Caro Marchionne Lei è un bugiardo

di Maurizio Zipponi

Di seguito la lettereadi Maurizio Zipponi, Responsabile nazionale lavoro-welfare dell'Italia dei Valori, all'Ad di Fiat Sergio Marchionne, pubblicata sul settimanale 'Gli Altri'

Caro dottor Marchionne,

diciamo la verità: lei è un bugiardo. Non in senso offensivo: nel senso che dice molte bugie. Lei ha detto che gli italiani dovrebbero ringraziarla per quello che ha fatto per la Fiat. Cosa ha fatto per la Fiat? L'ha estirpata dall'Italia e l'ha portata in America. Lei dice: ma io ho comprato la Chrysler! Già è vero: lei ha ottenuto il 51 per cento della Chrysler per metà coi dollari del governo americano e per metà con gli euro del governo italiano. Non ha sborsato una lira. La Chrysler l'abbiamo pagata noi.

Vediamo un po' di riassumere come sono andate le cose.

Primo atto. Che inizia nell'epoca nella quale Marchionne non era ancora alla Fiat. Gli azionisti Fiat, nel 2000, decidono di disfarsi della Fiat auto e di venderla alla General Motors. La quale sottoscrive un obbligo di acquisto. Ma poi decide di non rispettarlo, perché vede bene come vanno le cose e stabilisce che non le conviene. Le conviene pagare la penale alla Fiat: un miliardo e mezzo di euro. Intanto le banche, che hanno prestato una quantità enorme di denaro alla Fiat, chiedono di rientrare. Ma la Fiat non ha i soldi. Le banche però hanno in deposito, come garanzia, le azioni Fiat. Potrebbero decidere, a quel punto, di diventare maggioranza in Fiat. Ma decidono di non farlo e di rivendere le azioni a Fiat a prezzi stracciati. L'operazione costa alle banche 8oo milioni di euro. Un bel regalo per Fiat, a spese dei correntisti.

Secondo atto. A quel punto, a metà del decennio, arriva lei, dottor Marchionne e promette alcune cose importanti. 1) L'obiettivo della Fiat è vendere 2 milioni di auto all'anno. 2) La Fiat intende operare in modo da unirsi con altre società straniere e formare un gruppo più grande in grado di produrre complessivamente 5 o 6 milioni di auto all'anno. 3) In Italia l'obiettivo è di produrre un milione e seicentocinquantamila auto all'anno. (solo negli stabilimenti italiani). 4) Rilancio dello stabilimento di Termini Imerese, con una ristrutturazione in parte da realizzarsi con i sussidi della regione. 5) Inizio a Pomigliano di una produzione a forte valore aggiunto, e cioè quella di un nuovo Suv.

Benissimo. Eccellente programma.

Di tutto questo, dottor Marchionne, non si è fatto nulla.

Terzo atto. Intanto però lei ha iniziato a progettare varie operazioni sul piano internazionale. La prima è il tentativo di acquisto dell'Opel, visto che la General Motors era in difficoltà e voleva liberarsi del suo ramo tedesco. Si presentò in Germania con una proposta simile a quella che poi, nell'agosto scorso, ha portato a Pomigliano d'Arco. Lì però non ci fu bisogno dell'opposizione della Fiom. Fu la signora Merkel – la quale dicono non sia proprio comunista – a farle una gran pernacchia e rispedirla a casa: a quelle condizioni non si poteva nemmeno iniziare a negoziare.

