Vedi Genova e poi muori

“Genova. Una sera mia moglie si sente molto male. La carico in macchina e corro verso l'ospedale San Martino. Mi dicono di metterla in corridoio. E' pieno di extracomunitari feriti in forse in qualche rissa, trans, balordi, prostitute. Mia moglie sta sempre più male. Non so cosa fare. E' la prima volta che mi succede. Chiedo aiuto a un infermiere che mi dice di stare tranquillo. “Cerchi di non preoccuparsi.” Tranquillo? Ma se non è stata neppure visitata. Cerco con gli occhi un medico, non trovo nessuno. Ho paura a lasciare sola mia moglie per andare a cercarlo. Passa un altro infermiere. Mi dice di lasciare mia moglie vestita. Non toglierle assolutamente le scarpe. “Se no gliele rubano…”. Ma dove cazzo mi trovo? Sono in un ospedale pubblico pagato con le mie tasse o in un suk frequentato da ladri e zoccole? L'infermiere dopo un po' ritorna con un lucchetto e una catena. “Sono per la borsa di sua moglie”, spiega, “La assicuri al letto, altrimenti dopo un po' non la trova più”. Mia moglie, che aveva sentito tutto, mi ha guardato allora come un cerbiatto ferito. L'ho presa in braccio e sono scappato. Con il primo taxi sono andato in un ospedale privato. Non ho molti soldi, anche perché vanno tutti in tasse per questi porci. Ho fatto dei debiti per l'operazione che era urgente. Ora mia moglie sta bene. L'Italia invece è ormai putrefatta. Negli Stati Uniti muori se non hai un'assicurazione privata, da noi non è differente, se non hai altri soldi da parte, se non ti fai una tua assicurazione, dopo aver pagato prima le tasse per la sanità pubblica, muori lo stesso. Però è più democratico.” Alessio T.

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