Finalmente il Governo annuncia la riforma del fisco: la attendevamo da 17 anni, quando Berlusconi la promise la prima volta. Un proclama che si aggiunge al rilancio dello sviluppo, al piano per il Sud, alla creazione di nuovi posti di lavoro e all’aumento della sicurezza per i cittadini. L’Economist dedica un dossier alle bugie del berlusconismo e scrive che il premier è riuscito ad imbrogliare l’Italia: tra il 2000 e il 2010 il nostro Pil è cresciuto in media dello 0,25%, solo Zimbabwe e Haiti hanno fatto peggio. Il centrodestra è un comitato di propaganda perenne, cercan disperatamente di restare aggrappato alle poltrone millantando la volontà di affrontare i problemi del Paese. Ormai è da tre anni che sopportiamo un Governo inerte, espressione della cricca che lo supporta e distante anni luce dal Paese reale. Domani chiudiamo con una grande festa la campagna referendaria: perché il 12 e 13 giugno possiamo cambiare l’Italia.
Con i comitati, le associazioni, i movimenti della società civile e le forze politiche che condividono l’impegno sui referendum daremo vita ad un grande evento di cultura genuina e buona politica. Domani l’appuntamento è nelle principali piazze italiane, con la manifestazione centrale di Piazza del Popolo, per lanciare il quorum oltre l’ostacolo e far trionfare il sì ai referendum. È evidente ormai che quello del 12 e 13 giugno non sarà un voto di sinistra, di destra o di centro, ma sarà un voto per il futuro di tutti. Vogliamo un cambiamento dal basso, che avvenga attraverso la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese: è fondamentale che vi sia la più ampia partecipazione possibile per superare anche l’ultimo scoglio, ovvero l’incognita del voto degli italiani all’estero. A causa degli imbrogli del Governo, infatti, c’è anche questo nodo da sciogliere.
Il voto referendario è la massima espressione democratica per definizione, ma mai come in questo caso si tratta di restituire libertà ai cittadini: la maggioranza ha sistematicamente calpestato il diritto degli italiani di esprimersi direttamente o di riconoscersi nella composizione parlamentare dei compravenduti. Il Governo ha deciso di procedere infischiandosene della democrazia ma non può andare lontano, lo ha dimostrato la sconfitta di ieri in Senato: ci stiamo battendo in ogni sede, istituzionale e civile, contro chi ha corrotto la politica e vuole corrompere l’ambiente, la natura di bene pubblico dell’acqua e il principio dell’uguaglianza della legge. Cantiamogliene QUATTRO: si vota SÌ!