Palermo, Cosa nostra torna a sparare

La mafia torna a sparare. Lunedì sera a Palermo cinque colpi di calibro 7.65 hanno colpito al volto e allorecchio, secondo rituale mafioso, Giuseppe Calabiscetta, 60 anni. L’agguato è avvenuto in via Bagnara, in località Belmonte Chiavelli, alla periferia della città. Calabiscetta fu condannato a dieci anni di reclusione nientemeno che per la strage in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino. Il boss, ex capo mandamento della cosca di Santa Maria Di Gesù, scarcerato tre anni fa dopo aver scontato la pena, era sottoposto alla sorveglianza speciale, una misura che comporta come sanzione accessoria la sospensione della patente. Per questo, per spostarsi, usava una microcar a bordo della quale lo hanno ucciso ieri. La vittima pare che avesse iniziato a condurre una vita normale, dopo essere uscito dal carcere. Aveva aperto una piccola azienda per il commercio di gesso. Altri ipotizzano invece che avesse ricominciato a esercitare il suo potere sul territorio.

L’omicidio segue di qualche giorno la clamorosa svolta nelle indagini sulla strage di via d’Amelio che ha portato la Procura di Caltanissetta a chiedere la revisione di uno dei processi celebrati sulla strage: quello a cui aveva contribuito il pentito, rivelatosi poi falso, Vincenzo Scarantino. Proprio quest’ultimo era stato il grande accusatore di Calabiscetta nel processo per la strage di via D’Amelio. Scarantino raccontò che nella villa di Calabiscetta, durante un summit di mafia, il boss Totò Riina avrebbe comunicato a Cosa nostra la decisione di assassinare il giudice Borsellino. Alla riunione segreta, che si sarebbe svolta i primi di luglio del ‘92, avrebbe partecipato il gotha della mafia: Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Francesco Tagliavia, Giuseppe Graviano, Giuseppe La Mattina, Salvatore Biondino, i fratelli Natale ed Antonino Gambino, Cosimo Vernengo e lo stesso Scarantino. Per il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci «questo delitto è un segnale allarmante di movimenti nelle cosche a livello apicale nell’ambito di Cosa nostra palermitana». Un delitto di cui si cerca il movente, forse collegato alla revisione del processo per la strage di via D’Amelio, forse per loschi affari che sottotraccia Calabiscetta continuava a fare. Quel che è certo è che qualcosa si muove a Palermo, e uccide.

(m.zol)

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