GENITORI CON LE RUGHE: INFINITA VOGLIA DI MATERNITA’ O PURA IMPRUDENZA?

Genitori con le rughe, una realtà sempre più frequente. Ultimamente ha fatto parecchio scalpore la storia di una coppia piemontese non più giovincella; lei 58 anni, lui 70 anni compiuti, diventati a un’età non più tenera e balda, madre e padre di una bellissima bambina. I coniugi Deambrosis, non avendo avuto la fortuna di avere figli in età più giovanile e dopo aver ricevuto, per ben due volte, il due di picche sul fronte adozione, emigrano all’estero ricorrendo così alla fecondazione eterologa per coronare il loro sogno, diventare genitori. Essere genitori è un traguardo che di solito otto coppie su dieci riescono a raggiungere. Fa parte dell’esistenza umana: c’è un’età infantile, un’età adolescenziale, dove si va a scuola e si fanno le prime esperienze di vita, subito dopo arriva il periodo della formazione universitaria e una volta trovato un lavoro stabile, vocabolo che oggi sa più di miraggio che di realtà, ci si sposa e si forma la tanto acclamata famiglia. Un tempo farsi una famiglia sembrava un obiettivo obbligatorio e scontato. Oggi la società è molto cambiata: le donne hanno maggiori prospettive di carriera, il mondo del lavoro occupa buona parte del tempo e due bambini su tre trascorrono le loro giornate con le baby- sitter senza tralasciare, dato altrettanto importante, la precarietà degli ultimi anni che non garantisce stipendi sicuri. Le condizioni lavorative ed economiche hanno cambiato e non poco i tempi per dedicarsi a un’eventuale maternità; c’è chi diventa madre per la prima volta a 40 anni perché prima non aveva le giuste condizioni economiche o addirittura il tempo per pensare e mettere al mondo un figlio. Avere un “pargolo” e un diritto di tutti, un desiderio che nessun soggetto terzo o ordinamento giuridico può ostacolare, sebbene nel nostro ordinamento giuridico ci siano dei limiti di età per l’adozione e un’età per ricorrere alla fecondazione assistita. Una sentenza del tribunale dei minori di Torino ha tolto espressamente ai Deambrosis la loro bambina, dichiarandola adottabile, perché troppo anziani. Il giudice che ha pronunciato il verdetto tanto contestato dalla difesa della coppia, è giunto a tale decisione basandosi non solo sulle questioni anagrafiche, ma anche su elementi che l’hanno portato a considerare i signori inaffidabili, fatti che non potevano offrire garanzie solide per il futuro della bimba. I coniugi Deambrosis sono stati accusati di aver abbandonato in alcune circostanze la loro piccola in più sono stati giudicati come due personalità ossessive e asociali. La legge scritta parla chiaro: un figlio può essere tolto se persistono dei casi gravi come maltrattamenti e conseguenti lesioni da percosse oppure in situazioni ancora più serie e complicate come ad esempio genitori tossicodipendenti che fanno uso giornalmente di sostanze stupefacenti oppure coniugi in pessime condizioni economiche. I legali della famiglia Deambrosis lavoreranno sodo per fare ricorso contro questa sentenza, senza dubbio discutibile sotto alcuni aspetti. L’esperienza di questa coppia piemontese dovrebbe però far riflettere per comprendere anche un particolare: c’è un limite e un’età a tutto. Un figlio non è un gioco, spesso si ragiona solo con il cuore e l’amore non basta per superare eventuali ostacoli e problemi; il non riuscire ad avere figli a 30/40 anni è un fatto difficile da accettare e comprensibile sul lato umano, ma averlo in tardissima età da un’altra parte significa anche non calcolare un elemento basilare, si è condannati a morire molto presto. Tutti hanno diritto a una famiglia, chi viene al mondo ha il sacrosanto diritto di avere genitori giovani. Ritrovarsi orfani di entrambi a 15 anni, un’età particolare e difficile, è la peggior condanna che l’esistenza possa infliggere, morire e lasciare un figlio ancora in fase di crescita è l’apice della pura imprudenza, mescolata ad un pizzico di sano egoismo, dettato dal dictat “diventare a tutti i costi genitori”. Esistono parenti pronti a intervenire in caso d’urgenza? Un parente non potrà mai sostituirsi in toto al proprio padre e alla propria madre.
Marco Chinicò

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