Lo scorso anno Italia dei Valori ha raccolto le firme per tre referendum abrogativi, tra i quali uno contro la privatizzazione dell’acqua.
Poche settimane prima il Comitato promotore per il referendum sull’acqua (tra cui il Forum italiano dei movimenti per l’acqua) aveva effettuato analoga raccolta, depositando le firme.
Per tale motivo la Corte Costituzionale aveva dichiarato non ammissibile il quesito di Idv, essendo ricompreso in quello già proposto dal Forum: per raggiungere in pieno l’obiettivo il quesito richiedeva l’abrogazione del decreto Ronchi, che dettava norme destinate a tutti i servizi pubblici locali. [A titolo informativo il quesito di Idv sull’acqua interveniva in modo più chirurgico lasciando in piedi le norme per i servizi diversi dall’acqua].
Idv ha combattuto la battaglia per i referendum, anche per quelli proposti dal Forum, e tutti insieme abbiamo vinto il 12 e 13 giugno, grazie ai 27 milioni di elettori che, anche in contrasto con le direttive dei loro partiti, hanno dato una straordinaria lezione di democrazia diretta.
In questi giorni la mia casella di posta elettronica è invasa da decine di messaggi che hanno per oggetto “No alla privatizzazione dei servizi pubblici locali”. Nel messaggio si leggono, tra le altre, le seguenti frasi: “Chiara è stata la risposta dei cittadini: NO alla privatizzazione dei servizi pubblici locali d'interesse generale, a partire dalla gestione dell'acqua ma non solo, NO ai profitti del mercato sui beni comuni essenziali.” E ancora: “Tutto ciò – oltre a non rispettare la volontà di partecipazione e le decisioni che i cittadini impongono ai rappresentanti politici – è una chiara violazione della Costituzione poiché il popolo italiano si è pronunciato con referendum contro l'affidamento al mercato di tutti i servizi pubblici locali previsti dal Decreto Ronchi, e tale decisione è vincolante.”
Non v’è chi non veda che siamo in presenza di una grave mistifcazione del referendum e del suo risultato.
Gli italiani sanno di essere andati a votare al referendum per impedire la privatizzazione dell’acqua. Tutta l’attività di comunicazione del Comitato promotore ed anche quella dell’Idv è stata centrata sul “SI” per impedire la privatizzazione dell’acqua (volantini, pubblicità informativa, cartellonistica, poster, ecc.). Nei dibattiti svoltisi sui mezzi radiotelevisivi, Rai compresa, la discussione è sempre stata riferita all’acqua. Lo stesso logo del comitato promotore, che riproduco più sopra, fa esplicito riferimento alla sola acqua.
Trovo ora mistificatorio, e dunque inaccettabile, che a posteriori qualcuno tenti di far passare il principio che gli italiani avrebbero inteso impedire la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, ancorché quel decreto sia stato abolito per conaseguire la non privatizzabilità dell’acqua.
Noi dell’Italia dei Valori non transigeremo sul fatto che l’acqua debba restare per sempre un “bene pubblico”, ma con altrettanta fermezza difenderemo il principio della liberalizzazione ed anche privatizzazione di tutti gli altri servizi pubblici locali, in modo da garantire concorrenzialità, per rendere il servizio ai cittadini migliore e più conveniente.
Per questo, anche nella nostra manovra economica alternativa, abbiamo previsto, allo scopo di ridurre il debito pubblico ed i costi della politica, che gli enti locali debbano cedere le olttre 6.500 società partecipate con eccezione di quelle che gestiscono il servizio idrico. Lo vogliamo fare con la necessaria gradualità (ad esempio partendo dalle gestioni in perdita) e quindi in modo diverso dall’intervento forzato e generalizzato contenuto all’interno della manovra del governo in corso di approvazione alla Camera dei Deputati