Sicilia, Lombardo taglia 90 milioni di euro

Ridotte le indennità degli assessori e riviste le pensioni.

Tagliando qua e là, la giunta regionale della Sicilia ha messo insieme risparmi quantificabili tra 87 e 90 milioni di euro, un piano che è stato partorito in una riunione notturna dell'esecutivo e annunciato sabato 6 agosto. In testa all'elenco, la limatura del 10% (300 mila euro l'anno complessivi di risparmi) alle indennità dei 12 assessori, tutti tecnici; ma c'è già chi fa notare che i componenti dell'esecutivo, oltre a percepire gli stipendi da amministratori, sommano a questi l'indennità di parlamentari, pur non essendo stati eletti.

RIDOTTI I GABINETTI ASSESSORIALI.L'Assemblea siciliana, infatti, oltre a pagare i 90 deputati scelti alle elezioni, si fa carico di retribuire i 12 assessori, che così cumulano due voci, per un totale di circa 250 mila euro l'anno ciascuno. Forse si potrebbe fare di più, ma intanto la giunta di Raffaele Lombardo ha deciso di portare da 21 a 14 i componenti dei gabinetti assessoriali e ridurre le spese del 30% per consulenti, con un risparmio di 3 milioni di euro.

AUTO BLU SU PRENOTAZIONE. Rivista anche la voce auto blu: dal 31 ottobre di quest'anno il loro utilizzo sarà a prenotazioni (per chi arriva fuori tempo c'è il taxi, che sarà rimborsato) tranne che per i componenti dell'esecutivo e per i magistrati della Corte dei conti e del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) ai quali la Regione offre il servizio.
Il minore costo è quantificabile il 200 mila euro. Per i contratti regionali di beni e servizi si provvederà al taglio del cosiddetto «quinto d'obbligo», mentre il costo degli affitti diminuisce di 1,5 milioni. In calo anche le voci di rappresentanza e pubbliche relazioni.

CONSORZI AMMAZZA-PROVINCE. Altre novità riguardano la creazione dei liberi consorzi dei comuni, in attuazione dell'articolo 15 dello statuto autonomista, ai quali saranno delegate risorse e parte del personale pagato dalla Regione, i cui dipendenti diretti sono attualmente circa 20 mila. «Con i consorzi non abbiamo abolito le province», ha detto Lombardo, «ma abbiamo creato le condizioni perché muoiano da sole».
Non rientrano, almeno finora, nel bersaglio della Regione, le decine di enti che hanno pletorici consigli d'amministrazioni e manager che talvolta guadagnano anche il doppio di un parlamentare.

REVISIONE DELLE PENSIONI. Se la giunta cerca di rivedere i propri conti, anche l'Assemblea regionale nei giorni scorsi è corsa ai ripari, eliminando privilegi che persino alcuni parlamentari ignoravano: qualcuno andava oltre le necessità terrene, come la copertura delle spese funerarie per i deputati. Ma l'Ars ha rivisto anche le pensioni, attualmente equiparate – così come gli stipendi – a quelle dei senatori. Dalla prossima legislatura il calcolo dell'assegno di quiescenza non sarà più parametrato sull'80% dell'indennità lorda, ma sul 60% e occorreranno almeno 10 anni di attività da parlamentare, e non cinque come adesso, per far scattare il diritto alla pensione.

Sabato, 06 Agosto 2011

Da Lettera43

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