di Bianca Fasano
Mi ricollego al bell’articolo di Gennaro Capodanno Dirigenti Scolastici: Concorso DS: chi è senza peccato scagli la prima pietra, apparso su “Consorzio AetnaNet
gennarocapodanno@gmail.com
“Dunque, rimanendo in tema di finestre rotte, chi è senza peccato scagli la prima pietra.”
Io, non farò ricorso. Ho 62 anni. Bella età, specialmente per una insegnante entrata di ruolo (!!!) nel 2004/2005 su cattedra di scuole medie in Napoli (educazione artistica), per disperazione, non essendo (per l’ennesima volta, superata sul filo del traguardo da un collega proveniente da altra graduatoria), riuscita ad entrare nelle superiori per disegno e storia dell’arte. Anno successivo: cattedra sulle superiori nel salernitano: accettata. Altro anno di ruolo, ma, poi, nel 2006/07 mi veniva proposta la cattedra su Napoli per il liceo scientifico (finalmente!) ed in seguito tutta un serie di cattedre su vari istituti, ovviamente rifiutate. In breve: pochi anni di ruolo, mi si dovrà cacciare dalla scuola perché me ne vada a 67 anni. Chiaro che ti possa venire l’idea di entrare come dirigente, dove si può uscire dalla scuola verso i 70 anni e con una pensione migliore di quella che percepirò con la fascia 21. Ma, convinta assertrice del lifelong learning, Il 27 settembre avevo la seduta di laurea a Fisciano per una magistrale in “teoria della comunicazione, audiovisivi e società della conoscenza” ( terza laurea, la seconda in sociologia nel 2003, la prima mi permette di insegnare disegno e storia dell’arte), per cui dovevo presentare la mia tesi e il mio power point. Logico che fino a fine settembre mi sia dedicata poco o nulla alla preparazione per la prova preselettiva a dirigente. Da giornalista, però, ho seguito tutto l’iter rabbrividendo e scrivendo quello che pensavo. Qualcuno mi avrà letto. Non pensavo e non penso bene di questo concorso che taglia fuori (facendo salvi i bravi, che pur ci sono), molti di quei professionisti che non studiano mnemonicamente, a cui è piaciuto per ogni domanda proposta dai quiz, comprendere il senso (se v’era) e scoprirne il significato, se c’era. Collegarsi alle leggi, comprenderne il funzionamento, non imparare soltanto che a quella domanda va bene “quella” risposta, giusta o sbagliata che sia. Studiando così ci si è resi conto di giocare spesso con quesiti da burla, compresi quelli proposti alla prova ed in più, quanti non si erano allenati a riempire i cerchietti (il metodo, a pensarci bene, era proprio questo), dedicandoci ore ed ore, anche a costo di non andare al lavoro, si sono invece rimbecilliti, al momento della preselettiva, dopo ore di attesa, (magari come me), scrivendosi prima le risposte alle domande per poi riempire i cerchietti e mettendosi in condizione di trovarsi fuori tempo, mentre si giocava avanti ed indietro nel librone (in carta rigorosamente riciclata), scoprendo anche che le domande di lingua avevano tutte gli stessi numeri e ti mettevano in ulteriore difficoltà (notando il fatto soltanto al momento della prova e chiedendo spiegazioni …) e rendendosi conto soltanto con gli ultimi spiccioli di minuti di avere “saltato” circa dieci domande. Ho riempito i cerchietti a caso”per non lasciarli vuoti. Ne avessi azzeccato uno! Non vinco neanche al lotto.
Non voglio pensare ai vari sistemi più o meno leciti che qualcuno dei concorrenti ha potuto usare: anche agli esami di stato è così. Dipende dalle commissioni. Ho assistito ad esami in cui gli allievi parlavano al cellulare. Facciamo finta che stia scherzando: qui lo dico e qui lo nego.
Insomma: ho giocato male le mie carte. Non ho raggiunto gli 80. Bene. Mi tiro fuori come è giusto. Non ricorro. Per superare gli scritti occorre studiare (e crederci), pagare, anche. Poi ci sono gli orali ed occorre studiare (e crederci). Come si fa con una sospensiva sulle spalle? Io non posso. Dunque:avanti chi ce l’ha fatta. Lo so che probabilmente una parte di quelli che hanno fatto ricorso, in qualche modo, ce la faranno, ma io preferisco tornare ai miei libri, alla mia pittura e restare con i miei ragazzi: i ragazzi della quarta F del mio istituto (ho saputo, per caso), classe affidatami quest’anno, si sono detti dispiaciuti per me con una collega. Anche se, con molta chiarezza, avevo detto loro che la vita è così: qualche volta si perde. Specialmente se non ci si è impegnati sufficientemente. Che bella cosa i giovani! Io li amo ed amo insegnare. Vuole dire che mi dovranno cacciare dalla scuola. Sarà quel che sarà.
Bianca Fasano