Ecco i "Carneade" salvatori del paese transfughi dal PDL.

Con il passaggio di Ida D'Ippolito Viale e di Alessio Bonciani dal Pdl all'Udc, Silvio Berlusconi perde la maggioranza assoluta in Aula alla Camera. Torna per intenderci sotto quota 316, cioè a quota 314, quella faticosamente raggiunta il 14 dicembre, quando l'Assemblea di Montecitorio bocciò per soli tre voti la mozione di sfiducia.Dentro quella maggioranza, però, ci sono tante zone d'ombra e, se i nomi dei cosiddetti dissidenti si traducessero in voti contrari al governo Berlusconi, il Cavaliere rischierebbe di essere sfiduciato: nei 314 deputati ci sono infatti Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio. I quattro del Pdl che, insieme a Fabio Gava e Giustina Destro che già non hanno votato la fiducia lo scorso 14 ottobre, hanno firmato la lettera degli scontenti che chiede al premier di promuovere un nuovo esecutivo. Soltanto così la maggioranza scenderebbe a quota 310. Ma le incognite non sono finite qui: insofferenti sono pure gli ex Fli poi passati al Misto rinnovando la fiducia a Berlusconi Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Antonio Buonfiglio, Pippo Scalia. Senza il loro voto il governo scenderebbe a quota 306, che è esattamente la quota a cui è ferma ora l'opposizione. Se gli scontenti non solo abbandonassero il premier ma entrassero nel fronte di chi intende sfiduciarlo, Berlusconi potrebbe dire addio a Palazzo Chigi.Sulla carta comunque, il pallottoliere ancora sorride al Cavaliere: la maggioranza è a quota 314 considerando 212 del Pdl (al netto di Alfonso Papa agli arresti domiciliari e di Pietro Franzoso assente per motivi di salute), 59 della Lega, 25 di Popolo e Territorio, 7 di Grande Sud il movimento di Gianfranco Miccichè. E poi dal Misto Mario Pepe, Luca Barbareschi, Aurelio Misiti, Francesco Nucara, Giancarlo Pittelli, Urso, Ronchi, Scalia, Elio Belcastro, Arturo Iannaccone e Americo Porfidia.
L'opposizione è a 306: 25 di Fli, 22 di Idv, 200 del Pd, 6 Radicali, 5 Api, 2 Libdem, 4 Mpa, 3 Minoranze linguistiche, Giancarlo Giulietti e Giorgio La Malfa. Non hanno votato la fiducia del 14 ottobre scorso ma non hanno ancora mai votato contro sei deputati: Calogero Mannino, Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio, Santo Versace, Destro e Gava.Ma se i numeri della maggioranza scricchiolano, tuttavia, nemmeno quelli dell'opposizione si possono considerare sicuri: c'è sempre l'incognita dei sei deputati radicali, autosospesi dal gruppo dei democratici.Moffa: “Nel gruppo dei Responsabili c'è grande coesione” – Sullo schieramento dei Responsabili a favore della maggioranza sembra garantire Silvano Moffa. “Io non faccio processi alle intenzioni, e i dati del momento dicono che nel gruppo c'è grande coesione sostegno al governo”, ha detto il capogruppo di Popolo e Territorio, a margine di una conferenza stampa alla Camera. Del resto un eventuale governo di transizione “sarebbe deleterio”, ha aggiunto. “Uno scenario di questa natura – ha spiegato – in questo momento sarebbe deleterio, perché non vedo cosa possa fare di diverso un governo che fosse il migliore possibile e il tecnicamente più adeguato, rispetto a quello che ci chiede l'Europa. Inoltre la lettera d'intenti presentata a Bruxelles da Berlusconi è stata valutata positivamente”. Secondo Moffa, inoltre, “le elezioni anticipate sarebbero una catastrofe perché il Paese di tutto ha bisogno tranne che di una crisi al buio”. “Sono convinto – ha aggiunto – che non esistano governi tecnici. I governi sono tutti politici, semmai i tecnici devono mettersi al servizio del Paese per dare il loro contributo”.Scilipoti: “Potrei votare sì ma anche no” – “Potrei votare sì come potrei votare no la fiducia al maxiemendamento”. Il deputato degli ex 'Responsabili' Domenico Scilipoti, intervistato da Radio 24, non si sbilancia sul sostegno all'esecutivo. “Auguri – dice – ai deputati del Pdl che lasciano per andare all'Udc. Pensano di avere delle buoni ragioni. Questa scelta l'avranno fatta nell'interesse del popolo italiano”. Ce la farà a passare la fiducia al maxiemendamento al ddl stabilità? “Ancora non si sa se ci sarà – risponde Scilipoti – Il premier ha detto Vediamo cosa succederà”. Ma lei cosa voterà? “Potrei votare sì come potrei votare no”, conclude Scilipoti a Radio 24.
03 novembre 2011Redazione Tiscali

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