L’offensiva di Berlusconi: 24 fiducie nei prossimi sei mesi, ecco il vero colpo di stato

Sul Corriere della Sera di oggi, Berlusconi indica una road map di riforme che nell’arco di sei-otto mesi dovranno essere portate a termine per rispettare gli impegni che ha preso con l’Europa nella lettera di intenti di qualche giorno fa. Premetto che sono convinto che si tratta di un tentativo destinato a fallire perché neanche una maggioranza coesa e ampia riuscirebbe a fare tutto quello che il presidente del Consiglio dichiara di voler fare, figurarsi una maggioranza litigiosa e risicata alla Camera.

Vorrei soffermarmi però su un particolare che giudico inquietante: su tutti i provvedimenti il premier ha promesso (minacciato) di mettere la fiducia.

Se il governo delle oltre 50 fiducie in tre anni e mezzo ne promette un’altra dozzina nei prossimi mesi (che diventano 24 nel doppio passaggio parlamentare) mi chiedo cosa ci stiamo a fare in Parlamento. Il momento sarà anche critico e bisogna fare in fretta, ma qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio colpo di stato perché il Parlamento, nelle intenzioni di Berlusconi, verrà ridotto semplicemente a notaio delle decisioni del Governo. Non è la prima volta che il premier ci prova. Tempo fa addirittura propose che a votare si presentassero solo i capigruppo.

Il Parlamento non può essere escluso totalmente dalle decisioni cruciali per il futuro del Paese: è così che i regimi diventano autoritari e i parlamenti svuotati del loro ruolo istituzionale. Soltanto il fascismo fece una cosa simile. Per sei mesi saremo costretti a votare a scatola chiusa quello che propina il governo. Sono in gioco riforme fondamentali per il futuro del nostro Paese. Berlusconi ci chiederà a scatola chiusa la riforma del lavoro che conterrà la libertà di licenziare, la svendita dei beni dello Stato, misure strutturali per i fondi alle Regioni. Il tutto sempre nel sospetto di qualche polpetta avvelenata, di qualche norma ad personam, come ci ha abituati ormai da quasi 20 anni.

Noi faremo di tutto perché l’opposizione svolga il suo ruolo istituzionale di controllo e garanzia e ci opporremo in tutti i modi possibili: nelle piazze, sui giornali, nelle televisioni. Anche in Parlamento, almeno fino a quando i regolamenti ce lo consentiranno. Questo è il momento di resistere con tutte le nostre forze. Un cartello delle opposizioni e della parte non venduta della maggioranza è necessario come il pane,per salvare la nostra democrazia.

Per restituire agibilità democratica al nostro Paese, per impedire che sia definitivamente commissariato dall’Europa, che sia continuamente ricattato dalla cricca che ci governa, che la Costituzione sia continuamente e sistematicamente svuotata, l’unica soluzione è tornare al voto.

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