Subito dopo ha incrociato il fallimento della Chrysler. E ha incrociato la decisione del governo americano di intervenire sulla Chrysler, perché il governo americano aveva deciso che la produzione automobilistica doveva restare negli Usa. Il governo americano ha investito una barca di dollari sulla Chrysler, per salvarla, e ha accettato l'ingresso di Fiat nella società. Le ha offerto il 35 per cento delle azioni, senza che lei sborsasse un solo dollaro, in cambio di tecnologie a basso impatto ambientale, e in cambio dell'impegno che i nuovi modelli Fiat (per esempio la 500 elettrica) si costruissero in America. Diciamo che l'operazione era semplice: togliere produzione all'Italia, cederla all'America e in cambio avere un pezzo di Chrysler. Il prezzo restante per arrivare al 51 per cento delle azioni lei invece lo ha messo in denaro. Quanto denaro? Quale denaro? Circa un miliardo di dollari. Raccolti come? Nelle banche italiane e con i risparmi realizzati attraverso la Cassa Integrazione negli anni 2008 (150 milioni), 2009 (300 milioni) 2010 (altri 300) e i previsti ulteriori 300 milioni del 2011.

Diciamo che i soldi per l'operazione “americana” in parte li ha messi Obama e in parte lo Stato italiano. I contribuenti. Il risultato dell'operazione? Che tutto si sposta in America. I nuovi modelli verranno decisi in America, la direzione strategica è in America, la ricerca è in America, la produzione in parte è in America e in parte in altri paesi a basso costo del lavoro.

E in Italia? L'Italia, grazie all'operazione Marchionne, non è più un paese che dispone di un'industria automobilistica, e la Fiat registra impietosamente e costantemente un calo dei propri prodotti, sia nel mercato italiano che in quello europeo, doppio rispetto alle altre case automobilistiche, senza che siano programmati nuovi modelli costruiti nel nostro Paese per tutto il 2011. In Italia resteranno alcuni impianti di montaggio, perché, dato che è un mercato molto interessante, questi impianti sono necessari. Punto e basta.

Capisce, dottor Marchionne, perché mi viene di darle del bugiardo? Lei disse: rafforzerò Termini Imerese! E Termini Imerese chiude i battenti. Lei disse: porterò la produzione di un nuovo Suv a Pomigliano! E invece ha portato la Panda. Lei disse: potenzieremo la Lancia! E invece ha ceduto il marchio Lancia agli americani e ha spostato la produzione negli Usa e in Polonia con i lavoratori italiani che da tre anni sono in cassa integrazione. Lei promise di produrre in Italia un milione e seicentocinquantamila auto e oggi ne produce a malapena seicentomila compreso i furgoni. E nulla dice del destino di Iveco (camion) e CNH (macchine movimento terra). Lei disse: la parte innovativa della produzione auto resterà in Italia! E invece non ci è restato niente, quel che è restato in Europa è finito in Polonia. Dove ha deciso di costruire – ad esempio – anche il nuovo motore bicilindrico che servirà alle auto di piccola cilindrata (cinquecento, panda, punto, etc.) mettendo a rischio per i prossimi anni lo stabilimento di Termoli.

Sono due anni che dichiara di voler investire in Italia 20 miliardi e di questi se ne sono visti a malapena 2. Di sicuro ha ricattato i lavoratori, spaccato le organizzazioni sindacali e ora continua ad insultare gli italiani: francamente mi sembra un po’ troppo.

Certo, dottor Marchionne, ha fatto gli interessi degli azionisti e i suoi personali. Danneggiando in modo disastroso gli interessi dell'Italia. Lei mi dirà: “E' il mercato, bellezza!”. Già, ma almeno la smetta di dire bugie e di provocare con quelle affermazioni dissennate (tipo: “gli italiani dovrebbero ringraziarmi!”). Non le pare che sarebbe più elegante?

Dopodiché la mia rabbia non è tanto nei suoi confronti. E' nei confronti del governo che la ha lasciata fare (mentre Sarkozy non è rimasto con le mani in mano quando la Renault aveva deciso di andarsene in Turchia; e infatti la Renault è rimasta in Francia). E poi nei confronti dell'opposizione, che quando noi dell'Idv, soli nel deserto, mettevamo in guardia su quello che stava facendo la Fiat, ci ha lasciati soli.

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