Strage di via D’Amelio, sette nuovi indagati
2 nov 2011 | Categoria: articoli ShareThisdi Manlio Melluso
Sette nuovi indagati per la strage di via D’Amelio in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Secondo le nuove ipotesi investigative ci sarebbe stata una talpa all’interno del palazzo in cui abitava la madre del magistrato ucciso da Cosa nostra. Le dichiarazioni dei pentiti del clan mafioso di Brancaccio ,Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, che hanno smentito la versione di Vincenzo Scarantino sulla strage di via D’Amelio, continuano a produrre effetti. In questi giorni otto persone sono state scagionate dalle accuse.
Adesso altre sette risultano indagate. Alcune di queste sono in carcere, come Vittorio Tutino che avrebbe aiutato Spatuzza a rubare la 126 poi imbottita di esplosivo, altre sono a piede libero. Secondo la versione dei pm guidati dal procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari, Cosa nostra poteva contare su una talpa all’interno del palazzo in cui abitava la madre di Paolo Borsellino. Si tratterebbe di Salvatore Vitale, il gestore di un maneggio che aveva la disponibilità di un appartamento al piano terra del palazzo. Tranchina ha rivelato che ad azionare il telecomando per l’esplosione sarebbe stato Giuseppe Graviano, nascosto e protetto dietro un muro nel giardino di via D’Amelio.
Salta quindi l’ipotesi del consulente Gioacchino Genchi che voleva l’uomo che ha schiacciato il pulsante appostato nei pressi del castello Utveggio, all’interno del quale c’erano degli uffici dell’intelligence italiana, liquidata dai pm come causa di una cortina fumogena massmediatica. I servizi segreti deviati, però, non escono del tutto di scena, ma il loro apporto – qualora vi fosse – sarebbe solo incidentale. Secondo i pm, infatti, “l’eventuale ruolo di soggetti esterni a Cosa Nostra potrebbe incidere sui tempi e le modalità di attuazione di una strage già programmata da parte dell’organizzazione mafiosa”.