Lingua e cultura italiana nel mondo: all’audizione del Ministro Frattini l’on. Narducci afferma la necessità  di un Osservatorio sulla lingua e cultura italiana nel mondo

Lingua e cultura italiana nel mondo: all'audizione del Ministro Frattini l'on. Narducci afferma la necessità di un Osservatorio sulla lingua e cultura italiana nel mondo ribadendo anche l'importanaza di provvedere, senza indugi, alla riforma della legge 153/1971 e della legge 401/90 sugli Istituti Italiani di Cultura.

L’on. Franco Narducci intervenendo in sede di audizione, nelle Commissioni esteri e cultura della Camera, del ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, ha sottolineato l’importanza del ruolo della diplomazia culturale nella strategia di crescita del nostro Paese. Infatti, l’on. Narducci ha evidenziato “il fatto che su un aspetto siamo tutti d’accordo: la nostra cultura, nella sua accezione più larga, deve oggi, più che in passato, assumere una posizione di primo piano nel dibattito politico e nella crescita morale e civile del Paese, sia dentro che fuori i confini nazionali”.

“Parimenti – ha continuato Narducci – credo che siamo tutti d’accordo nel ritenere il sistema di sussidiarietà orizzontale costruito dai cittadini italiani emigrati con amore e passione profonda, in ogni parte del mondo, un perno essenziale della nostra presenza nei diversi Paesi che li ospitano, nonché un fattore di sviluppo culturale e civile delle nostre collettività. Grazie anche al lavoro pioneristico e alla rete rappresentata dalle nostre comunità all’estero, abbiamo costruito più facilmente e con maggiore penetrazione, soprattutto a partire dagli anni 60 del secolo scorso, una politica culturale dell’Italia che ha accompagnato la crescita economica, sociale e politica del nostro Paese, che ora ha però bisogno di essere rilanciata e adeguata al mutato contesto internazionale, soprattutto in Europa, per adeguarvi gli strumenti e i traguardi a cominciare da quelli più tradizionali, come la diffusione della nostra lingua”.

Per il parlamentare eletto all’estero del PD “l’italiano non può e non deve essere considerato una mera “lingua della memoria”, nemmeno all’interno di una “emigrazione” non più espressione di stenti, separazioni e ricongiungimenti, ma come elemento di diffusione di preziosa intelligenza e coraggiosa iniziativa”.

Narducci ha, quindi, ricordato che “le comunità italiane all’estero contemporanee esprimono molte eccellenze sul piano scientifico, culturale ed imprenditoriale che ancora una volta – in una logica di sinergie tra pubblico e privato, tra Italia entro i confini e Italia nel mondo, come pure nei rapporti con i Paesi di accoglienza – rappresentano un potenziale di grande significato. Iniziative come la settimana della lingua italiana nel mondo ne devono tenere conto”.

Tuttavia, per Franco Narducci “occorrono anche chiavi interpretative fondate su dati adeguati che vadano oltre il pur lodevole impianto dell’annuario del Ministero degli affari esteri. Credo che si debba istituire al più presto un osservatorio, guidato probabilmente dal Ministero, che assolva al compito di fornire, oltre ai dati su ogni livello d’intervento, analisi, studi comparati, coordinamento della certificazione, ecc. Lo ritengo un passo fondamentale – ha incalzato il depuato del PD – per migliorare le nostre possibilità di competere con i Paesi come la Germania e la Francia, tralasciando l’Inghilterra, che hanno ben altre disponibilità finanziarie rispetto alle nostre, e in definitiva di difendere il brand Italia”.

“I tagli delle finanziarie e di altri provvedimenti di natura economica di questi ultimi anni hanno colpito pesantemente proprio quel sistema di sussidiarietà di cui dicevo pocanzi e siamo ad una situazione per certi versi assurda, come quella di inviare i supplenti dall’Italia ( tali docenti non hanno nessun legame con la cultura del Paese e ritengono il loro mandato a termine e conseguentemente non sono in grado di aiutare il processo di integrazione dei ragazzi italiani.

Infine, l’on. Franco Narducci ha detto: “per il mio gruppo questa è l’occasione buona, Signor Ministro, per chiederle di dare ascolto e fare proprie le esigenze di riforma di alcune leggi che tantissimi soggetti hanno espresso ed esprimono:

la riforma della legge 153/1971 con l’obiettivo di sostenere le iniziative di promozione linguistica che rafforzino il legame tra i giovani nati all’estero e la terra d’origine superando i tradizionali steccati degli interventi assistenziali della vecchia concezione legislativa.

la revisione della legge 401/90 sugli Istituti Italiani di Cultura, per potenziarne le strutture in termini di risorse umane, economiche e strumentali al fine metterli realmente in condizione di offrire ad alto livello iniziative per la diffusione della cultura italiana nel mondo, in una visione che valorizzi anche il ruolo delle università italiane e che promuova la riscoperta in termini culturali della memoria della diaspora italiana.

“Ho sempre creduto – ha precisato Narducci – che si debba fare degli Istituti di Cultura una vera e propria leva per la politica culturale all’estero, una sorta di “casa d’Italia” dove vengono attuate e coordinate tutte le iniziative in materia culturale e dove possano alloggiare tutte le persone “affette da italsintonia”. Una concezione che però si scontra con quanto accaduto negli ultimi tempi, in particolare con la drastica riduzione delle risorse destinate agli IIC, che hanno determinato, per esempio, alla chiusura degli istituti di Grenoble e di Innsbruck e non sappiamo cosa accadrà al prossimo giro di vite. Chiedo dunque a Lei, Signor Ministro, cosa si sta progettando per sopperire al vuoto che si crea con la chiusura degli Istituti di Cultura”.

Concludendo il suo intervento l’on. Franco Narducci ha richiamato alla memoria il fatto che “in un convegno svoltosi un anno fa a Montecitorio, che per la prima volta aveva messo insieme tutte le Università che operano per la valorizzazione della Lingua italiana, oltre all’Accademia della Crusca, alla Società Dante Alighieri e al Ministero degli esteri, fu affrontato a fondo il tema della certificazione della Lingua italiana e furono gettate le premesse per il Consorzio della Lingua Italiana di Qualità, un passo fondamentale per la nostra politica culturale” per poi chiedersi e chiedere al ministro Frattini “quali passi ha fatto nel frattempo il MAE per rendere concreto il progetto di una certificazione unitaria della lingua italiana”.

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