Cos’è? Semplicemente il più grave attacco allo stato sociale degli ultimi 40 anni, attacco preparato dal governo delle banche europee su cui l’europarlamento nei prossimi giorni è chiamato, tristemente, a mettere il proprio sigillo.
Si parte con il definitivo svuotamento della sovranità economica degli stati con un meccanismo di “allarmi” cui lo stato (che non avrà più diritto di voto, ma sarà un “imputato” in un vero e proprio processo) dovrà rispondere mettendo in atto le strategie che gli vengono imposte a livello centrale; lacrime e sangue per tutti.
Segue l’addomesticamento degli istituti di statistica; verranno definiti gli standard ai quali dovranno attenersi (leggi, verranno definite le cose che dovranno dire e quelle su cui dovranno tacere).
Si prosegue con l’introduzione del concetto di “simmetria”; la commissione non richiamerà solo gli stati in deficit, ma anche quelli che, potendo, non consumano. La sovranità del singolo stato va a farsi benedire, di nuovo, e viene imposto il modello, oramai perdente in tutto il mondo occidentale, del consumare per creare presunta, molto presunta, ricchezza. E che a nessuno venga in mente di adoperare le eccedenze per aiutare le famiglie!
Si impone agli stati che hanno un rapporto debito/Pil superiore al 60%, la riduzione del 5% annuo per la parte eccedente.
Il governo delle banche pretenderà, infine, dagli stati una sorta di “fidejussione” oscillante tra lo 0,1% e 0,2 del Pil che, in caso di inadempienza, viene persa andando a pagare parte (ma solo parte) di una multa più corposa. E la multa sarà solo il primo dei problemi per gli stati. I padroni sono lì ad attenderli con il bastone.
L’Europa della “solidarietà” si comporta come un qualsiasi strozzino.
Al di là dei tecnicismi vi è da comprendere che gli stati si impegneranno in misura così pressante e regolamentata, riconoscendo, senza se e senza ma e senza più margini di trattativa, l’autorità delle banche europee e avranno come dio supremo la moneta e gli indicatori statistici. Non ci sarà più spazio né per l’ordinaria gestione né per fare nuovi investimenti nello stato sociale. Il welfare sarà abbandonato a se stesso e languirà fino a morire.
Questo vogliono le banche e così sarà. L’europarlamento avrà l’unica funzione di fare da becchino. Al limite verrà concessa qualche lacrima d’occasione. La destra e i popolari, ovviamente, voteranno a favore; a favore di metà delle proposte i socialisti, solo il Gue e la sinistra europea voteranno contro.
L’esito appare scontato. La politica, oramai schiava dei conti dei banchieri, mentre semmai dovrebbe essere sottoposta alla qualità della vita dei singoli cittadini, ratificherà. Dopo la normativa europea sulla vivisezione verrà scritta un’altra pagina triste e servile della massima assise europea.
Per chiudere una nota di colore tutta italiana. A votare per l’approvazione del provvedimento ci sarà anche l’Italia dei Valori di Di Pietro. Se in patria alza la voce contro la crisi e contro un governo succube dei poteri economici, a Strasburgo la squadra del Tonino nazionale si fa tappetino di poteri ancora più nefasti.
Mario Michele Pascale