FRONTE POLITICO
Di peggio non potrebbe andare. E se lo scriviamo, pur con tanta amarezza, ne siamo più che convinti. L’Esecutivo continua a barcamenarsi in modo non proprio eloquente. Dopo una Finanziaria astrale ed una manovra correttiva da far paura, Berlusconi si è limitato nel tentare di “salvare” ciò che ancora rimane dello Stato Sociale. L’ulteriore penalizzazione sul fronte previdenziale ha determinato la levata di scudi dell’Opposizione e non solo. Ora, come per il passato, si vuole “riformare”. Un termine che, almeno da noi, significa ancora sacrifici con giustificazioni ancora tutte da focalizzare. A nostro avviso, i Liberisti, almeno sulla carta, non si comportano come tali. I progressisti, nel concreto, non esistono ed il centro resta un continente ancora tutto da scoprire. Con l’autunno, tutti i nodi verranno al pettine. I problemi restano, in definitiva, ancora gli stessi: Occupazione, Previdenza e Sanità. Per essere franchi, non sono i soli ma, certamente, i più importanti. Tant’è che si spera in un loro ridimensionamento a livello parlamentare. Del resto, i mali d’Italia sono così concatenati che sembra impossibile disgiungerli. Per varare nuovi posti di lavoro, c’è da sistemare la previdenza e, quest’ultima, dipende dalla produttività di un Paese che ha il PIL tra i più bassi d’Europa. Tramontato il concetto d’”inflessibilità” ed il motto “le pensioni non si toccano”, restano i tanti aspetti in negativo dei sacrifici imposti dalla manovra fiscale “Made in Tremonti”. Ma fare di meglio, e non di peggio, sembra improponibile. L’Opposizione d’oggi è tanto differente da quella di ieri che non c’è più possibile fare ragionevoli raffronti. Questa Seconda Repubblica, a ben osservare, è sempre più una brutta copia della Prima e la corruzione politica si è solo adeguata ai tempi. Prima troppa permissività, ora troppo rigore. Certo è che i costi dell’andazzo ci sono ancora tutti. La ripresa economica, se ci si presenterà, potrà vedere la luce non prima del 2014 ed il detto “si stava meglio, quando si stava peggio” è tornato, prepotentemente, di moda. Le linee di programma del Cavaliere, faraoniche ed intriganti, sono miseramente finite. La vittoria elettorale del Centro/Destra aveva determinato un ottimismo che non solo la speculazione internazionale ha saputo spazzato via. PdL, più Lega, non sono riusciti a dare alla penisola quella stabilità sociale della quale si sentiva un gran bisogno. Entro l’anno nuovo, se non ci saranno sorprese nel gioco delle alleanze, i redditi medio/bassi a sentiranno maggiormente la stretta creditizia e fiscale. Chi stava bene, continuerà a godere buona salute. Tra costoro, i nostri politici di qualsiasi tendenza. Essere parlamentari, poi, è un mestiere che rende sempre bene. Nel “limbo” di futuristiche riforme, prima tra tutte, quella correlata alla riduzione del numero degli enti locali territoriali ed ai ritocchi all’IVA. Nel marasma, è difficile cercare, e trovare, un possibile equilibrio che ci consente d’essere meno pessimisti. Senza, per altro, confondere il pessimismo col realismo dei tempi nei quali viviamo. Certo è che al crepuscolo di questo 2011 Berlusconi, e squadra di governo, appare sempre meno l’uomo della Provvidenza del quale l’Italia aveva bisogno. Del resto anche l’Opposizione ci ha deluso. Sia nelle prese di posizione che nei contenuti critici alla manovra che troverà il “placet” parlamentare. Ora, tutti i partiti dovrebbero riconoscersi coinvolti per salvare il salvabile. Accantonata la “popolarità”, non resta che affrontare la situazione confrontandoci anche a livello UE; senza sottacere le nostre ragioni. Povera Italia: dopo tante promesse per un benessere che si è dimostrato effimero, ora dovrà affrontare un futuro le cui certezze restano nell’improbabile.
Giorgio Brignola