Si è tenuto stamattina, 16 settembre 2011, Nella Sala Cavour di Palazzo Madama,l’incontro promosso dalla Commissione Affari esteri del Senato, tra le delegazioni del Parlamento italiano e del Consiglio degli Stati della Confederazione elvetica, dei rispettivi ambasciatori e dei rappresentanti del mondo bancario e delle Camere di Commercio.
Ai lavori, presieduti da Lamberto Dini, Presidente della Commissione affari esteri del Senato, hanno preso parte, in rappresentanza del Parlamento italiano, Franco Narducci, vicepresidente della Commissione Affari esteri della Camera, Claudio Micheloni, segretario della Commissione Affari esteri del Senato e Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama.
Al termine dei lavori,inerenti il negoziato sulle tematiche fiscali a tutela del lavoro transfrontaliero e contro le doppie imposizioni,le regole necessarie per garantire la trasparenza bancaria, si è tenuta una conferenza stampa in cui il Presidente Dini ha illustrato gli esiti dell’incontro assieme ai colleghi svizzeri, Dick Marty, presidente della Commissione dell'Economia e Tributi del Parlamento Svizzero e Filippo Lombardi, vice Presidente del Consiglio degli Stati e Presidente della Delegazione interparlamentare Svizzera-Italia.
Il presidente Dini per quanto concerne la questione del negoziato fiscale ha dichiarato che ci sono stati numerosi tentativi senza tuttavia riuscire a sedersi al tavolo del negoziato nonostante il desiderio da parte svizzera di concludere l’accordo.
Recentemente sono stati conclusi gli accordi con Germania e Regno Unito decidendo le aliquote e concordando una clausola liberatoria per il passato. Secondo questi accordi la Svizzera opera come sostituto di imposta nei confronti dei Paesi con i quali ha concluso l’accordo stesso e il Presidente Dini ha riferito che vi è l’auspicio che lo possa fare anche per l’Italia in un futuro abbastanza vicino. Un auspicio che potrebbe concretizzarsi viste le dichiarazioni del ministro dell’economia Tremmonti che ha considerato gli accordi ultimamente stipulati tra la Svizzera e gli altri due Paesi europei in linea con la posizione nazionale dell’Italia. Il parlamento del resto – ha ricordato Dini – ha approvato una mozione bipartisan promossa dall’on. Narducci a cui si sono aggiunti altri schieramenti che impegna il governo italiano ariprendere i negoziati per risolvere i problemi fiscali; una posizione di sprono al Governo assunto anche dal Senato con la risoluzione presentata dal sen. Micheloni. Un impegno del Parlamento che prosegue fino all’incontro di oggi in cui sono stati toccati anche gli aspetti tecnici che pur nella loro complessità sono superabili come è già avvenuto per la Germania e il Regno Unito e sta avvenendo anche per la Francia.
Il Presidente Dini raccogliendo le riflessioni dei partecipanti all’incontro ha auspicato che il Governo italiano si sieda subito al tavolo delle trattative e che si pongano fine alle evasioni fiscali visto che i fondi depositati in Svizzera, se si raggiunge l’accordo, saranno tassati all’atto del deposito in Svizzera agendo tale Paese amico come sostituto d’imposta e permettendo all’Italia di avere un introito non indifferente vista la crisi economica.
Del resto urge l’avvio del negoziato anche per porre fine a quello stallo che ha portato il Canton Ticino a bloccare il ristorno dell’imposta sul reddito alla fonte dei lavoratori frontalieri italiani. L’auspicio è che all’atto dell’avvio del negoziato il Ticino versi all’Italia i 23 milioni di euro trattenuti alla fonte fino ad ora.
L’incontro è stato giudicato molto costruttivo anche da parte dei rappresentanti svizzeri, Dick Marty e Filippo Lombardi che hanno ricordato l’importanza di trovare, proporzionalmente alle norme interne dell’Italia, una soluzione ai problemi confortati anche dall’indirizzo dato al Governo italiano da quanto già approvato in Parlamento.
L’on. Narducci ha giudicato l’incontro “estremamente positivo” e come “un chiaro messaggio al Governo italiano e al ministro Tremonti” affinchè tornino al tavolo dei negoziati con la Svizzera.
Secondo Narducci, “il modello a cui mirare è quello dell’accordo stipulato dalla Confederazione con la Germania”.