Recentemente (27 aprile) l'on. Murizio Lupi, ha dichiarato: “Purtroppo un tribunale ha deciso con una sentenza quali vite sono degne di essere vissute e quali no”. Falsità, sicuramente in buona fede, ma falsità. Sicuramente, giacché non si può dubitare della buona fede di un signore che non perde occasione per dichiararsi cattolico. Lupi si riferiva alla sentenza che la Corte di Cassazione emise riguardo al caso di Eluana Englaro. La sentenza stabiliva che il giudice poteva autorizzare l'interruzione delle cure soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che fosse provata come irreversibile la condizione di stato vegetativo e che fosse accertato che il convincimento etico di Eluana avrebbe portato a tale decisione se lei (lei, non la Corte caro Lupi!) fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento. E sottolineava: “Ove l'uno o l'altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l'autorizzazione, dovendo allora essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dal grado di salute, di autonomia e di capacità di intendere e di volere del soggetto interessato e dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa”. Come si vede, il signore cattolico ha detto una falsità. In buona fede, ovviamente.
Attilio Doni