoletano destinato a cadere, mentre viaggiava in motorino e indossava il casco. Ma Napoli non fa storia a sé: domenica 16 ottobre a Capodrise, nel casertano, un palo della pubblica illuminazione è caduto addosso ad un centauro, rompendogli “fortunatamente”, soltanto un braccio. Nei pressi del cavalcavia che sovrasta la ferrovia, in mattinata, a causa del forte vento (il palo era un rischio o un pericolo?), ma, qualcuno sostiene, anche della cattiva manutenzione dell’impianto di illuminazione comunale, il palo della luce si schiantava sullo sfortunato giovane, munito di casco, il quale si salvava perché capace di schivarlo in parte, evitando la tragedia.
E parliamo di pali. Ma con gli alberi stiamo forse più tranquilli? Girando, ad esempio, per le strade di Napoli, ve ne sono centinaia. Sì, una volta erano tenere pianticelle bisognose di poco terreno e, seppure non si ritrovavano più nei territori pieni di verde del Vomero (ad esempio), di fine 900 o metà novecento, lanciavano i loro bravi fittoni nel terreno e restavano solidamente piantati a terra. Ma, guardiamoli oggi: molti di loro sono divenuti altissimi. Belli, senza dubbio. Da rischio o da pericolo? Non ci vuole molto a ricordare l’ultima occorrenza, quella di Pozzuoli, dove nella frazione di Arco Felice, in via Miliscola, è morto un pensionato che leggeva il giornale in attesa della moglie, in chiesa per un funerale. Era lì, dunque, che sfogliava il giornale quando il pino secolare, certo anche a causa del maltempo, del vento, dell’acqua che si era infiltrata tra le radici e la poca terra restata a contenerle, si è schiantato sulla sua automobile uccidendolo sul colpo. Quello stesso pino era stato segnalato dai cittadini perché ne avevano avvertito cedimenti, per cui era stato chiesto un sopralluogo. Ma la mattina dell’incidente, purtroppo, era ancora li.
In ultima analisi: perché non si decide di dare una controllata seria ai pali ed agli alberi?
Era un tempo felice quello in cui gli uni e gli altri, giovani e forti, non provocavano tragedie. Ma è finito.
Bianca Fasano