Il Presidente Conte si è nuovamente riunito “con i pochi alleati” su invito (o ordine) del Ministro Alfano e del consigliere giuridico, Prof. Alpa, che è anche Presidente del Consiglio Nazionale Forense.
La strategia del Ministro è chiara: mantenere ferma senza alcuna modifica la legge sulla mediazione obbligatoria (non può dispiacere i poteri che gliela hanno commissionata) e, al contempo, creare ulteriori divisioni e scontri nell’Avvocatura, cercando di delegittimare l’O.U.A. come organo rappresentativo dell’Avvocatura.
Per ottenere questo risultato, il Ministro vuol far intendere che possano essere ritenuti rappresentativi di tutta l'Avvocatura italiana alcuni Presidenti di Consigli dell’Ordine che, esattamente al contrario, partecipano a queste riunioni riservate senza che abbiano alcun peso sulle decisioni, se non addirittura con animo collaborativo.
Infatti, la riunione “ministeriale” ha “partorito” l’unica proposta che, senza intaccare minimamente la legge sulla mediazione, la fa diventare più gravosa per i cittadini, gettando ancor più discredito sull’Avvocatura. Rendere obbligatoria la difesa tecnica, infatti, vanificherà tutte le nostre azioni di protesta contro i costi della mediazione e consentirà ai media “asserviti” di affermare che le nostre battaglie si sono arrestate di fronte al primo provvedimento economico di favore.
La domanda che ci dobbiamo inoltre porre è questa: il Presidente Conte è andato alla riunione rappresentando l’Avvocatura romana oppure per altri motivi, ad esempio di natura prettamente elettorale?
A noi non sembra che l’Avv. Conte abbia ricevuto alcun mandato “generale”, né alcuna “investitura” dagli Avvocati romani per parlare di mediazione con il Ministro in riunioni ristrette né, tantomeno, è stato da essi autorizzato ad accettare proposte di alcun tipo a loro nome, specie se così negative per tutti noi.
Essere il Presidente di un Consiglio dell’Ordine, sia pure importante come quello di Roma, non implica certo una simile rappresentatività senza uno specifico mandato e senza che si senta il dovere di consultarsi con la “base” per poterne interpretare al meglio le intenzioni. E questo lo può ben capire solo chi dimostra di avere, nel suo agire quotidiano, una autentica cultura democratica.
Inoltre, l’Avvocatura Romana (cosi come l’OUA) ha già fatto sentire la sua forte voce di contrasto a questa legge e a questo Ministro, chiedendone le dimissioni. In sostanza, il Presidente Conte è andato ad ascoltare gli ordini del Ministro a titolo esclusivamente personale.
In caso volesse, invece, essere legittimato in tal senso, convochi un’Assemblea straordinaria dell’Avvocatura romana ed ascolti la sua vera volontà sulla mediazione obbligatoria.
Gli Avvocati di tutta Italia il mandato lo hanno conferito esclusivamente all’OUA attraverso le mozioni approvate al Congresso Nazionale Forense a seguito di libere elezioni tenutesi su base proporzionale proprio a questo scopo.
Non ci facciamo ingannare da questi giochi di potere del Ministro e dei suoi alleati e teniamo la barra dritta sui veri problemi.
E', quindi, veramente incredibile che si voglia far passare come una “vittoria” quella che è una vera e propria svendita dell'Avvocatura e dei cittadini italiani ai poteri forti e alle logiche del business da parte del C.N.F., organo istituzionale non rappresentativo politicamente perché non viene eletto dalla base, e da alcuni Presidenti di Ordini, che hanno – guarda caso – già istituito i propri organismi di mediazione.
Si tratta di quegli stessi Ordini, infatti, che non hanno voluto introdurre, nel proprio regolamento, la necessaria assistenza del difensore perché li avrebbe fatti andare “fuori mercato” rispetto agli organismi privati di mediazione, ma che oggi invece la sbandierano come un grande successo.
Il Ministro si sta servendo di loro per attuare una palese strategia finalizzata al tentativo di dividere l'Avvocatura vera, che invece ha dimostrato di non cedere ai suoi ricatti e di utilizzare gli strumenti che le competono per ottenere, ben prima di quanto si sperasse, la rimessione alla Corte Costituzionale dei punti fondamentali della legge sulla mediazione: l'obbligatorietà a pena di improcedibilità e la composizione degli organismi di mediazione senza la previsione dei requisiti di competenza e professionalità per i mediatori.
I Colleghi, però, non ci sono cascati e moltissimi degli Avvocati che tutti i giorni si battono con professionalità ed orgoglio in difesa dei diritti dei cittadini hanno smascherato questo vero e proprio tradimento (vedi ad esempio la lucida ed estremamente centrata analisi di un Collega di Trieste e quelle di due Colleghi romani, Simone Cruciani e Vincenza Del Prete).
Ma del resto quasi tutti ricorderanno i proclami di quegli stessi Presidenti, che oggi si sono nuovamente prestati al medesimo gioco di tentare di delegittimare l'O.U.A., quando il Ministro nel gennaio scorso li aveva convocati promettendo loro il rinvio dell'entrata in vigore della mediazione (leggi comunicazione Conte del 19.1.2011 e quella successiva del 10.3.2011, contenente l'invito a disertare la manifestazione del Capranica), prendendoli poi in giro con il decreto Mille proroghe e ignorando con fare antidemocratico anche le decisioni delle Commissioni parlamentari riunite, che avevano già approvato all'unanimità il rinvio. Ci si domanda: è il Parlamento che ha l’iniziativa legislativa e il compito di fare le leggi, oppure la fonte primaria del diritto è diventato il Ministro?
Di fronte a questo nuovo delirio di autoreferenzialità immediatamente hanno preso posizione sia l'O.U.A. (leggi il comunicato del Presidente Maurizio de Tilla) che molti Consigli dell'Ordine (leggi la delibera di Catania), nonché svariati Delegati della Cassa Forense (vedi la comunicazione di Alberto Cocco Ortu e di Nicolino Zaffina).
Insomma nessuno di noi può e vuole accettare che pochi interessati e i loro corifei facciano mercimonio della nostra categoria a danno dei cittadini. Continueremo pertanto nella nostra battaglia giudiziaria e politica contro il provvedimento più grave ed assurdo mai ideato da un governo di qualsiasi colore partitico per affossare definitivamente la “Giustizia”, privatizzandola e rendendola un business per quegli approfittatori, che finora avevano potuto operare solo al di fuori del sistema giudiziario.
Vi aggiorneremo presto.
Mauro Vaglio, Petro Di Tosto, Donatella Cerè, Alessandro Cassiani