Il Presidente
Roma, 30 settembre 2011
GENTILE COLLEGA
AVV. SALVATORE VIGLIA
Email avv.viglia@tiscali.it
RAPPRESENTANZA DELL'AVVOCATURA: ULTIMA CHIAMATA?
CHI DIFENDE GLI AVVOCATI?
L'ORDINE DI ROMA SEMPRE IN PRIMA FILA IN DIFESA DEI COLLEGHI
Gentilissime Colleghe,
Gentilissimi Colleghi,
gli ultimi mesi si sono caratterizzati dal drammatico acuirsi della crisi professionale ed economica che attanaglia il Paese e le misure che il Governo ha inteso attuare, per fronteggiare questo “tsunami” politico/economico, hanno avuto riflessi anche sulla nostra già esanime Categoria Forense.
Abbiamo rischiato, è ormai noto, che – sulla spinta dei cosiddetti “poteri forti” – l'Avvocatura italiana subisse l'ultimo “colpo di grazia” con l'immediata abolizione degli Ordini Forensi nell'ambito dell'intervento sulle liberalizzazioni e privatizzazioni di cui alla famigerata manovra.
L'Ordine di Roma si è mosso tempestivamente, con la lettera aperta dello scorso 12 agosto, al Presidente Guido Alpa del CNF ed a tutti i Presidenti degli Ordini Distrettuali, dove si chiedeva un intervento forte dell'autorevole Organo di rappresentanza dell'Avvocatura perchè scongiurasse un'abnormità legislativa che nulla aveva a che vedere con una politica di vantaggio per il cittadino e di riduzione della spesa pubblica.
Forse chi si lancia in queste proposte “stravaganti”, non sa che l'Ordine degli Avvocati è un ente pubblico non economico a base associativa, che si autofinanzia, destinatario di una serie di deleghe da parte dello Stato senza alcun peso economico per il cittadino e con soli oneri a carico degli Iscritti all'Albo.
Gli Avvocati non sono una “casta” – come qualcuno vuol far credere e prova ne è che attendono una Legge Professionale da 77 anni e non hanno un'associazione di rappresentanza sindacale, di forza politica, tipo l'ANM – e non sono affatto contrari a norme di cosiddetta liberalizzazione quando siano effettivamente quelle che possano rialzare le sorti della nostra “agonizzante” economia.
Ma, di contro, gli Avvocati sono fermamente contrari a chi si batte per un'abolizione degli Ordini, vieppiù, da parte di chi non ha neppure una lontana idea sul modello alternativo da proporre a questi ultimi, che poi è lo stesso soggetto che comprime la Categoria Forense con un peso fiscale devastante, ma non investe neppure un euro per migliorare e modernizzare l'elefantiaco ed obsoleto apparato della giustizia in Italia, dagli Uffici Giudiziari alla semplificazione legislativa connessa.
L'Ordine di Roma in questa battaglia è stato, come sempre, in prima fila e grazie al suo grido di allarme oggi abbiamo evitato miracolosamente che l'Avvocatura italiana subisse questo “colpo di grazia”, e va dato atto al Presidente del CNF di essersi battuto, in piena calura ferragostana, per scongiurare questa ingiuria. Ma restano giganteschi problemi e terroristiche visioni per il nostro futuro ed il compito del CNF, e di chi vuole rappresentare gli Avvocati, è arduo e di drammatica responsabilità (basti vedere il Manifesto delle Imprese del 29.9.2011, dove Confindustria “aggredisce” nuovamente le professioni intellettuali e gli Ordini riproponendo un’inaccettabile visione mercantile della libera professione in spregio dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione).
Eppure, l'Ordine di Roma, oltre ad assolvere i propri compiti istituzionali, continuerà a rivestire – quale Ordine più numeroso d'Europa – un proprio doveroso ruolo politico: sulla Mediaconciliazione abbiamo combattuto PER PRIMI contro il D.L. 28/2010 (acquistando pagine di giornali, assumendo la prima, in senso temporale, deliberazione critica al decreto inviata all’allora Ministro Alfano) ma abbiamo, allo stesso tempo, costruito un Organismo all'interno del Consiglio, “100% Avvocati”, che ha saputo imporsi immediatamente nell'ambito dell'Istituto sgominando tutte quelle realtà, ideate da soggetti che non hanno gli strumenti culturali e professionali idonei, che avevano fiutato il business pretendendo illegittimamente di assistere il cittadino che ricorre alla mediazione.
