Berlusconi mi indigna, sempre, tutti i giorni. Il Paese aspetta ormai da troppo tempo di conoscere il contenuto del decreto sullo sviluppo che serve per rilanciare il nostro Paese ma il premier, in una riunione con i deputati del suo partito, si intrattiene su tutt’altro. A parte la solita consueta filippica contro la magistratura (eppure ieri è stata archiviata la sua posizione al processo Mediatrade, proprio da quei “comunisti” della procura di Milano), Berlusconi ha di fatto lanciato in grande stile la campagna elettorale. Ha parlato del nome del partito e pare si sia intrattenuto a lungo su come comportarsi nelle trasmissioni televisive. Bisogna ricordarsi, avrebbe consigliato il Cavaliere, di non dare del tu agli avversari politici e di far sempre cenno di no con la testa quando parla un esponente dell’opposizione, qualsiasi cosa dica.
Quando parla un esponente della maggioranza, in privato o in televisione, io lo ascolto e se il suo ragionamento è almeno in parte condivisibile gliene do atto, per questo mi infastidisce che il capo del governo ordini ai suoi di denigrare sempre e comunque l’avversario, a prescindere. La trovo una strategia criminale, tesa a comunicare solo un dissenso precostituito che non fa certo il bene del Paese. Insomma, l’avversario politico è visto come un fastidio, qualcosa da cancellare. Questo, a mio parere, è un comportamento fascista.
Berlusconi mi indigna, perché ha trattato la carica da governatore della Banca d’Italia come un suo giochino personale. Ha tirato avanti un balletto sui nomi per mesi prima di scegliere Ignazio Visco a tempo praticamente scaduto. Con questo tira e molla, causato dalle divisioni nel governo, la nostra economia galleggia nell’incertezza e invece mai come in questo momento avevamo bisogno di una guida certa e sicura, in grado di interloquire con le istituzioni finanziarie europee (e mi indigna anche Bossi che afferma di fare il tifo per un candidato piuttosto che per un altro, come se si parlasse di una squadra di calcio).
Berlusconi mi indigna perché, se fosse dipeso da lui, l’Italia si sarebbe schierata al fianco del dittatore Gheddafi. Nel marzo del 2010 gli baciava la mano, nel febbraio di quest’anno, all’inizio della rivoluzione libica, dichiarava di non chiamare il dittatore “per non disturbare”. Poi, costretto dalla Nato, gli ha fatto la guerra e oggi, appresa la notizia della sua morte, si è affrettato ad esclamare: “sic transit gloria mundi”, accreditando Gheddafi di un passato glorioso che sicuramente non merita.
Insomma, Berlusconi, da quasi 20 anni mi dà almeno tre volte al giorno un motivo per indignarmi e per esclamare: ma cosa ha fatto l’Italia per meritare una sciagura simile?