Negli anni '70 i lavoratori della scuola avevano una forza organizzata enormemente superiore all'attuale. All'opposizione c'era un Partito Comunista di massa e il quadro economico era, tutto sommato, favorevole nonostante la crisi petrolifera. Vi era anche un movimento studentesco molto superiore all'attuale “onda”, comunque rispettabilissima.
Allo stato attuale non esiste opposizione, il capitalismo è in crisi, e i lavoratori della scuola non hanno strutture serie di riferimento.
Ciò premesso, rispetto alle proteste che circolano in rete contro il Governo, diciamo subito che il problema dei tagli non trova origine nelle proposte del Ministro Gelmini. Anche se può sembrare in controtendenza, non possiamo fare a meno di considerare come questo personaggio si sia reso così oscuro e insignificante al tal punto che ogni discussione attorno alla sua persona ha i tragici toni di chi punta alla luna e si guarda il dito, o di chi pensa che l'onda di fango debba essere vista alla cresta dell'effetto e non alla fonte, dalla spinta che l’ha provocata.
Vogliamo essere chiari, come chiara è la realtà delle cose: è il Ministero dell'Economia e delle Finanze che agisce con i tagli sulla scuola pensando alla stessa come una voce di bilancio che “pesa”. Al Ministro Gelmini è rimasto solo il fatto di dover obbedire cercando persino di difendere, ipocritamente, le scelte del Governo di cui fa parte.
Tutto ciò ha radici profonde non solo nel pensiero economico delle destre, ma anche in quello delle sinistre e possiamo farlo risalire, con una analisi che non ci costa molto sforzo, al 1997 (Governo Prodi: Legge 449, art. 40) durante il quale nessuno ebbe problemi nel dire che, in nome del risparmio sulla spesa pubblica, si doveva colpire con la mannaia anche la scuola, con conseguente aumento degli alunni per ogni classe, meno sicurezza e tutte le conseguenze contro le quali si sta ancora lottando.
Questo Governo, dunque, con la stessa accortezza dei governi di centrosinistra, vede la scuola come un capitolo di spesa rispetto al quale occorre innanzitutto tagliare. Tale visione è ampiamente confermata nell’ultima drammatica lettera di Berlusconi all’Unione Europea.
Sarebbe auspicabile, quindi, che si cominciasse a contrastare questa logica, imperante ormai da troppo tempo. Da qui nasce l’esigenza di rifondare il dissenso in relazione a tali scelte politiche.
Fatte queste dovute precisazioni, è doveroso stigmatizzare il fatto che il Governo Berlusconi non tiene fede alle sue promesse nel momento in cui dà l’avvio a nuovi corsi abilitanti senza aver prima assorbito il precariato.
Si appalesa così il vero volto di una politica che vuole solo temporeggiare, non risolvendo nulla, per poi avere il pretesto (che va delineandosi sempre più come una volontà precisa ed evidente) di privatizzare la scuola.
Noi abbiamo sempre detto che la FID – TFA altro non è che una truffa legalizzata a danno dei nuovi laureati, messa in campo da un Governo che ha già privato le abilitazioni all’insegnamento del loro valore concorsuale e che a tutto questo si aggiungono gli interessi economici di sindacati e Università.
Sarebbe fin troppo facile dire che non vi è posizione politica, o scelta determinata dal buon senso, che possa resistere dinanzi al dio denaro e che questo infelice marchingegno è stato predisposto ad arte solo per alimentare inutilmente la speranza di chi si trova nella disperata condizione di doversi abilitare a tutti i costi.
I nuovi aspiranti docenti forse non sanno quanto, al par di loro se non di più, può essere disperato chi da decenni aspetta ciò cui ha pieno diritto.
Lo ribadiamo con forza: disattendere proprio questo diritto, sancito dalle leggi vigenti, di accedere al ruolo da parte di chi è inserito nelle Graduatorie ad Esaurimento provinciali, vuol dire non solo non voler risolvere il problema del precariato, ma anche non voler garantire la continuità didattica, tenendo fermo il principio della centralità del discente, con grave pregiudizio per la qualità dell’apprendimento.
Nelle scuole si avvicendano, ormai da tempo, solo supplenti (abilitati, inseriti in GaE e non abilitati). Cambiare continuamente gli insegnanti porta alla neutralizzazione della funzione docente, all’impoverimento delle risorse della scuola, al disprezzo e alla mortificazione di ogni diritto.
Crediamo invece che il Governo debba assorbire il precariato già esistente, utilizzare le risorse che sono già presenti nella scuola e, soprattutto, non creare ulteriore disoccupazione intellettuale.
La scuola pubblica ha dato a questo Paese le menti, la qualità professionale e la forza lavoro che, per via della politica dei vari governi che si sono avvicendati al potere, è dovuta emigrare all'estero.
Noi non vogliamo essere i complici della cosiddetta “fuga dei cervelli” e della conseguente desertificazione intellettuale di un’intera Nazione.
Noi vogliamo che il Governo torni ad investire le sue risorse sull’istruzione e sulla ricerca, ridando così alla scuola il valore che indubbiamente merita.
La dura realtà, invece, ci porta a dover considerare come le porte siano chiuse a chi aspetta che si concretizzi da anni il suo diritto al lavoro e alla stabilizzazione.
Se, dunque, è vero che il problema del precariato non è stato originato da questo Governo, ma è nato molto prima, è anche vero che tutte le promesse del Governo Berlusconi non sono state altro che burle da marinaio, forgiate ad arte per imbonire l'elettorato.
Noi non daremo il nostro appoggio ad un Governo che aveva promesso un milione di posti di lavoro e si è ritrovato un milione e mezzo di disoccupati in piazza a protestare contro i tagli e le manovre!
Noi non daremo il nostro consenso a chi poteva salvare il Paese dalla crisi economica e non l’ha fatto.
Diciassette anni di governo basterebbero a chiunque per rimediare a qualsiasi errore compiuto dalle precedenti amministrazioni.
Se niente è stato fatto, a parte una politica di tagli coniugata all’avvio di nuove ed inutili abilitazioni all’insegnamento, vuol dire che
TUTTI GLI SFORZI DI QUESTO GOVERNO SONO ORIENTATI AD UN SOLO SCOPO: PRIVATIZZARE LA SCUOLA,
liberandosene come di un inutile fardello.
NON POSSIAMO, NON DOBBIAMO, NON VOGLIAMO PERMETTERLO.
GRUPPO FACEBOOK: “NO AI TFA. NO AGLI ALBI REGIONALI. NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA.”