Certo è che poi rischiamo di restare impotenti dinanzi a norme (cfr. l’art. 35 sexies della L. n. 148/2011, in base al quale chi non abbia partecipato senza giustificato motivo alla mediazione è condannato dal Giudice a corrispondere una somma pari al contributo unificato previsto per la causa, da versarsi nelle casse dello Stato!!) dalla chiara incostituzionalità, che dimostrano che l’attuale Parlamento ha davvero preso di mira la nostra Categoria.
L'Ordine di Roma, tuttavia, continua a perseguire tutte quelle iniziative tecniche proprie della nostra Categoria che possono modificare errori del legislatore, sempre nell'interesse della conservazione dello Stato di diritto e della salvaguardia dei diritti dei cittadini/clienti. Per questo si è sempre ritenuto perfettamente inutile lo strumento dell'astensione dalle udienze, non solo perché sovente (se non sempre, sic!) si è rilevato un clamoroso e controproducente insuccesso, ma anche perché creava il risultato di accreditare, agli occhi dell'opinione pubblica, un'immagine distorta dell'Avvocatura.
Se ne è reso conto anche quell'Organismo di rappresentanza della Categoria, l'OUA, che ha smesso di indire scioperi ed ha cominciato a parlare di “giornate di protesta”. Che sia un primo passo verso la ragionevolezza e l’unitarietà dell’Avvocatura?
E comunque i nostri due Organi di rappresentanza – al di là di come gli stessi siano visti dai diversi Ordini Distrettuali (la posizione di non adesione di Roma all'OUA è cristallizzata da un decennio) – debbono prendere consapevolezza che non ci sarà altro tempo e che la rappresentanza dell'Avvocatura è all'ultima chiamata.
Il rischio è che la “Base” si distacchi e si allontani completamente dagli organismi di rappresentanza della stessa, e se OUA e CNF non troveranno una linea condivisa ed un coeso tavolo di concertazione, in stretti tempi tecnici, la Categoria non concederà altre “cambiali in bianco” in futuro.
In caso contrario, gli Ordini non potranno che agire con determinazioni autonome – l'Ordine di Roma lo ha già fatto con la delibera del 10/03 u.s., dove, su mia proposta, ha esercitato il potere autoregolamentare riducendo l'obbligo formativo a 20 crediti annuali per il triennio 2011/2013 – al fine di aiutare e tutelare i Colleghi strangolati dalle pressanti difficoltà legate alla drammatica quotidianità della nostra Professione.
Servirà un segnale forte da parte della nostra rappresentanza per una difesa della Categoria che respinga l'accusa che tutto si riconduca all'aumento vertiginoso del numero degli Avvocati che pure resta uno dei problemi: alla politica ha fatto comodo utilizzare la classe forense come ammortizzatore sociale e molti hanno avuto interesse all'esplosione demografica dell'Avvocatura.
Se non lo faranno CNF ed OUA, sarà l'Ordine di Roma a rivolgersi prima di tutto a quei “Colleghi” che sono migrati nelle stanze di una politica sempre meno “arte del governare” e sempre più “libidine di potere”: un potere arraffato e difeso a qualunque costo.
Mi rendo conto che è difficile rivolgersi ai tanti Colleghi impegnati nel quotidiano andirivieni tra aule, cancellerie, uffici notifiche, carceri, Ministeri, assicurazioni, banche, uffici pubblici per tutelare una clientela in continua diminuzione e contesa, senza esclusione di colpi, subendo sovente anche il mancato adempimento del cliente alle nostre giuste rivendicazioni economiche.
Ecco perchè dico che tutti stiamo perdendo progressivamente quella che un tempo si sarebbe definita “coscienza di classe” o, più propriamente per noi “senso di appartenenza” e che per i nostri organi di rappresentanza è giunta “l'ultima chiamata”.
Ed allora, l'ho già detto e lo ripeto, credo che il ruolo degli Ordini territoriali, forte del consenso degli iscritti e giustamente soggetto al controllo degli stessi in sede elettorale, possa divenire un'adeguata porta d'ascolto “anche sindacale” per tutta l'Avvocatura.
