Berlusconi si dimette a scadenza? Forse è l’ennesima fregatura!

Il voto di ieri documenta in modo formale, chiaro e incontrovertibile che Berlusconi non ha più la maggioranza dei deputati. In un Paese democratico, in un caso del genere, il Presidente del Consiglio rassegna immediatamente le dimissioni senza condizioni. Ma l’Italia del berlusconismo non è più un Paese veramente democratico e così ancora una volta ci troviamo di fronte ad una novità assoluta: le dimissioni a scadenza. Esse vengono condizionate all’approvazione della legge di stabilità (la vecchia “legge finanziaria”). E’ evidente che siamo di fronte ad una duplice forzatura, che il Presidente della Repubblica Napolitano avrebbe fatto bene a respingere, perché:

  1. senza la fiducia di uno dei rami del Parlamento le dimissioni erano un atto dovuto e che non poteva essere assoggettato a condizioni da parte dello sfiduciato;
  2. la approvazione della legge di stabilità, sulla quale pende un maxi-emendamento con norme di macelleria sociale, per essere approvata, ha bisogno dei voti dell’opposizione.

Noi di Italia dei Valori non saremo complici di una cosa del genere e non ci si richiami al senso di responsabilità. Noi condividiamo in pieno gli impegni, in termini di saldo, richiesti dall’Unione Europea, ma non condividiamo minimamente il contenuto della famosa lettera che Berlusconi ha inviato a Bruxelles. Prima di colpire nuovamente i lavoratori a reddito fisso, le famiglie, le fasce deboli, le pensioni, noi pretendiamo che paghino coloro che non hanno mai pagato, quelli che hanno costituito illegalmente all’estero patrimoni mobiliari e immobiliari, quelli che li hanno nascosti nelle società di comodo, quelli che sono titolari di immobili “fantasma” (si tratta di 2 milioni di unità non denunciate).

Ed ancora prima pretendiamo che si taglino i “costi della politica”, a partire dai vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, dal dimezzamento dei parlamentari, dall’abolizione delle province e di tutti gli altri inutili livelli di governo, dai 25.000 amministratori delle 6.500 società partecipate dagli enti locali, dalle consulenze inutili e così via (si otterrebbe, a regime, un risparmio circa 15 miliardi di euro all’anno).

Non vorremmo infine trovarci di fronte all’ennesima furbata di Berlusconi: far passare il suo maxi-emendamento nella legge di stabilità e dopo “fare il gesto dell’ombrello” sostenendo che ha salvato il Paese, dandogli il tempo, nel frattempo, di aprire un nuovo “mercato delle vacche” acquistando, a peso d’oro, qualche Scilipoti di turno.

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