“Sono soltanto un lavoratore (titolare di una piccola azienda). Sono soltanto uno tra le migliaia di “bersagli” nel mirino di equitalia. Faccio parte di quella massa critica di liberi professionisti che hanno subito l'onda della crisi dal 2008 senza ricevere nessun aiuto dallo stato, dalla politica o da tutti quegli enti che noi finanziamo e paghiamo. Sono uno dei tantissimi che, per non annegare o chiudere, è andato indietro con il pagamenti di tasse e balzelli vari. Noi che le tasse le paghiamo (gli evasori sono ben altri), semplicemente non abbiamo avuto la liquidità. Eravamo occupati a sopravvivere, consapevoli che poi avremmo avuto la possibilità di rateizzare: un nostro diritto di contribuenti.
Siamo reduci di anni di zero liquidità e di banche che ti chiudono il fido per lavorare.
E adesso arriva equitalia: ci terrorizza, cambia le regole del gioco a partita in corso, non ci da scampo. Minaccia la nostra casa, minaccia il nostro lavoro, si paventano chiusure di attività in tutta Italia. Siamo in moltissimi a non avere oggi la liquidità per far fronte su due piedi a questi esborsi. In quale paese civile un ente dello stato si pone in antitesi con i cittadini che finanziano l'ente stesso? In quale nazione si vuol far cassa immediata, per tappare i buchi prodotti da cattiva politica, mettendo in ginocchio migliaia e migliaia di lavoratori non “garantiti” da alcun posto fisso o, tantomeno, da stipendi certi? Chi ci difenderà nell'attuazione del principio della Costituzione che garantisce il lavoro, visto che vogliono farci chiudere? Pagare le tasse è un dovere (ci mancherebbe), tuttavia non essere vessati e minacciati è un nostro diritto. Io sono solo uno, ma in realtà siamo moltissimi. E' tempo che ci contiamo in tutta Italia e in ogni città. Dobbiamo anticipare e non subire l'onda d'urto che sta arrivando. Sono convinto che siamo una massa critica di peso. La vera domanda è: quanti siamo?”
Salvo D.