Lo scorso 5 aprile è uscito nelle librerie, edito da Mondadori, il libro del giornalista Mario Giordano intitolato: ‘Sanguisughe: le pensioni d’oro che ci prosciugano le tasche’. Mario Giordano, 45enne, è l’attuale direttore di ‘News Mediaset’ ed editorialista de ‘il Giornale’. Il suo libro ha il pregio di parlare di tutte le pensioni erogate e non solo di quelle della cosiddetta ‘Casta’. In Italia, infatti, c’è chi prende una pensione da 90 mila euro al mese – sì, al mese –, chi la percepisce avendo lavorato un solo giorno, chi l’ha ottenuta a 29 anni, chi l’ha avuta senza averne diritto e chi ne riceve tre o quattro, tutte ‘d’oro’. L’autore dedica il libro ad Antonio Mastropasqua, l’attuale presidente dell’Inps che, a gennaio 2011, risultava titolare di ben 37 incarichi in vari consigli d’amministrazione, tutti ovviamente retribuiti. L’opera dell’ex direttore responsabile de ‘il Giornale’ è meritevole di essere tenuta in considerazione, poiché pone, da posizioni e presupposti non sospetti, il tema dell’ingiusto trattamento, nel nostro Paese, non solo tra chi percepisce pensioni ‘ultraricche’ e coloro che vivono con poco più di 500 euro al mese, bensì anche la gravità di una situazione che vede intere generazioni di giovani che, probabilmente, una pensione non la percepiranno mai, a causa di squilibri lungamente perpetrati nel corso dei decenni. Non è il caso di elencare, in questa sede, l’intera casistica dei pensionati ‘d’oro’, oppure dei molteplici trattamenti di favore nei confronti di questo o di quel politico, di questo o quel dirigente di Stato, anche per lasciare ai lettori la libertà di scoprire da soli incongruenze e contraddizioni. Tuttavia, ci pare opportuno segnalare come questo lavoro ponga in evidenza un autore e un professionista che ama scavare sui motivi che hanno condotto questo Paese alla grave sensazione di ingiustizia che si respira, nella nostra società, ormai da troppi anni. A prescindere dalle posizioni personali e dalle coloriture politiche e ideologiche, infatti, il fatto che in Italia molte situazioni vengano lasciate ‘incancrenire’ fino a rendere determinati problemi talmente ‘cronici’ da danneggiare il tessuto sociale stesso della collettività rimane questione che merita di essere approfondita, sapendo andare oltre alle discussioni sui distinti casi personali, al di là della possibile opinabilità delle fonti d’informazione, evitando di ‘cincischiare’ in base ai “si sapeva” e ai “non si scopre nulla di nuovo”. Nel momento in cui una notizia resta tale al di là di quanto già non si sapesse, proprio ciò testimonia l’esistenza di una questione talmente grave da portarci a respingere ogni possibile obiezione ‘di metodo’. Il libro di Mario Giordano, infatti, da alcuni è stato visto come il tentativo di ‘sfruttare’ un problema quasi per motivazioni professionali di natura opportunistica, finalizzato cioè a cogliere un ‘filone’ di inchiesta che sembra andare alquanto ‘di moda’. Ma se anche fosse, ciò testimonia, a nostro parere, semplicemente la drammaticità di una questione che, nonostante tutto, non può essere ‘spostata’ sui ‘cavilli metodologici’ della ‘non notizia’, sull’opportunità o meno delle intenzioni di chi ha voluto indagare a fondo una situazione, anche per una questione di rispetto professionale e di onestà intellettuale nei confronti di un autore che ha sempre dimostrato, al di là della propria formazione personale, una buona ‘stoffa’ giornalistica. Tutti i contributi sullo stato delle ingiustizie sociali nel nostro Paese, insomma, sono bene accetti, soprattutto allorquando denunciano fatti decisamente insostenibili, anche sotto il profilo strettamente finanziario della gestione dello Stato, in cui i sacrifici non possono essere fatti sulla ‘pelle’ dei ceti meno abbienti, fino a dimostrare la pericolosità di una condizione complessiva che rischia di ricreare conflittualità in grado di giustificare persino la resurrezione, al momento improbabile e, a dire il vero, poco auspicabile, di nuove dottrine basate sullo scontro tra le ‘classi’. Se la nostra politica ci dà spesso l’impressione di essere una sorta di ‘Giurassik Park’ delle culture e delle tradizioni o addirittura di essersi rinchiusa all’interno di una vera e propria ‘Casta’, ciò deriva soprattutto dall’incapacità del nostro ‘sistema-Paese’ a modernizzarsi in forme equilibrate, meno antipatiche sotto il profilo delle ingiustizie. Ricordando, per esempio, che i titolari di pensione Invciv con il 100% di invalidità civile percepiscono 270 euro al mese. Bene ha fatto, dunque, Mario Giordano a portare i lettori a chiedersi se a qualcuno non ‘rimorda’ la coscienza per le condizioni in cui moltissimi italiani, giovani e meno giovani, sono costretti a vivere. (Laici.it)