A Castellammare la processione s’inchina al boss. E il sindaco Bobbio se ne va

Un breve inchino, appena accennato, un omaggio. Un segno di devozione. Non di fronte alla statua del santo di turno o della Madonna nella sua declinazione locale, ma alla casa di Renato Raffone, boss della camorra attualmente agli arresti domiciliari. Tradizione, la chiamano i cittadini di Castellamare di Stabia, che consiste nella processione per la festa del patrono San Catello con tanto di statua del santo portata in spalla per le vie del rione. Il rione di Portosalvo. Tradizione, che – con gesto benedicente dal suo carcere domestico – il boss novella anno dopo anno. Così anche questa volta i portatori si sono fermati sotto casa del camorrista ma il sindaco, l’ex magistrato Luigi Bobbio, ha ordinato di proseguire, urlando e impugnando la fascia tricolore, pronto a togliersela se si fosse indugiato ancora davanti a casa di Raffone.

Il divieto ha causato un parapiglia, ma come? niente sosta? La tradizione va rispettata, berciavano i portantini. Il vescovo, monsignor Felice Cece, come ogni anno presente alla processione, preoccupato per la piega che stava prendendo la discussione, ha voluto giustificare la contestata sosta sotto casa del boss spiegando che, per carità, c’era stato “un equivoco”. Quello stop serviva “solo a rendere omaggio a un’antica chiesa ubicata nei paraggi, nell’area di Portosalvo”. Il sindaco, che non deve avere l’abitudine a farsi prendere in giro, gli risponde piccato che no, la chiesa in questione stava più avanti. Ed è pure chiusa da dieci anni. Così detto si leva la fascia tricolore, fa ritirare il gonfalone del Comune, e si allontana.

Senza la scomoda presenza delle istituzioni locali la processione è ripresa, l’autorità religiosa presente ha ritenuto opportuno fermarsi sotto casa del boss a ricevere l’abituale benedizione, segno evidente che da quella finestra si sporgeva qualcuno che stava ben al di sopra dell’eccellenza reverendissima dalla mitria dorata. Sotto la casa del boss, tutti in genuflessione. Un momento appena, per carità, con grande soddisfazione dei portatori. I carabinieri di Castellammare, presenti alla scena, hanno notificato l’accaduto alla procura di Torre Annunziata e al prefetto di Napoli. Ed è in corso un’inchiesta.
Quando ci si è allontanati dall’abitazione del camorrista, il sindaco è però tornato nel corteo. Gonfalone compreso. Bobbio ha ricevuto il biasimo di molti suoi concittadini, biasimo che già s’era guadagnato in precedenza quando, da sindaco del Pdl, non aveva voluto partecipare alle manifestazioni contro la chiusura delle fabbriche locali che fecero di Castellammare la “Stalingrado del sud”, roccaforte dei partiti di sinistra, sede della Fincantieri ora dismessa. Senza lavoro e senza prospettive, la camorra torna ad essere padrona cui tutti obbediscono intimoriti.

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