In attesa dei Leoni

In attesa dei premi (con il fiato sospeso per l’Italia), ieri (9 SETT.), nella giornata del Leone d’Oro alla carriera per Bellocchio, consegnato dal rivale di sempre (premiato analogamente a Cannes a Maggio scorso) Bernardo Bertolucci, ci piace raccontare del successo (nonostante i molti sospetti accampati nei giorni precdedenti dalla critica), di “Texas Killing Fields”, opera seconda della figlia del grande Michael Mann, Ami Canaan, che racconta, con vigore la storia del detective Mike Souder (Sam Worthington), agente della Omicidi in una cittadina texana, e del suo partner Brian Heigh (Jeffrey Dean Morgan), un poliziotto appena arrivato da New York, alle prese con un serial killer che getta i corpi delle sue vittime in un’area paludosa chiamata Killing Fields. Nonostante la scena del crimine sia fuori dalla loro giuristizione il detective Heigh si sente in dovere di indagare su questi terribili omicidi. L’assassino intanto cambia le “regole del gioco”, stuzzicando i due detective e lasciando una serie di indizi sulla scena del crimine. Quando scompare una ragazzina del posto, Anne (Chloè Grace Moretz) i due detective iniziano una lotta contro il tempo per trovare l’assassino e salvarle la vita. Prodotto dal padre, il film rivela un talento considerevole, con alcune inquadrature e certe pose attoriali che rimandano a “Heat- La sfida” e alcune battute dei dialoghi si possono ritrovare nella cinematografia del genitore, ma che, nel complesso mostra stile, occhio e ritmo molto personali. Ami quest'opera l'ha girata per un'urgenza emotiva e morale, dopo aver scorto in un giornale la tragedia reale che ha ispirato il film. “Ricordo come ad un certo punto sembrava quasi che mi fissassero le foto delle vittime su quel foglio di quotidiano, una sensazione quella degli occhi addosso che ho voluto riportare anche nel film. Mi sono sentita addosso la necessità di raccontare questo fenomeno che ha inghiottito la zona di Texas City”. Ed il risultato è stato eccellente: un ritratto dell'America profonda che tutti negano e che pure ne è fondamento e matrice. Insomma, per me, il film è un bel poliziesco con caratteri molto forti e ben delineati, con i “killing fiels” che sono i metaforici luoghi oscuri che abitano nel cuore di ognuno, il senso di panico per l’ignoto e l’orrore che si fa strada in noi, l’abisso marino che esce in superficie per divorare. Sempre ieri, subito prima del sipario sulla parte concorsuale, un altro grande film, questo fra i candidati al Leone, “Life Without Principle”, del genio asiatico Johnny To, che si concentra sulla crisi finanziaria che ha investito tutto il mondo e anche il colosso cinese, con una comune impiegata di banca, promossa analista finanziaria, è costretta a vendere ai clienti titoli ad alto rischio per raggiungere gli obiettivi di vendita. Molti applausi, infine, per Davide Ferrerio, che è a Venezia con il suo nuovo film 'Piazza Garibaldi', un pellicola che si colloca nell'anno del centocinquantenario dell'unità d'Italia, sulle orme dei Mille con l'obiettivo di verificare il rapporto tra passato e presente. L'idea di fondo del regista i 'Fratelli d'Italia', celebrati dall'inno nazionale, in realtà non sono mai stai uniti da nulla, se non dal desiderio di eliminarsi a vicenda: “L'Italia fonda la sua storia patria sulla vicenda del fratricidio di Romolo e Remo”, ha detto Davide Ferrario. “Da allora siamo sempre stati pronti a dividerci, 150 anni in questa tensione”. Oltre ad avere forse ragione, Ferrario, soprattutto, documenta con grande classe questa tesi. Va qui segnalato, per inciso, che, negli ultimi anni, dopo un periodo di abbandono, si è registrato un significativo ritorno al documentario, che registra spesso aspetti tralasciati dalla fiction utilizzando documenti e filmati d’archivio per raccontare biografie, tendenze o curiosità storiche e sociali. Naturalmente anche i grandi registi ne realizzano e c’è stato quindi un ritorno del documentario d’autore anche nei festival. Un altro filone che si sta sviluppando, o recuperando dopo Truffaut Mikhailov ed altri, è poi quello che ha come oggetto il cinema stesso, attraverso la composizione di veri e propri video-saggi. Da Venezia sono arrivati ottimi esempi come Hollywood invasion di Marco Spagnoli, su come gli americani hanno scoperto l’Italia nel secondo dopoguerra, soprattutto venendo a girarvi film storico-epici e Voi siete qui di Francesco Matera, sulle location romane rese celebri dai film. Fra gli stranieri, concentrati sullo stesso tema al Lido, Hollywood talkies di Oscar Perez e Maria del Mar De Ribot, sull’usanza di Hollywood, agli albori del sonoro, di realizzare versioni alternative dei propri film per il pubblico iberico, in lingua e con attori spagnoli. Dalle 19 di oggi sapremo tutto sui premi assegnati, mentre, in queste ore, i bookmaker tastano la situazione in termini di previsioni: Carnage di Roman Polanski sarebbe il favorito, molto più sotto troviamo La Talpa e Le Idi di Marzo, mentre Dagospia (http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/flash-venezia-68-avrebbe-vinto-il-leone-il-faust-di-aleksander-sokurov-complessa-ricca-29555.htm), pronostica Leone d’Oro a Faust di Aleksander Sokurov (il maggior erede di Andrej Arsen'evič Tarkovskij) o Coppa Volpi per il miglio attore, al tenebroso ed irresistibile Michael Fassbender per Shame. Io spero si sbaglino e sul podio salgano tanti italiani, a partire da Crialese.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: