Da Aldo Moro al “Giorno della memoria delle vittime del terrorismo”

Il 9 maggio 1978, una data che segna la storia d'Italia: è la data del ritrovamento, a Roma, del corpo senza vita dell'On. Aldo Moro.

Moro è stato un grande statista e un protagonista della vita politica del nostro Paese, un professore universitario amatissimo dai suoi studenti, un grande uomo nella vita quotidiana e familiare. Un uomo politico vissuto in un periodo della storia italiana e internazionale segnato da forti trasformazioni sociali, da profonde e apparentemente irriducibili contrapposizioni ideologiche e da alti livelli di conflittualità, che lui cercava di superare con progetti di lunga durata e di ampio respiro, capaci di precorrere i tempi. Moro rappresentava una speranza e perciò quell'evento drammatico del suo assassinio ancora oggi scuote le coscienze di tutti noi.
Nel 2007, dopo 29 anni dai tragici fatti di allora, con l'approvazione della legge istitutiva del “giorno della memoria, dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale, e alle stragi di tale matrice” si è scelta, simbolicamente, la data del ritrovamento del suo corpo, il 9 maggio, per ricordare tale giorno.
Nella cerimonia ufficiale di commemorazione delle vittime del terrorismo il Presidente Napolitano, ponendo l'accento sui servitori dello Stato, ha sottolineato “come fu essenziale la loro lealtà alle istituzioni e come fu decisiva, contro il terrorismo, la battaglia sul fronte della giustizia penale. Quella battaglia fu vinta grazie al concorso e, nei casi estremi, al sacrificio di tutti i soggetti impegnati nelle attività investigative e nei percorsi processuali: magistrati – pubblici ministeri e giudici – uomini della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri,…. ed egualmente avvocati fedeli al loro mandato e cittadini prescelti come giurati che non si lasciarono intimidire. Sul fronte della giustizia la battaglia fu vinta – ecco il come più importante – in nome e nel rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto, retaggio prezioso e irrinunciabile della lotta antifascista e della Resistenza”.
Il terrorismo, in Italia, nell'ultimo mezzo secolo ha dato vita a quel contesto storico chiamato “anni di piombo”, con un sacrificio umano, fra vittime individuali, stragi terroristiche e violenza politica, che arriva a contare ben 428 morti e oltre 2000 feriti. Un bilancio di dolore personale e sociale incredibile che quest'anno ricordiamo proprio mentre a livello internazionale si assiste alla disfatta fisica di Bin Laden che speriamo determini un cambiamento di rotta, sia sul piano culturale che pratico, nei comportamenti dei terroristi di ogni dove portandoli alla rinuncia alla lotta armata e allo stragismo.
All'inizio del 2011, le vicissitudini del terrorismo nostrano, con tutte le implicazioni di carattere storico e politico, sono tornate alla ribalta della cronaca con la nota vicenda Battisti. La sua mancata estradizione dal Brasile, in seguito alla condanna da parte della Giustizia italiana per 4 omicidi, ha richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica, attraverso giornali e TV, sul periodo della nostra storia recente che ha segnato una intera generazione e che spesso viene dimenticata e non arriva ad essere bagaglio culturale delle giovani generazioni, vaccinandoli contro ogni possibile forma di ricomparsa di tali nefaste forme di lotta.
È dunque un obbligo morale oltre che politico ricordare le vittime di ieri, quelle persone cioè che hanno trovato lungo la loro strada i gruppi eversivi, dalle Brigate Rosse a Ordine Nuovo, che hanno tentato di minare le fondamenta della nostra Repubblica e lo Stato democratico con ben 14.615 attentati, come ci ricorda Sergio Zavoli ne' “La notte della Repubblica”.
Per queste ragioni ritengo di primaria importanza ricordare le vittime di ieri, ma allo stesso tempo diffondere, veicolare e alimentare la cultura della legalità, della giustizia sociale, e della solidarietà; il sacrificio di Moro, Bachelet, Alessandrini e tanti altri difensori dello Stato e della democrazia, deve smuovere anche oggi le nostre coscienze contro la violenza del terrorismo, e deve essere d'insegnamento alle nuove generazioni che ben poco conoscono queste vicende.
Credo che si debba arrivare a comprendere meglio, soprattutto in occasione del 150° dell'Unità d'Italia, che cosa sono stati gli “anni di piombo” e la risposta di solidarietà del nostro Paese, indicando ai più giovani il valore dell'eroismo civico di chi ha difeso la democrazia e ha permesso all'Italia di crescere nei valori democratici.
Al riguardo vi invito a leggere la bella prefazione dell'on. Pierluigi Castagnetti al libro di Piero Panzarino: “L'eredità politica di Aldo Moro. Pensiero e azione di un uomo libero” edito da Marsilio. Con le sue considerazioni – seppur nell'angusto spazio di una prefazione – Castagnetti fa un'interessante analisi in grado di offrire spunti, insegnamenti e il ricordo di alto profilo politico dello statista Aldo Moro.

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