di Maria Giovanna Cappellini
Bin Laden è stato ucciso e con lui quella parte di mondo che è malato, quella che ha dato origine alle oligarchie del Medio ed Estremo oriente per far sì che l’intero nostro pianeta ne facesse le spese. Il mondo ha pagato e continua a pagare, dalle ‘torri’ in poi. La strage dell’11 settembre 2001 non ha ucciso ‘solo’, si fa per dire, 2974 persone in un paio di minuti, ma ha generato un’ecatombe economica di dimensioni planetarie. La sicurezza dell’intera comunità internazionale ha vacillato e, con lei, l’economia del globo, perché è certo che la paura inibisce e porta al declino. Abbiamo, non del tutto a torto, avuto paura di una parte di mondo che non perdona, che uccide le donne solo perché scoprono il loro volto, di una parte di mondo che vuole l’integrazione dei suoi figli nelle nostre vite e nelle nostre case ma che ci considera impuri o ‘figli del diavolo’. Eppure, qualcuno ancora si chiede se ciò che è stato fatto sia giusto o meno; eppure, i giornali titolano “la figlia di Bin Laden ha visto il padre morire”; eppure, ci si chiede: “Perché Obama ha impedito la divulgazione del video della morte”? Eppure, si parla ancora di “diritto di difesa”, anche se ci sono eventi in cui qualsiasi diritto cessa di esistere. I crimini perpetrati da Al Qaeda possono prevedere conseguenze di questo tipo. Eppure, mentre il mondo esulta per una vittoria che è di tutti, qui da noi ci si interroga, perché in Italia, da molto, anzi troppo tempo, non si cerca più la verità, ma solo la polemica. Bin Laden è morto e, per quanto mi riguarda, da oggi, comunque vada, il mondo sarà un posto migliore.