DA MARCIA PACE MESSAGGIO CHIARO: CAMBIARE SUBITO

Sono passati 50 anni dalla prima Marcia della pace ideata dal filosofo Aldo Capitini e, non a caso, in testa al corteo che attraversava, oggi, l’Umbria, da Perugia ad Assisi, riecheggiava lo slogan di allora che parlava di pace e fratellanza dei popoli. Non a caso perché, sarà anche passato mezzo secolo, ma il messaggio è ancora attuale. E non solo per i conflitti armati che lacerano il mondo e a cui l’Italia, tristemente e dietro ipocriti interventi di aiuto, partecipa. Ma anche per l’assenza di diritti, di accesso alle cure mediche, per le politiche di respingimento, per il divario sociale, la precarietà e la povertà.
Ancora, oggi, purtroppo ci sono troppi conflitti dimenticati e troppi a cui l’Occidente partecipa in missione di pace. Ma pace non vuol dire guerra e, quindi, se la pace è davvero l’obiettivo dei Paesi presenti in Libia e Afghanistan, solo per fare un esempio, l’unica strada da seguire è quella del ritiro delle truppe. E’ impossibile, infatti, esportare la democrazia con le armi, piuttosto servono interventi economici, aiuti umanitari, strutture ed investimenti. Cooperazione e accoglienza. Quella che manca nei Centri di indentificazione ed espulsione (CIE), vere e proprie carceri, quella che manca quando si urla ai respingimenti e non si riconosce il diritto di asilo per chi fugge da fame, guerra e persecuzioni.

Ma pace significa anche rispetto dei diritti umani, a partire dall’accesso alle risorse. Non è possibile che il 20% della popolazione mondiale sfrutti l’80% delle risorse del Pianeta. Non c’è equità nella ripartizione di acqua, cibo ed energia. E’ un sistema ingiusto, che genera povertà e conflitti, ma anche ‘stupido’, perché porta il mondo a trovarsi presto sull’orlo del baratro. Senza uno sviluppo sostenibile in cui si coniugano economia, ecologia e diritti umani, infatti, non saremo in grado di affrontare il futuro: le risorse, sfruttate fino all’ultimo goccio, finiranno per tutti e tutti pagheranno questo eccesso di consumismo egoista.

Vorrei che l’Italia fosse all’altezza di queste sfide ma, se solo guardo a come questo governo si è mosso in questi anni, vedo una salita impervia. Certamente per colpa di una politica estera ballerina, schizofrenica e di una totale perdita di credibilità internazionale. Ma anche per una linea economica che ha violato l’uguaglianza sociale, tutelando i ricchi a scapito dei più poveri, inasprendo così il disagio sociale.

Ma tutti hanno diritto di sperare. Dalla società civile arrivano continui spinte al cambiamento. Tutto ciò che di buono è stato fatto, ovunque nel mondo, nell’ultimo anno è partito dal basso. Per questo credo che le cose cambieranno. C’e’ voglia che cambino e la politica non può ignorarlo. L’Italia dei Valori continuerà la sua battaglia per portare dentro ai Palazzi le istanze dei cittadini e far decollare una politica che rimetta al centro il lavoro, i diritti e la dignità delle persone. Oggi dai banchi dell’opposizione, ma l’alternativa per governare è pronta.

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