Intervista
1. Cominciamo parlando di Innovatori europei. Nascete come gruppo “satellite” al Partito Democratico, ma acquisite presto una vostra identità, occupandovi di temi di attualità. Ci vuoi parlare di questo progetto?
Innovatori Europei nasce nel 2006 , attorno al progetto di costruzione del Partito Democratico, ed in particolare dall’esperienza fatta da molti suoi membri nelle associazioni per il Partito Democratico, dal desiderio di portare un serio contributo alla realizzazione di una moderna Società della Conoscenza. Da allora Innovatori Europei si occupa di Innovazione, provando a sperimentare forme nuove di organizzazione e di progettualità.La scelta del Web2.0, e dell’ ambito europeo, è poi la conseguenza di un preciso ragionamento: il Web2.0 è il Luogo in cui fare (innovazione) politica nel nuovo millennio, attraverso la partecipazione “bottom-up” di tutti i cittadini alla formazione delle scelte sociali e politiche. L’Europa è il perimetro d’azione in cui è necessario per noi italiani muoversi, il luogo in cui confrontarsi con la novità. Dopo il periodo iniziale, Innovatori Europei è oggi una realtà indipendente dalla politica: è presente in tutta Italia ed Europa, con una Rete Organizzativa di circa 20 Gruppi locali e conta del supporto di una redazione di circa 50 professionisti.
Dal 2008 Innovatori Europei, volendosi delineare come “laboratorio di innovazione culturale e politica”, ha dato il via alle attività di Centro Studi sui temi del Sapere, Energia ed Europa, grazie al quale produce papers di ricerca ed organizza dibattiti su temi di attualità politica.
Infine, circa 200 persone hanno finora collaborato alle nostre attività, ed alcune migliaia ci seguono con interesse.
2. Che genere di iniziative avete organizzato o avete contribuito a realizzare? Su quali progetti state lavorando attualmente?
Come ti dicevo, la nostra iniziativa è nata sul “campo politico”, essendo stati tra i protagonisti della società civile nel periodo di costruzione del Partito Democratico (all’interno delle APD e dopo).
In quel tempo ci siamo trovati ad organizzare numerose iniziative di confronto sui temi a noi più vicni (Genere e Generazioni, Talento, Merito, Innovazione, Energie Rinnovabili, Euro mediterraneo) e poi a sostenere candidature alle primarie del PD (con Enrico Letta, prima, e con Bersani poi) e alle elezioni europee (con Gianni Pittella).
Nel frattempo, prendendo corpo il centro studi indipendente, abbiamo cominciato ad intessere reti con altre associazioni e gruppi di interesse con cui abbiamo organizzato varie iniziative di sostegno a progetti di innovazione sui temi di cui sopra.
3. Quante persone collaborano attivamente al gruppo innovatori europei?
E’ difficile dire quanti siamo, per il semplice fatto che il numero oscilla a seconda dei periodi di attività. Posso dirti che durante le primarie del 2007, in cui ci mobilitammo per Letta, operavamo in centinaia di persone. Oggi sicuramente molti meno, direi una trentina molto attivi, non essendo in un periodo di intensa attività politica o elettorale. Ma attorno ai più attivi ci sono molte centinaia di persone che ci seguono e partecipano quando gli va o possono, su singole iniziative di ricerca o di confronto.
4. Sei d’accordo con l’affermazione secondo cui la crisi dei partiti politici (di destra e sinistra) abbia prodotto una serie di iniziative collaterali attraverso cui i cittadini e i gruppi di interesse cercano di riappropriarsi dello spazio di decisione? Innovatori europei può considerarsi parte di questo processo?
E’ decisamente vero. Debbo anche aggiungere che il processo è bidirezionale. Ovvero che sono anche le iniziative di gruppi di società civile che hanno mandato in crisi (proficua) i partiti. E questo processo ha molto a che fare con l’evoluzione dei mass media, con la deriva continua che sta avvenendo verso il mondo della Rete. I Partiti stanno provando ad adattarsi a questo nuovo modo di fare politica in un mondo “liquido” e credo che si arriverà non molto tardi ad un nuovo punto di equilibrio nel rapporto tra società e politica che vedrà la prima prendere più forza rispetto a soli dieci anni fa.
5. Veniamo a Lobbying Lab. Si tratta di un ottimo esempio di soft lobbying. Ci puoi parlare di come nasce l’iniziativa?
L’iniziativa è nata ufficialmente da un idea mia e di Michele Cipolli, che insieme ad altri giovani professionisti provenienti da vari percorsi di studio ed esperienze lavorative, tra i quali vorrei citare Stefania Guttà, hanno partecipato ad un corso in comunicazione e gestione delle relazioni istituzionali presso Running, società di formazione del gruppo Reti Spa. L’idea di portare il nostro contributo di innovazione anche in questo ambito, quello della lobby, ci è sembrato da subito in linea con la missione di IE e, francamente, molto stimolante visto che in Italia il livello di consapevolezza sul problema è molto basso e spesso manipolato da una comunicazione strumentale influenzata dalla cronaca giudiziaria.
6. Che genere di iniziative avete portato avanti con lobbying lab?
Per adesso stiamo cercando di aggregare competenze e promuovere progetti intorno ai temi dell’Open Government e del Social Lobbying, volendo trasmettere i valori dell’innovazione caratteristici di tutta la storia di IE. Open Government significa richiedere e fare leva su processi decisionali pubblici trasparenti ed accessibili dai cittadini, Social Lobbying significa saper utilizzare al meglio le enormi energie e risorse provenienti dalla società civile convogliandone e sintetizzandone le istanze. Le due cose sono strettamente interconnesse e tutto ciò ha molto a che fare con un nuovo modo di comunicare e fare politica. Infine, stiamo disegnando un progetto sul tema delle Rinnovabili, che devono a nostro avviso ritrovare un ruolo centrale all’interno delle politiche industriali del Paese. Da tempo Innovatori Europei promuove il concetto ampio di Green Economy and Society verso cui dobbiamo assolutamente e rapidamente dirigerci, vincendo la nostra (in) naturale pigrizia verso innovazioni radicali come questa.
7. Come pensate di sviluppare il progetto di soft lobbying?
Vorremmo creare partnership con associazioni, movimenti d’opinione ed aziende che vogliano portare avanti azioni di rappresentanza verso i decisori pubblici, in special modo nei settori della green economy, del cleantech e della finanza a supporto delle startup più sensibili ai cambiamenti in atto sui mercati globali. Il nostro paese ha bisogno di rivedere profondamente il modo in cui comunica le proprie potenzialità creative ed imprenditoriali ed occorre fare in modo che un percorso virtuoso venga innescato soprattutto dai giovani e dalle donne (Innovatori Europei nasce dal progetto Giovani e Donne per il Partito Democratico nel 2006) e da coloro che da sempre si sono misurati con sfide coraggiose spesso sottovalutate o ritenute addirittura irrilevanti nel mare magnum dei problemi che l’Italia sempre più si troverà ad affrontare.