“Buongiorno Milano”. Sono i manifesti che, oggi al risveglio dopo la notte di festa, hanno accolto i milanesi per le strade. Accanto il volto di Giuliano Pisapia, il nuovo sindaco della città. Il capoluogo lombardo comincia un nuovo corso, dopo la svolta inedita delle urne. Questa mattina l’ormai ex sindaco Letizia Moratti era a Palazzo Marino prima delle nove per lavorare: nel cortile del Comune si muoveva un’impresa di traslochi. Già domani, alle 16, avverrà il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo sindaco. Pisapia dovrà affrontare il nodo della nomina della Giunta. A un quotidiano romano ha annunciato che la squadra sarà pronta in due settimane che per la metà sarà composta da donne. Sarà donna, innanzitutto, il vicesindaco: si fanno i nomi di Marilena Adamo, senatrice del Pd e di Patrizia Toia, sempre dei democratici. Ma papabili per un posto da assessore, ci sono Stefano Boeri, l’architetto che ha fatto il pieno di preferenze, Davide Corritore, già consigliere comunale che ha sostenuto Pisapia fin dal primo minuto, i consiglieri Pierfrancesco Maran e Pierfrancesco Majorino. Intanto oggi il neo sindaco ha incontrato i dipendenti comunali, cominciando dall’Anagrafe cittadina di via Larga. Poi, nel pomeriggio, ha visitato uno stabile popolare nel quartiere San Siro. Intanto ha incassato la mano tesa del governatore Roberto Formigoni, il primo a tentare l’analisi del voto. Su cui hanno pesato, ha detto il presidente della Regione “comportamenti privati”. E un altro fattore: “Tra le componenti che hanno fatto vincere Pisapia – ha ammesso Formigoni -, c'è stata la capacità di interpretare una speranza, una sua speranza e una sua visione in cui si sono riconosciuti in tanti. Da parte nostra questo è mancato, nascondersi la realtà è il modo migliore per perdere”. Poi l’invito a “lavorare insieme per lo sviluppo”, su Expo in primis.Intanto il centrosinistra comincia a organizzarsi. Chi entrerà, per esempio, in Consiglio comunale? Le poltrone sono 48 e non più 60 come nella passata consiliatura. Per il Pd: Stefano Boeri, Pierfrancesco Maran, Carlo Monguzzi, Pierfrancesco Majorino, Carmela Rozza, Marco Granelli, Rosario Pantaleo, Andrea Fanzago, Marco Cormio, Lamberto Bertolè, Roberto Biscardini, Maria Elisa D'Amico, Paola Bocci, David Gentili, Natale Comotti, Emanuele Lazzaroni, Maria Grazia Guida, Filippo Barberis, Francesco Mancuso, Maria Anna De Censi. Per Sel: Ines Quartieri, Daniela Benelli, Mirko Mazzali; per Rinfondazione e Comunisti italiani: Basilio Rizzo e Anita Sonego. Poi, Milano civica per Pisapia: Anna Scavezzo e Elisabetta Strada; per i Radicali Marco Cappato, Raffaele Grassi per l’Idv. Per il Pdl: Silvio Berlusconi, Riccardo De Corato, Carlo Masseroli, Giulio Gallera, Luigi Pagliuca, Alan Rizzi, Matteo Forte, Pietro Tatarella, Marco Osnato, Andrea Mascaretti,Carmine Abagnale. Per la Lega: Matteo Salvini, Massimiliano Bastoni, Luca Lepore, Alessandro Morelli. Per la Lisa civica Milano centro Mariolina Moioli, fedelissima dell’ex sindaco. E poi i tre candidati primo cittadino, la Moratti, Manfredi Palmeri e Mattia Calise. Sia Berlusconi sia la Moratti sarebbero pronti a lasciare l'incarico: in questo caso al loro posto subentrerebbero Armando Vagliati e Fabrizio De Pasquale.La vittoria. Tra le 70 e le 100mila persone, la maggior parte con un tocco di arancio (il colore della campagna elettorale del neo primo cittadino) tra i vestiti