Intervista a Sante Zuffada – Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Lombardia.

LE INTERVISTE IN ESCLUSIVA DEL PORTALE LOMBARDI NEL MONDO.

Intervista a Sante Zuffada – Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Lombardia.
Milanese, nato a Robecco sul Naviglio, di origine lodigiana.

di GIOVANNI GIRARDI

La frase rivelatrice: L'Expò può servire come rilancio di carattere
infrastrutturale e non può essere visto ed esclusivamente per i sei mesi
dell'Expò. Bisogna fare opere che servono per il futuro, non soltanto per
quel periodo e creare le condizioni perchè la Lombardia, Milano diventi
anche un punto di approdo per un turismo di carattere internazionale.

– Presidente Zuffada, lei è al secondo mandato in Consiglio
Regionale: che cosa ha fatto per il territorio che rappresenta, in questo
caso Milano?

– Innanzitutto essendo espressione in particolare della provincia
di Milano e avendo un origine ed un passato come amministratore locale, ho
sempre ritenuto di mantenere i rapporti con il territorio e quindi con le
amministrazioni in modo particolare dell'ovest Milano, dove vivo e risiedo,
ma in generale con tutte le amministrazoni della provincia di Milano e non
solo , proprio per essere loro voce all'interno del Consiglio Regionale.
Quindi ho cercato di farmi carico di tutte quelle esigenze, soprattutto di
carattere infrastrutturali che potessero in qualche modo rilanciare le
attività economiche e sociali all'interno della zona della provincia di
Milano in particolare. Perchè la provincia di Milano soffre di una presenza,
in alcuni casi ingombrante, della grande città, della metropoli, che è la
città di Milano. Spesso e volentieri la città di Milano tende a spostare
verso la periferia e quindi verso la provincia problematiche che sono
proprie della città: il problema dei trasporti, delle infrastrutture, dei
servizi. E quindi creare un corretto rapporto tra provincia e città di
Milano diventa estremamente importante e questo viene fatto solo ed
esclusivamente mantenendo i rapporti con le realtà locali: con i sindaci,
con i consigli comunali, con le realtà sociali, con la varie associazioni di
categoria, del mondo del volontariato, del mondo sociale perchè questo credo
che sia la vera ricchezza non soltanto della provincia in particolare, ma di
tutta la regione Lombardia. Che se è diventata una delle regioni più
importanti d'Europa lo deve in modo particolare e, secondo me in modo
importante, da parte di tutte queste realtà che anzichè vedere la regione o
la provincia, o le amministrazioni come qualcosa di negativo fanno delle
critiche in senso costruttivo per migliorare le leggi, le disposizioni di
carattere regionale perchè siano applicate correttamente a livello locale.
Sono i comuni, in modo particolare, quelli che più di altri al di là di
quanto si dice sono la vera espressione del federalismo, perchè quando
parliamo di federalismo si dice di avvicinare di fatto il potere decisionale
sempre più ai cittadini. Il comune è la realtà più vicina ai cittadini dove
il sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali hanno un rapporto diretto
prima di tutto perchè sono eletti direttamente e quindi sono espressione dei
cittadini e hanno tutto l'interesse anche personale oltre che istituzionale
nel mantenere i rapporti con i propri cittadini e con le proprie realtà. Una
similitudine può essere con i consiglieri regionali che, essendo eletti
direttamente tramite le preferenze, è chiaro, o mantengono dei rapporti
costanti con il territorio di cui sono espressione o altrimenti non vengono
più riconfermati. È un rapporto diretto tra politica e cittadino che credo
sia molto importante. Questo credo che sia stato il mio compito, che mi
auguro sia stato eseguito nel miglior modo possibile, io ho un riscontro
positivo: che io sono passato dal primo mandato dove avevo ricevuto circa
novemila e cinquecento preferenze, alle dodicimila e cinquecento di questo
appuntamento, il che significa che probabilmente il lavoro svolto è stato
riconosciuto da parte degli elettori.

– La Lombardia, nel suo insieme, ha sempre registrato importanti
flussi migratori verso l'estero. Come vede oggi questo fenomeno? Pensa, con
la sua Commissione, di poter avviare qualche iniziativa legislativa
specifica in questo campo?

