La Cgia smentisce il Governo, la riforma del lavoro produrrà  solo maggiore disoccupazione

Non passa giorno che non si abbia la riprova di quanto questo governo sia pressappochista, cialtrone e in malafede. Un istituto serio, importante e soprattutto indipendente come la Cgia di Mestre ha preso alla lettera il contenuto della lettera di Berlusconi all’Europa e ha provato a immaginare che in Italia ci sia già in vigore la riforma del lavoro auspicata da Sacconi e Berlusconi, quella che facilita i licenziamenti. Si tratta solo di una simulazione, avvisa la Cgie, ma i risultati sono negativi al di là di ogni previsione più pessimistica.

Ebbene, la disoccupazione italiana che oggi è all’8,2, tra le più alte in Europa, se entrasse in vigore questa scellerata controriforma si impennerebbe fino all’11,2 per cento, vale a dire quasi 730.000 disoccupati in più. Insomma, una follia.

E così, una elementare simulazione condotta con strumenti seri rivela l’ennesimo inganno che quella coppia di killer del welfare composta da Berlusconi e Sacconi sta perpretando ai danni degli italiani. Quella lettera scritta in fretta e furia alla Bce non ha neanche l’avallo del ministro dell’Economia. Pensate, una lettera in cui si annunciano riforme economiche fondamentali e strutturali non è firmata da Tremonti (o tempora, o mores!). Ebbene, poiché a naso lo capiscono anche i bambini che se dai alle imprese la libertà di licenziare i licenziati aumentano. I sindacati, persino Cisl, Uil e addirittura l’Ugl, hanno minacciato lo sciopero generale e Confindustria, accortasi che il governo vuole distruggere il patto sociale, sta provando a mediare, ma con sempre minore convinzione perché ha capito che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. L’esecutivo vuole far pagare per intero al mondo della produzione il prezzo di una crisi che ha ben altra origine e ben altri responsabili.

Qualche esponente del governo si è affrettato a dire che lo studio della Cgia è sbagliato, che gli occupati aumenteranno, ma è chiaramente una dichiarazione di bandiera non suffragata da alcun dato e da alcuna ricerca scientifica.

Eppure non è così difficile individuare soluzioni alternative al massacro sociale. L’Italia dei Valori lo ha fatto da tempo e anche oggi le nostre ricette sono state ricordate da Antonio Di Pietro. Innanzi tutto andrebbero colpiti i capitali scudati che, a quanto pare, sono già rientrati quasi tutti all’estero. E poi, quando si comincerà una lotta seria all’evasione fiscale? Quando si chiederà anche a chi ha di più di dare qualcosa? A quando, insomma, una patrimoniale? E infine, smettiamola di opporci alla tobin tax, quella che prevede una tassazione per le speculazioni finanziarie. Non possono pagare sempre gli stessi, perché a furia di dare non hanno più niente e, quando si ha la pancia vuota, il conflitto sociale si acuisce. E se proprio bisogna chiedere
qualche sacrificio bisogna partire dalla politica che deve cominciare a dare il buon esempio: abrogazione dei vitalizi e delle Province, riduzione del numero dei parlamentari e tanto tanto altro.

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