USA: Militari gay, RIPOSO! Finisce con un presidente diverso una delle ipocrisie più ridicole

HOUSTON, Texas – Quando nel corso di una conferenza stampa alla Columbia University di New York che molti ancora ricordano il presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad dichiaro’ con convinzione: “In Iran non abbiamo omosessuali come nel vostro paese…” la sua affermazione ed il relativo paragone vennero accolti dai rappresentanti della stampa con un uragano di risate. Era fin troppo chiaro, infatti, che il paese degli ayatollah non era l'unica eccezione rispetto a tutti gli altri del nostro pianeta.

Qualcuno, rincarando la dose, aggiunse pure che in fondo nelle parole di Ahmadinejad c’era del vero perché i gay iraniani, come le ragazze troppo disinvolte anche in giovane eta’, venivano eliminati comminando loro la pena di morte e, quindi, con la loro scomparsa il problema veniva rimosso radicalmente.

Tutti quelli che risero e si fecero beffe del presidente iraniano avrebbero pero’ fatto meglio a considerare la posizione in fatto di omosessualità del loro paese. Cos'è avvenuto negli Stati Uniti, infatti, per molto tempo, a proposito dei cittadini dalle tendenze diverse da quelle eterosessuali? Documentari che si riferiscono al periodo della seconda guerra mondiale hanno evidenziato fra l'incredulità di molti telespettatori come uomini e donne americani in divisa soffrissero difficoltà inaudite a causa della loro diversità e come l’esistenza di coppie dello stesso sesso fosse tutto tranne che rilassante e tranquilla. Una coltre pesante e discriminatoria opprimeva interi settori della vita americana ed, in primo posto, quello di chi aveva deciso di servire il proprio paese in divisa.

Uomini e donne che avevano rischiato e perso la vita sui campi di battaglia ed avevano sofferto per le ferite e le mutilazioni riportate dovevano subire poi, in aggiunta a queste, anche le ingiurie psicologiche e gli attacchi di superiori e colleghi i quali erano convinti, non diversamente da Ahmadinejad, che nel loro paese non ci fosse posto per la diversità in fatto di preferenze sessuali.

Nelle forze armate americane nelle quali erano state spezzate molte carriere di ottimi militari gay, dove si erano consumati delitti causati dall’odio omofobico e dove s'era usata la politica ipocrita del “Don’t ask, don’t tell” ,“Non chiedere, non dire”, che offriva una tuta mimetica a coloro che fossero gay, l’eliminazione di questa da parte del Presidente Barack Obama ha assunto la valenza di una miracolosa benedizione. Considerando, pero’, l’altra faccia della medaglia, andando a vedere le reazioni verificatesi negli ambienti conservatori, in politica come in quelli religiosi e militari, scopriremmo che, in molti casi, l’opinione corrente e’ quella che il cambiamento introdotto da Obama e’ una vera e propria disgrazia la quale avrà certamente conseguenze catastrofiche tanto per le forze armate che per la sicurezza dell’intero paese.

Gli oppositori dell’amministrazione democratica insinuano l’idea che il provvedimento e’ stato un modo per ripagare l’appoggio dato al presidente dalle associazioni gay d’America e per ingraziarsele nuovamente in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2012 e non si curano dell’affermazione di Obama secondo la quale quando a settembre l’eliminazione di “Don’t ask, don’t tell” diventerà operativa le forze armate non verranno più private del talento dei militari gay.

Intanto dal Pentagono gli ha fatto eco il Generale Steven Hummer il quale ha dichiarato che il nuovo corso eviterà che preziosi elementi vengano tenuti lontano dalla vita militare a causa del loro orientamento sessuale particolare, un’affermazione logica ed improntata al realismo perché tiene conto del fatto che negli anni scorsi, a volte, e’ stato difficile coprire il numero degli effettivi resi necessari dai conflitti in corso. Il Segretario della Difesa Leon Panetta, dal canto suo, ha fatto sapere che per facilitare questa nuova politica introdotta nelle forze armate s'è iniziato già l’aggiornamento delle truppe. Lo scopo di questo sarà di spiegare e di fare accettare la presenza tra i ranghi dei militari gay ai quali non verrà riservato nessun trattamento privilegiato ma che ora potranno finire di nascondersi e potranno godere dello stesso trattamento riservato a tutti gli altri loro commilitoni. Se si considera che proprio in questi ultimi giorni, lo Stato di New York ha reso possibile la realizzazione di matrimoni di coppie i cui componenti sono dello stesso sesso, e che ora viene anche ritirata la norma “Don’t ask, don’t tell” riguardante il Pentagono, si comprende come l’amministrazione di Barack Obama sia quella durante la quale s'è fatto di più per rendere tutti gli Americani veramente più eguali.

Che piaccia o no, si tratta di un nuovo passo avanti fatto da un presidente americano diverso per la realizzazione nel nostro paese di una maggiore democrazia. Finalmente i militari d’America dotati di preferenze sessuali diverse potranno stare più tranquilli e saranno in grado di passare ad una fase più rilassante della loro esistenza. Mentre in America c'è chi plaude c'è pure chi continua pero' ad attaccare un provvedimento la cui implementazione si vorrebbe vedere rallentata o addirittura fermata del tutto adducendo il pretesto che questo potrebbe avere effetti deleteri sul reclutamento.

Risulta evidente che l’aspetto più importante di questo nuovo corso favorevole al riscatto dei gay e’ costituito dalla fine della politica di nascondere la polvere sotto il tappeto e dell’ipocrisia in base alla quale, anche qui, s'è voluto far credere alla maniera di Ahmadinejad che in America i militari gay non esistessero. Tutto considerato, in guerra, non si poteva proprio perdere: più che di GIs si trattava di Transformers. Fino a ieri, bastava solo, infatti, non fare domande imbarazzanti e non rispondere e tutti i militari Made in USA diventavano all’improvviso John Wayne, Chuck Norris ed Arnold Schwarzenegger.

RO PUCCI

07 / 25 / 2011

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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