– Ma innanzitutto la regione Lombardia nel passato ha avuto, come lei
ha ricordato, dei flussi migratori verso altri paesi e peraltro hanno
contribuito come lombardi allo sviluppo economico e sociale dei paesi nei
quali sono andati, e questo mi pare evidente. Oggi ci troviamo nella
situazione che questi flussi migratori non sono terminati, sono cambiati in
termini di qualità. Cioè mentre prima c'era una ricerca di lavoro comune,
gente che andava in Belgio piuttosto che in altri paesi europei, o mondiali,
oggi al contrario si va verso una maggiore professionalità che è una
tendenza positiva e negativa nello stesso tempo. Spesso e volontieri persone
di alta professionalità soprattutto giovani, ricercatori, professionisti che
in una logica di globalizzazione dell'economia ed in alcuni casi anche della
politica vanno altrove a cercare degli sbocchi che in alcuni casi non
trovano a livello dell'Italia e della Lombardia. Quindi il nostro compito
come regione, per quanto di nostra competenza, è di favorire delle
situazioni e delle opportunità per mantenere queste professionalità
all'interno delle regione, ma deve essere anche un polo attrattivo rispetto
ad altre grandi professionalità di paesi di tutto il mondo perchè possano
venire in Lombardia per dare un loro contributo, soprattutto nel mondo
dell'università . Noi dobbiamo sviluppare la capacità delle università
lombarde di essere attrattive nei confronti di studenti modelli di altre
nazioni, che possono venire in Italia, portare un loro bagaglio e
soprattutto avere quella preparazione che permetterà loro, una volta
ritornati al loro paese natale, di avere dei rapporti sempre più costanti e
positivi con la realtà della regione Lombardia. Questo credo che sia una
delle funzioni della Lombardia in particolare, ma direi del sistema Italia
che al contrario se tende a chiudersi e non ad aprirsi come è auspicabile,
ci giochiamo il nostro futuro. Perchè se noi riuscissimo a fare, ad esempio,
delle formazioni professionali: l'artigiano, il piccolo commerciante, il
professionista dei paesi esergenti, parlo ad esempio dei paesi dell'Africa
tanto per non fare nomi, l'Oriente è un pochino più lontano, ma se noi
riuscissimo a preparare la classe dirigente di questi paesi del futuro
vorrebbe dire anche investire sul futuro non solo loro, ma anche nostro. E
questa è una sana politica che, secondo me, la Lombardia sta cercando di
completere e in alcuni casi trovo inopportune quando si dice che la
Lombardia non deve allacciare dei rapporti con dei paesi esteri perchè la
politica estera la fa il Ministero degli Esteri, che è giusto e corretto che
sia così, ma se noi riuscissimo ad utilizzare le nostre strutture, anche
regionali, e soprattutto coinvolgendo le realtà industriali ed artigianiali
delle associazioni di categoria, per far in modo di poter far venire in
Italia o portare all'estero nei paesi emergenti questa possibilità di
preparazione professionale è una ricchezza che non serve solo alla
Lombardia, ma anche in futuro ai lombardi del prossimo futuro.

– Quali ritiene possano essere le priorità e le normative da proporre
nel corso di questa Legislatura per il territorio che lei rappresenta?

