LETTERA DEL PRESIDENTE BIANCO AI PARLAMENTARI IN CARICA

Cara/o Collega,
vorrei chiederti la pazienza di leggere attentamente questa mia lettera e di prestare la dovuta cura ad un problema delicatissimo, demagogicamente agitato in questi giorni, che riguarda lo status del parlamentare e il suo futuro.
È innanzitutto inaccettabile che esponenti di alcuni gruppi parlamentari e partiti politici assumano posizioni in ordine alla fine del mandato parlamentare senza alcun confronto con l’Associazione Nazionale dei Senatori e dei Deputati delle precedenti legislature, che potrebbe aiutare a chiarire le idee e a suggerire opportune soluzioni.
L’Associazione è custode della continuità storica della vita parlamentare della Repubblica, ignorarne il ruolo significa mancanza di sensibilità costituzionale e scarsa lungimiranza.
Decisioni così rilevanti che riguardano il futuro dei parlamentari che cessano del mandato non possono essere assunte senza un inquadramento istituzionale, sotto la pressione di campagne delegittimanti, frutto spesso di disinformazione.
Lo status del parlamentare è essenziale per lo svolgimento della sua funzione pubblica che deve essere esercitata in piena autonomia e indipendenza di giudizio, durante e dopo.
L’indennità e il vitalizio, strettamente connessi nella loro funzione di garanzia della libertà di deliberare, sono conseguenza diretta del dettato costituzionale, come previsto dagli articoli 67 e 69.
Il vitalizio non è una pensione, ma un’assicurazione di vita rivolta a garantire anche nel futuro la indipendenza del parlamentare cessato dal mandato ed è fondata su un principio di mutualità, e quindi, con il concorso di contribuzioni solidali. Le peculiari caratteristiche del vitalizio parlamentare sono state peraltro chiaramente definite da due determinazioni della Corte Costituzionale del 1994 (sentenza n. 289) e del 2007 (ordinanza 86) che sarebbe opportuno leggere da parte del Governo. Va inoltre precisato, rispetto a notizie infondate, che la cifra media corrisposta ai parlamentari cessati dal mandato, non è, come è stato affermato, in modo azzardato, da giornali di larga diffusione di seimila euro e oltre, ma all’incirca della metà.
Una semplice comparazione con altre categorie che svolgono mansioni pubbliche o anche private di un certo livello può far rilevare come sia del tutto infondata l’affermazione di vitalizi da nababbi!.
Ma al di là del trattamento economico ciò che mi preme sottolineare è il valore parlamentare e costituzionale del principio dell’indennità e del vitalizio ad essa connesso.
L’inserimento di questa materia nei bilanci delle Camere che hanno costituzionalmente autonomia
finanziaria rende indipendenti le decisioni che riguardano i parlamentari dalle deliberazioni governative. È questo un principio che sarebbe molto miope cancellare.
La pretesa, ancora una volta affiorata, del Ministro dell’Economia , Giulio Tremonti, di intervenire sui vitalizi è una invasione di campo che già nel passato i Presidenti della Camera hanno giustamente respinto.
Il ministro Tremonti può usare la leva fiscale e la usi, ma si astenga dall’interferire sull’autonomia delle Camere. Il Ministro dell’Economia può confrontarsi sulle risorse da attribuire al Parlamento ma non decidere sullo status dei Parlamentari.
Noi, (come peraltro voi), non ci siamo sottratti nè intendiamo sottrarci a contribuire al risanamento dei conti pubblici com’è avvenuto, per esempio, con il congelamento pluriennale dell’indennità e dei vitalizi.
È nostra convinzione che il costo della politica vada seriamente risolto, ma con razionalità, senza intaccare principi essenziali di democrazia. Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo di proposte, non solo per affrontare il costo della politica, ma anche i problemi del debito pubblico, del risanamento e del rilancio della nostra asfittica economia.
L’Associazione nazionale dei parlamentari cessati dal mandato è pronta ad offrire al Ministro Tremonti una disinteressata collaborazione di un nutrito pool di Ministri e di sottosegretari dei passati governi che hanno affrontato momenti delicati della nostra economia, come quelli del 1992 – 1994, oltre che varie decine di esperti di bilanci statali che potrebbero dare utili suggerimenti. Restiamo in attesa.
Cara/o Collega, questa mia lettera, che affronta solo parzialmente una questione che andrebbe meglio approfondita, è del tutto disinteressata poiché la minacciata cancellazione dei vitalizi non può incidere sui diritti acquisiti, per un elementare principio di legalità.
È del futuro della nostra democrazia rappresentativa e repubblicana che, con sentimento unanime noi tutti, di qualsiasi orientamento politico, ci preoccupiamo.
È abbastanza prevedibile che certe sbrigative scelte che cancellano i presidi materiali della libertà e dell’autonomia parlamentare porteranno alla democrazia del censo, degli opulenti e dei lobbisti, e sarà il trionfo dei mediatori, degli affaristi e della corporazione degli interessi.
La questione del vitalizio è un tema delicato, perché non è soltanto economico. Va, dunque, approfondito con cautela e accorta valutazione degli effetti antidemocratici che può provocare in termini di uguaglianza delle opportunità. Ecco perché ti chiediamo una particolare attenzione ed una tempestiva presa di posizione per la difesa dell’autonomia deliberatrice delle Camere per evitare la manomissione dell’istituto della indennità e del vitalizio senza un approfondimento e anche senza un confronto con l’Associazione, che rappresenta l’unità di tutti i colleghi cessati dal mandato che hanno come principale preoccupazione quella di difendere la Costituzione e il Parlamento.
Colgo l’occasione per inviarti, a nome anche dei colleghi dell’Associazione, il più cordiale saluto.

Gerardo Bianco

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