Con questo non voglio sottovalutare il lavoro delle tante Associazioni Forensi – talune hanno fatto la storia dell'Avvocatura Italiana – anche se si deve ammettere che ultimamente ne pullulano tal’altre (nate come funghi in una sola notte!), che parlano da pulpiti che apparirebbero seguiti da eserciti di Colleghi, salvo scoprire amaramente – poi – che sono costituite da qualche “carneade” totalmente digiuno di politica forense il quale inonda di fastidiose mail i Colleghi, e che infine denuncia il suo vero scopo, che è quello di candidarsi alle imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine. Oppure come coloro i quali hanno costruito la loro carriera politico/forense promettendo l'abolizione dei crediti formativi (salvo poi avere Associazioni che li concedono a pagamento….), o si sono distinti in battaglie contro la mediazione, con tanto di ricorsi (salvo poi avere Associazioni con l’Organismo di mediazione all’interno, sempre a pagamento…..).
È evidente che tutto questo priva di credibilità l'associazionismo e la politica “ordinistica” in genere, creando una pletora di consessi di vuota platea, presieduti da un solo tribuno, che pensa presuntuosamente di possedere le formule magiche per la risoluzione degli annosi problemi dell'Avvocatura comunicando il suo verbo a migliaia di Colleghi che, vedendo ciò, si allontanano sempre di più dalla politica forense quando si avvedono delle sopradescritte palesi contraddizioni.
Nondimeno ciò agevola le dolorose “scudisciate” affibbiateci impunemente dal mondo politico/economico che ha al proprio interno aggregazioni unitarie pronte a competere con un'Avvocatura, viceversa, priva di rappresentanza e polverizzata in mille sigle inutili.
E la pubblica opinione, “drogata dai media” contro di noi, sfrutta le nostre “mele marce” per convincere che l'Avvocatura in generale sia di ostacolo, più che di giovamento, al trionfo della giustizia, ed esclusivamente interessata ad un basso fine di casta e di lucro.
Nulla di più falso.
E non riusciamo a difenderci da queste calunnie pur essendo un esercito di Avvocati degni di questo nome che con dignità, preparazione, onestà, conducono una quotidiana lotta contro le ingiustizie ed il malgoverno; come veri e qualificati tutori della libertà, della dignità e dell'uguaglianza di tutti.
Vogliamo, quindi, un'Avvocatura che sappia difendersi e sappia trovare tutele, rispetto alla reale situazione sociale in cui versano i liberi professionisti ai quali, da parte di tutti i Governi, non si è riservato alcun sostegno, incentivo, agevolazione, nonostante i danni subiti per effetto della crisi economica.
Siamo da sempre i più colpiti perché privi di qualsiasi assistenza e/o previdenza che non provenga dal contributo diretto del professionista e non abbiamo neppure una Legge Professionale se non quella “polverosa” degli anni 30!
Chiediamo nuove regole che dovranno tener conto delle nostre reali condizioni, delle nostre richieste da un trentennio disattese da parte di una Categoria, quella forense, già stremata e spremuta ancor prima dell’esplodere dell’attuale congiuntura.
Tuttavia l'Ordine di Roma – come ripeto – non abdicherà e mai opterà per l'ammaina-bandiera.
Continueremo ad operare per il bene dei Colleghi romani – presto si potrà valutare il lavoro che ha fatto il Consiglio in questo biennio, dai compiti istituzionali (Disciplina, Iscrizioni, Formazione, Pareri) dal profilo politico, dalla rappresentanza nazionale ed internazionale, dagli importanti protocolli di intesa con le Istituzioni giudiziarie, dalla presenza assidua in ogni consesso decisionale di tipo organizzativo giudiziario, dalla presenza diffusa e costante sulla stampa, dalla gestione autarchica dei crediti formativi, dalle innovazioni telematiche ed informatiche, dall'implementazione del personale al servizio dei colleghi presso gli Uffici giudiziari, dal bilancio virtuoso con attivo economico, dal recupero di credibilità con le organizzazioni forensi internazionali, dalle straordinarie operazioni di beneficienza orgoglio della categoria, dalle vantaggiose convenzioni fruibili dai Colleghi, sino al bellissimo evento del Centenario dell'Ordine al Palazzaccio ed a tanti altri mille risultati che presto saranno oggetto di un'accurata informativa – con la certezza che, alla fine, quello che conta saranno i risultati che si potranno offrire ai nostri iscritti.
Questa è la responsabilità di guidare un ente pubblico, che ormai assume anche connotazioni politiche, e che serve a rappresentare quella nostra meravigliosa Professione che trova le radici proprio nella nostra città che è conosciuta come la “culla del diritto” in tutto il mondo.
Grazie per l’attenzione. Con il mio saluto più caro e cordiale.
Antonio Conte