IL TIRANNO E’ SCONFITTO, L’ITALIA FACCIA LA SUA PARTE NEL PROCESSO DI PACE

Molti ricorderanno Claudio Gentile, il campione del mondo dell’Italia nel 1982, il difensore che fermò Zico e Maradona. Non tutti sanno che è nato e vissuto fino a 9 anni a Tripoli e, in un’intervista rilasciata all’agenzia Ansa, ha espresso il desiderio di poter tornare, finalmente, nella città dove i suoi genitori hanno vissuto per 35 anni. Gheddafi ha sempre impedito a loro e a tutti gli italiani di tornare. Ecco, questo (e soprattutto molto altro) era Gheddafi: dittatore crudele di un Paese conquistato con un colpo di stato nell’ormai lontanissimo 1969. Era il dittatore sanguinario a cui Berlusconi ha baciato la mano e con cui ha firmato un trattato di amicizia.

Nel momento in cui scrivo di Gheddafi si è persa ogni traccia, tre dei suoi figli sono stati arrestati. La rivoluzione di popolo, cominciata qualche mese fa, ha sconfitto il tiranno. Il Paese è nel caos e mentre ancora non è definita alcuna via di uscita dalla rivoluzione, nè quale sarà il percorso per uscire dalla dittatura, il nostro governo, per bocca del ministro La Russa, incurante della involontaria verve comica che lo pervade, invece di provare a capire cosa sta succedendo sente la necessità di far sapere che il trattato bilaterale di amicizia firmato nel 2008 e sospeso solo qualche mese fa, quando la rivoluzione era cominciata da un pezzo, può essere ripristinato. Francamente, se il momento non fosse così tragico, verrebbe da ridere. E’ come se i rivoluzionari del 1789 in Francia avessero tenuto in vita i trattati firmati da Luigi XVI.

Solo un governo diverso, composto da forze che hanno sempre osteggiato la dittatura, potrà riannodare con una certa credibilità le fila con il governo che verrà. Berlusconi, Frattini e compagnia quando Gheddafi negava la democrazia e uccideva e torturava i suoi oppositori, gli baciavano la mano, stringevano patti di amicizia, lo ospitavano con tutti gli onori per ben tre volte in due anni a Roma. E se non fosse stato per l’Italia dei Valori, sarebbe venuto addirittura a infangare l’Aula del Senato per un discorso al Parlamento. Ancora qualche mese fa, mentre la rivolta aveva già coinvolto tutto il Paese, il Presidente del Consiglio dichiarava di non aver telefonato a Gheddafi per non disturbarlo e solo quando ormai era chiaro a tutti come sarebbe finita, si è accodato al carro dei vincitori, ha virato di 180 gradi, ha addirittura inviato le truppe a fare la guerra e ha concesso le nostri basi militari in sostegno alle altre forze internazionali che avevano deciso di sostenere i ribelli. Insomma, una serie di errori strategici che, di fatto, hanno contribuito ad accentuare il carattere inaffidabile dell’Italia agli occhi della comunità internazionale, come hanno poi confermato tanti dispacci diplomatici resi noti da Wikileaks.

L’Italia, per la propria posizione strategica, può avere un compito di fondamentale importanza, essere il motore della pace nel Mediterraneo, diventare la nazione guida del processo di democrazia in quelle zone, dal conflitto israelo-palestinese alla Siria. Per farlo sono necessarie due condizioni: ritirare le truppe italiane dagli scenari di guerra e cambiare governo. Solo un esecutivo che non si sia sporcato le mani con Gheddafi e con gli altri dittatori di turno può essere credibile sullo scenario internazionale.

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