– Ma come ho detto precedentemente fermo restando il fatto che
bisognerà vedere nel prossimo futuro quali saranno, nella logica del famoso
federalismo, le deleghe che verranno conferite alle regioni rispetto alle
attuali. Secondo me bisogna aumentare le deleghe a livello regionale per una
logica di mettere sempre più vicino il potere decisionale ai cittadini,
questo è importante. Fondamentalemente noi abbiamo un problema di carattere
infrastrutturale della regione Lombardia. La Lombardia ha fatto dei passi da
gigante, però è in arretrato rispetto ad altri paesi europei di circa venti,
venticinque anni. Di infrastrutture di viabilità non soltanto su gomma, ma
soprattutto su ferro dove siamo in notevole ritardo. Io non capisco alcuni
che contrastano ad esempio i vari canali di collegamento dell'Italia con i
paesi esteri, perchè è l'unico sistema che permetterà in un prossimo futuro
all'economia lombarda di essere competitiva agli altri paesi. Al di là del
costo del lavoro, al di là del costo dell'energia che sono comunque dei
problemi per le nostre attività industriali, noi paghiamo il nostro sistema
industriale con dei ritardi proprio di collegamento per cui costi delle
nostre merci rispetto ad altre merci di altri paesi diventano non più
concorrenziali. Lì bisogna evidentemente investire notevolemente: è stato
fatto in questi ultimi anni, bisogna seguire questa linea. Alcuni sostengono
che la regione vorrebbe comportarsi come il governo ha cercato di fare nella
famosa “Legge Obiettivo”, nel senso di prevalicare alcune realtà locali in
campo infrastrutturale. Io ritengo che il principio della collaborazione,
della partecipazione, del coinvolgimento con le realtà locali sia oltremodo
importante. Ad una condizione: che alcune piccole realtà locali, che fanno
un discorso squisatamente di campanile senza tener conto di uno sviluppo
territoriale, non possono essere di preclusione e di ostacolo a questa
azione infrastrutturale di cui parlavo prima. La mia azione è quella di
favorire questo dialogo, nelle realtà che meglio conosco, per fare in modo
che alcune opportunità che nel passato e nel presente, e mi auguro nel
futuro, fossero date a delle realtà locali non vadano perse. Perchè in un
periodo di grave difficoltà economica quale è l'attuale non utilizzare
alcune risorse che sono disponibili per infrastrutture locali, secondo me, è
un suicidio, di carattere politico e di carattere amministrativo perchè ci
sono alcune realtà che aspettano da decenni la soluzione di alcuni problemi
di questo tipo. Se quanto ci chiedono le realtà industriali, la piccola e
media impresa, per avere servizi non per avere aiuti di carattere economico
perchè sono stati grandi e capaci i nostri cittadini lombardi del mondo
imprenditoriale di aver fatto grande la Lombardia e di superare questo
momento di difficoltà. La politica deve fare la sua parte e credo che il
compito della politica sia questo e io credo che a questo punto non possiamo
deluderli.

– Expò 2015. Come vede l'Expò in questo momento?

– Ma guardi io dell'Expò fino ad ora ho sentito solo parlare soltanto
di terreni, di proprietà di terreni, di rapporti tra comune, provincia e
regione. Credo che sia giunto il momento, anzi secondo me siamo già in
ritardo, di cominciare ad entrare nei contenuti. E soprattutto che la
vicenda dell'Expò non può essere vista solo ed esclusivamente come un
problema della città di Milano. O si riesce ad allargare il discorso
coinvolgendo anche le realtà territoriali in questo caso io credo
addirittura dell'intera Lombardia e non solo della Lombardia, perchè è un
evento di carattere nazionale ed internazionale. Se si riesce a far questo
vedo un futuro positivo per l'Expò, se al contario si incominciano le
polemiche tra comune, provincia e regione, attualmente tra comune e regione
e non so chi altro, noi disperdiamo delle risorse e soprattutto nel momento
di difficoltà come è l'attuale in cui le risorse, come ricordavo prima, sono
ridotte bisogna stabilire delle priorità. L'Expò può servire come rilancio
di carattere infrastrutturale e non può essere visto ed esclusivamente per i
sei mesi dell'Expò. Bisogna fare opere che servono per il futuro, non
soltanto per quel periodo e creare le condizioni perchè la Lombardia, Milano
diventi anche un punto di approdo per un turismo di carattere
internazionale. Noi sicuramente non possiamo essere mete di un turismo di
carattere prettamente stagionale, dobbiamo essere un turismo di carattere
culturale e di carattere imprenditoriale, dobbiamo offrire proposte di
carattere culturale. Questo credo che sia il compito dell'Expò e mi auguro
che su questo si possa lavorare entrando nel merito e non più nella
polemica.

Giovanni Girardi
www.lombardinelmondo.org
www.mantovaninelmondo.eu

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