E' iniziata una stagione importante per gli Avvocati, durante la quale dobbiamo decidere se vogliamo subire, lamentandoci solamente, gli attacchi che provengono dalla politica e dai “poteri forti”, o se abbiamo il diritto e il dovere di reagire rispetto al tentativo del legislatore di soppiantarci, nel nostro lavoro, con dipendenti e collaboratori delle grandi imprese (questo il senso della liberalizzazione e la pertinenza del tema con la manovra del mese di agosto) non solo trasferendo il contenzioso in sedi private ove si prescinde dal diritto (con la mediazione e presso gli organismi autorizzati) ma continuando a disincentivare l’accesso alla giustizia con ulteriori ostacoli, costituiti dall’incremento esponenziale dei costi (del contributo unificato, nelle forme appena varate) e dall’introduzione di nuovi balzelli anche in materie esenti, come in materia di lavoro.
C’è un silenzio assordante, sulla stampa ed anche sul web, rispetto a questi nuovi provvedimenti e soprattutto sul disastro organizzativo degli uffici giudiziari, dove i pochissimi dipendenti rimasti in servizio sono estenuati dall’operatività quotidiana.
Ma non possiamo accettare che la strategia o, meglio, la resa dello Stato consista nel precludere l’accesso alla giustizia, rendendo sempre più difficile e costosa la tutela giurisdizionale.
Gli Avvocati stanno già pagando il salatissimo conto di trovarsi ad operare in medio, recependo dai cittadini e dalle imprese una sempre più importante domanda di giustizia e subendo, con loro, il rifiuto delle Istituzioni di offrire sedi, personale e mezzi adeguati (nonostante il cittadino ora sopporti il peso del contributo unificato, oltre a pagare tutte le imposte).
E’ chiaro ed espresso, oramai, il disegno strategico di sopprimere la nostra categoria, di chiuderci definitivamente la bocca, non solo denigrandoci alla stregua dei “parassiti sociali” della pubblicità televisiva, ma togliendoci concretamente il lavoro e facendoci mancare i mezzi e gli Uffici.
Ma è possibile che il Presidente del nostro Consiglio dell’Ordine inneggi alla vittoria quando, in questo scenario, è riuscito ad “ottenere” dall’ex Ministro della Giustizia solo l’introduzione dell’assistenza tecnica, di un legale, nelle mediazioni?
Tu cosa vuoi fare? Vuoi rinunciare al Tuo lavoro? Aspiri davvero a fare il mediatore anziché l’Avvocato? Vuoi ancora tendere o stendere la mano a questi interlocutori?
Noi non abbiamo mai gridato VITTORIA, neanche vincendo le cause più difficili, contro l'iniquo regolamento delle specializzazioni ed ottenendo che l'obbligatorietà della mediazione finisse alla Consulta.
Preferiamo chiederci, come Goffredo Mameli, “DOV’ E’ LA VITTORIA?”, cercandola ogni giorno, lavorando ed ora difendendo la nostra meravigliosa professione. Per questo andremo anche a manifestare nelle piazze, il 6 e il 7 ottobre, come deciso venerdì dagli Stati Generali dell’Avvocatura riuniti a Roma.
Ci vediamo nelle prossime settimane e non solo per la formazione.
In alto i cuori e soprattutto i cervelli.
Avv. Riccardo Bolognesi
Presidente APL
AVVOCATI PER IL LAVORO