e un entusiasmo che sotto la Madonnina non si vedeva da tempo. Tra palloncini che volavano in alto verso la cappa di calura, gli striscioni (“Comune demorattizzato”), un “Giuliano, Giuliano” e “Chi non salta Berlusconi è” (con annesso effetto hola che si è propagato per tutta la piazza), ieri i sostenitori di Pisapia hanno riso, pianto e festeggiato. Intorno alle 10 della sera e dopo un primo assaggio alle 18, l’uomo del giorno è tornato tra la folla di piazza Duomo. Un boato, il solito “Giuliano, Giuliano”, avanti e dietro il palco, dove si stringeva la folla. “Grazie, dieci, cento, mille volte grazie, è la prima cosa che mi viene in mente”, ha detto l’avvocato, preceduto, poco prima, dall’intervento di Piero Fassino e dalla musica e il canto di Vinicio Capossela. “Non lasciatemi solo – ha detto Pisapia, a cui sono state regalate la maglia dell’Inter numero 57 e una coppa – perché abbiamo scoperto che insieme siamo fortissimi. Sarò il vostro sindaco, sarò il nostro sindaco”. Solo un cenno alla maratona, cominciata a metà luglio, che da candidato alle primarie del centrosinistra lo ha portato alla poltrona più alta di Palazzo Marino. “E’ stata come la marcia del sale”, ha spiegato Pisapia, quella compiuta dal Mahatma Gandhi in India. “Abbiamo sconfitto un esercito – ha aggiunto – con pochi soldi e tanta passione. Cambieremo il destino di Milano e il suo sarà un grande futuro”. Poi ha proposto un patto alla città e per la città “tra le generazioni, gli anziani non dovranno più essere soli ma anche i giovani non dovranno più essere soli a Milano. Le intelligenze, l'entusiasmo di tutti sarà indispensabile”. In questo senso si legge la mano tesa a Formigoni e Podestà. Passata la festa, è tempo dei primi appuntamenti: un incontro con i dipendenti comunali, il passaggio in una delle case popolari dove è già stato e una visita a Nori Pesce, partigiana e moglie del comandante partigiano Giovanni Pesce. “Abbiamo liberato Milano, ora – ha spiegato Pisapia – dobbiamo ricostruirla”.Il centrodestra. La vittoria da una parte, uno schiaffo dall’altra. L’ex sindaco Letizia Moratti ha assicurato che sarà a disposizione della città che ama. Ma il centrodestra in queste ore è sotto choc. Troppi quei dieci punti di distanza (55,1% contro 44,9%) con cui si è persa a Milano. E’ stato l’argomento di un vertice che è andato avanti a fino a tarda sera tra la Moratti, i ministri La Russa e Gelmini, il governatore Formigoni, il presidente della Provincia Podestà e i coordinatori regionali Mantovani e Beccalossi. “È stato tracciato –ha spiegato Mantovani – un primo bilancio sull'esito del voto di Milano e ognuno di noi ha concordato sulla necessità di una riflessione interna cui seguirà certamente un rilancio del Popolo della Libertà a Milano e in tutta la Lombardia. Il Popolo della Libertà si conferma comunque primo partito a Milano, nelle Province, in Lombardia e nel Paese: un dato che ci fa guardare fiduciosi all'immediato futuro”. E se Berlusconi sfodera un commento tra l’ironia e la stizza: “I milanesi preghino che il buon Dio li salvi”, dalla Lega pochi commenti. Per tutti questa mattina parla il quotidiano La Padania: “Ballottaggi: una legnata della Madonnina – Ripartire da Pontida”. Il primo a “fare le spese” del nuovo corso, ieri, è stato l’ex vicesindaco Riccardo De Corato, che ha visto radunarsi sotto casa una cinquantina di ragazzi dei centri sociali che lo hanno insultato.