C’ERA UNA VOLTA IL BORGO MARINARO DI ACITREZZA. C’ERA UNA VOLTA L’ORGOGLIO DI ESSERE TREZZOTI?

Cosa ancora rimane di quell’antico borgo marinaro che è stata Acitrezza la cui esistenza e bellezza fu declamata da poeti e artisti? Cosa, oggi, ritornando in tale borgo, potrebbe fare rivivere e rivedere quelle che furono le immagini letterarie e umane prima descritte minuziosamente dal Verga nel suo capolavoro “I Malavoglia”, poi riprese cinematograficamente dal grande regista Visconti nel suo film “La Terra Trema” del non lontano 1948? Poco o quasi nulla rimane ancora in vita di quel paese che fu fino a mezzo secolo fa un vero e proprio monumento urbanistico e paesaggistico, tra casette di pescatori e villette liberty, tra vicoli di basalto e mare a portata di bagnanti e di bambini liberi di scorazzare tra mitologia e umanità alienata e sopraffatta oggi da un consumismo vorace che divora tutto.

Grazie alla natura e alla loro distanza dalla terra ferma rimangono gli isolotti di basalto (Lachea e Ciclopi, parti essenziale di una riserva marina da sempre snobbata dai vari Sindaci anzi sfruttata dagli stessi come serbatoio di voti) che diventano loro malgrado specchio della devastazione incessante dell’antico borgo, della sua costa e della sua antica storia. E’ grazie a questi gioielli di natura, dalla rappresentazione mitica, che i visitatori riescono ancora a capire di trovarsi nel borgo marinaro forse più conosciuto al mondo dai tempi (quasi tremila anni addietro) in cui Omero ambientò la sua Odissea ed è qui che, probabilmente, fece sbarcare Ulisse per affrontare simbolicamente il ciclope Polifemo e consacrare così la superiorità dell’intelligenza sulla prepotenza primordiale e sull’illusione di superiorità. Ma tutto è accaduto secondo la mitologia molto prima che Acitrezza si chiamasse tale e prima che la mano crudele di uomini senza memoria e senza consapevolezza del bene e della bellezza che li circondava abbiamo stravolto forse in modo irrimediabile ogni ricordo reale e immaginario dei luoghi.

Cera una volta il borgo marinaro di Acitrezza , c’era una volta Ulisse, c’erano una volta i ciclopi, c’erano una volta i tanti Malavoglia, c’erano i tanti ‘Ntoni e la consapevolezza di essere attori e cittadini di Acitrezza, di un paese lasciato volutamente (da chi invece doveva conservarlo nella sua integrità) deturpare per cancellarne il suo originale aspetto come se fosse una vergogna essere un borgo marinaro. Oggi i cittadini di Trezza hanno la possibilità di rifarsi e di non farsi condizionare dai soliti politicanti e amministratori arroganti e ignoranti (che peraltro cercano di intimorire chi, anche se in colpevole ritardo, cerca di salvare il salvabile nel rispetto della normativa vigente e dei vincoli paesaggistici e naturali. Speriamo bene!). Essi hanno la possibilità di esprimere la loro vera identità assopito dall’assalto di masse di auto inquinanti e di predatori inconsapevoli. Hanno la possibilità (se vogliono) di bloccare il muraglione che hanno iniziato a costruire (oltre a chiedere conto e giustizia per la lunga fascia di costa già seppellita dal cemento) davanti al porticciolo chiedendone da subito la demolizione, prima che l’ennesima cementificazione alieni per sempre il loro orgoglio di trezzoti.

Alfio Lisi

Catania

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