"La riforma di COMITES e CGIE va profondamente cambiata"

I deputati del PD all'estero confermano l'opposizione già espressa dal
gruppo del Senato.

Non sono bastate le voci di dissenso provenienti da tutto il mondo
dell'emigrazione e gli appelli al dialogo reiterati fino alle ultime ore per
indurre la maggioranza al Senato e il governo a desistere dall'approvazione
della cosiddetta riforma della rappresentanza degli italiani all'estero. La
minaccia che ne deriva per il sistema di rappresentanza costruito nel corso
di decenni di impegno democratico è seria, ma la ricomposizione unitaria
delle forze di minoranza, che hanno espresso concordemente il loro no al
provvedimento, rappresenta un elemento da non sottovalutare per il percorso
futuro del provvedimento.

La nostra posizione è stata chiara fin dal primo momento. Siamo contrari a
questa legge perché riduce il numero dei COMITES sul territorio mentre
vengono contemporaneamente tagliati i servizi consolari, non consente
un'articolazione della rappresentanza nelle circoscrizioni maggiori,
introduce il maggioritario che consegna la vita delle comunità in mano a
pochi detentori di risorse e di potere, colpisce il mondo associativo e
penalizza i patronati con l'introduzione di incompatibilità mirate, apre la
porta alla frammentazione con l'abbassamento del numero delle firme
richieste per la presentazione delle liste, affossa la positiva esperienza
dei “Piani Paese”, trasforma il CGIE da organismo di rappresentanza nei
confronti delle istituzioni italiane a organismo di coordinamento
dell'intervento pubblico all'estero, esclude totalmente la rappresentanza
sociale dall'assemblea generale interrompendo traumaticamente la funzione
storica di ponte con le comunità che l'associazionismo nazionale e il mondo
sindacale ha svolto e continua a svolgere.

A causa di queste scelte e per l'atteggiamento di totale chiusura che
Governo e maggioranza hanno ostentatamente tenuto, per la prima volta una
legge di riforma della rappresentanza passa senza un ampio sostegno, anzi
con una maggioranza di una ventina di voti, inferiore allo stesso
schieramento maggioritario. Da questo atteggiamento politico e dalla
coerenza di queste soluzioni con la devastazione del sistema di intervento
pubblico verso le nostre comunità che si sta realizzando negli ultimi anni,
appare evidente la volontà di emarginare e di isolare la comunità italiana
nel mondo, che si tenta di ridurre a puro mercato commerciale di prodotti
nazionali.

Alla Camera il nostro impegno sarà fermissimo nel cercare di assicurare una
duplice condizione: prestare ascolto sulle scelte di riforma alla voce e
alle richieste dei COMITES, del CGIE e del mondo associativo e sindacale;
fare in modo che il segno controriformistico della legge appena approvata al
Senato sia profondamente cambiato e si arrivi a soluzioni costruttive e
ampiamente condivise.

Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci,
Fabio Porta

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