Al Vertice ONU sull’AIDS preoccupanti dichiarazioni dell’arcivescovo Chullikatt
Roma, 23 giugno 2011. AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo aveva accolto positivamente la parziale apertura del Papa l’anno scorso sull’uso del preservativo nell’ambito di programmi per la prevenzione dell’HIV e AIDS.
La Santa Sede, in occasione del recente Summit delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS, è tornata invece a far marcia indietro, esprimendo l’assoluta opposizione all’utilizzo del condom e il ritorno alla proposta dell’astinenza e fedeltà coniugale come unica via per evitare il contagio.
L’intervento dell’arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è stato pubblicato il 17 giugno dall’Osservatore Romano.
“Non si può assolutamente sottovalutare o negare l'importanza dell'uso del preservativo come mezzo di prevenzione dell'HIV/AIDS”, afferma Natalia Lupi, responsabile delle relazioni istituzionali dell’AIDOS, “accanto ad altre strategie volte a promuovere comportamenti sessuali centrati sulla responsabilità e sul rispetto della persona. E ciò, tenendo conto della libertà di coscienza e di scelta di ciascuno, che vuol dire anche rispettarne le convinzioni religiose ed etiche”.
Secondo i dati più recenti forniti da UNAIDS, il Programma Congiunto dell’ONU su HIV/AIDS, la prevenzione è efficace proprio quando unisce diverse strategie: uso sistematico del preservativo, educazione a una sessualità responsabile, astinenza e fedeltà. UNAIDS conferma inoltre che l’uso del preservativo riduce sensibilmente la trasmissione del virus.
“Astinenza e fedeltà non sono sempre praticabili: usare il condom nel caso di un rapporto sessuale potenzialmente a rischio diventa fondamentale”, fa notare Natalia Lupi. Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti importanti passi avanti nella risposta alla pandemia, ogni giorno nel mondo si registrano 7.000 nuovi casi di infezione e per ogni persona che inizia la terapia antiretrovirale, ve ne sono due che contraggono il virus HIV.
“I diritti sessuali e riproduttivi, incluso il diritto a un’educazione sessuale integrata, e l’empowerment delle donne, anch’essi contestati dalla Santa Sede”, insiste Natalia Lupi, “devono essere messi al centro della lotta all’HIV/AIDS, perché ancora oggi, in Africa sub-sahariana il 60 per cento delle persone sieropositive sono donne e ragazze, e questo non è più accettabile. Questa è la politica di tutte le organizzazioni internazionali, a cominciare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, portata avanti tra mille difficoltà dai Governi africani impegnati a combattere l'epidemia”.
Info:Ufficio stampa AIDOS, Aurora Amendolagine, tel. 06 6873214/196, ufficiostampa@aidos.it