TUTTI PER NESSUNO

Gli italiani nel mondo, di prima, seconda e terza Generazione, sono poco più di quattro milioni. Una fitta umanità che, col tempo, si è di molto ridimensionata e che ha radici lontane. Erano gli inizi del Secolo scorso, quando, dal Regno D’Italia, partivano i bastimenti per “terre assai lontane”. Oggi, a ben osservare, il travaglio dell’Emigrazione, spesso obbligata per le necessità di sopravvivenza, sembra storia superata. Tant’è lontana nel tempo. Invece No. Anche per i Connazionali all’estero le incongruenze sono vertiginosamente aumentate, senza tener conto dei processi d’integrazione nei Paesi ospiti che erano ben prevedibili. In questi ultimi vent’anni, la vita di questi Connazionali oltre frontiera è cambiata; non scriviamo in bene o in peggio, ma è profondamente cambiata. E’ ovvio che, col tramontare della Prima Generazione di migranti, la Seconda e Terza abbia portato alla ribalta differenti realtà, nuovi protagonisti della vita sociale della nostra Comunità nel mondo. Le stesse istituzioni italiane all’estero, ufficiali ed ufficiose, sono in crisi palese. I rilevanti tagli alle nostre sedi diplomatiche, giustificate nei modi più inconsueti, hanno evidenziato, tra l’altro, una sorta di deriva che ha contribuito anche alla trasformazione della nostra Comunità. Quasi un allontanamento da quell’apporto di valori nazionali che, per il passato, erano orgoglio per la nostra Gente. E’ inutile sottacere che la Comunità italiana nel mondo sta vivendo momenti difficili. S’allontana un certo modo di vivere l’italianità della quale ci siamo sempre sentiti fieri. Anche all’estero, hanno avuto il sopravvento i compartimenti stagni. Parecchie realtà nelle quali ci s’identificava hanno perso, progressivamente, la loro centralità. A nostro avviso, per una serie di motivi d’opportunità, è venuto meno quello spirito di militanza e d’appartenenza che ci aveva consentito d’essere presenti alle trasformazioni nel Bel paese anche se fisicamente lontani. Da tempo, si preferisce essere spettatori della vita italiana, più che protagonisti. Si è giunti a preferire l’informazione riportata a quella di militanza. Così, da una visione generale della Comunità nazionale oltre confine, si può rilevare un panorama tutt’altro che “roseo”. Le tecnologie moderne hanno, indubbiamente, contribuito ad un’assimilazione asettica dei tanti problemi che succedono a casa nostra. Insomma, a tutt’oggi, gli italiani all’estero non sono considerati in Patria come meriterebbero. Anche politicamente, restano un numero sparuto diviso in tanti piccoli rivoli che non portano vantaggio. La stessa Legge 459/2001, con i suoi oltre nove anni di vita, ha solo scalfito il concetto di rappresentanza dei milioni d’elettori residenti oltre confine. Nonostante il Nuovo Millennio, si è preferita l’idea di residenza, più che quella di cittadinanza, per esercitare il democratico diritto di voto. Pur con pURì, ana ignolal’evoluzione informatica, si è scelto il voto postale; con tutti i problemi che il sistema ha comportato. Il faraginoso meccanismo innescato dalla creazione di una Circoscrizione Estero, ancor più frammentata in quattro Ripartizioni Geografiche, ha ghettizzato l’importanza del voto politico, attivo e passivo, per i milioni d’aventi diritto. Tant’è che l’affluenza “epistolare” non è mai stata soddisfacente. Ancor meno lo è stato l’intruppamento dei Candidati all’estero nei partiti nazionali. Con palese disorientamento di chi credeva in un voto autonomo ed universale. Con la ventilata modifica dell’attuale legge elettorale, potrebbe anche cambiare il ruolo elettivo degli Italiani all’estero. Intanto, è passata in prima lettura, alla Camera dei Deputati la normativa Costituzionale che, se definitivamente approvata, ridurrebbe da 18 a 12 gli onorevoli della famigerata “Circoscrizione Estero”. A questo punto, c’è da cambiare tutto il sistema. Magari proponendo un Referendum propositivo. Insomma, gli italiani, ovunque residenti, hanno gli stessi diritti politici degli stanziali; con l’opportunità di poter presentare anche un loro partito che, certamente, non sfigurerebbe nel marasma di quelli nazionali. Ma il concetto del “tutti per uno”, almeno sino ad ora, si è arenato in quello, assai qualunquista, di”tutti per nessuno”.

Giorgio Brignola

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