Il clan Polverino, baroni tra Napoli e la Spagna

Tra Napoli e la Spagna, come gli Angiò e i Borbone, i moderni signori del Mediterraneo occidentale sono però figli della gumurra, mercenari al soldo del crimine fattisi rispettati uomini d’onore con interessi nell’edilizia, nel traffico di hashish e nel settore alimentare. Un giro di affari milionario quello dei Polverino, clan nato dalla bassa manovalanza e filiazione dei Nuvoletta, da cui poi hanno saputo affrancarsi. Nato nella zona di Marano e Quarto, ma poi estesosi a tutta l’area flegrea fino ai quartieri napoletani di Pianura e Vomero, il clan Polverino ha oggi un potere che coinvolge non solo la Campania, ma l’intero territorio nazionale e la Spagna.

Come già i Nuvoletta, tra i primi a stringere un’alleanza con la mafia palermitana, anche i Polverino hanno saputo guardare di là dal mare facendosi sempre più autorevole gruppo nel panorama delinquenziale non solo campano. Decisiva la capacità imprenditoriale del suo leader Giuseppe Polverino detto ‘o barone’, lungimirante nell’impadronirsi del mercato dell’hashish e nell’allacciare contatti stabili, estremamente remunerativi, con i trafficanti marocchini residenti in Spagna, ma anche attento a diversificare gli investimenti in attività apparentemente lecite, nel settore edilizio e dell’industria alimentare.

Su mandato della Dda partenopea sono state quaranta le persone destinatarie di un ordine di custodia cautelare, ma le indagini hanno fatto luce su molti aspetti criminali che vedono coinvolto il clan. Le investigazioni condotte sul territorio spagnolo hanno, infatti, consentito di documentare il coinvolgimento degli indagati nel controllo di attività commerciali, finanziarie, immobiliari non solo a Napoli e provincia, ma anche in alcune città della Spagna. E’ stato, inoltre, evidenziato il massiccio impiego delle risorse criminali in uno “strutturato” traffico di ingenti quantitativi di hashish, importato dal Marocco e gestito nella penisola iberica, per rifornire sia le principali località di spaccio gestite dai vari clan di Napoli, sia alcune organizzazioni criminali attive in altre parti d’Italia. L’inchiesta ha, inoltre, ricostruito il grave quadro indiziario in relazione alla capacità del clan Polverino di imporre le estorsioni a numerosi commercianti e imprenditori di Quarto e comuni limitrofi.

E’ stato poi accertato il trasferimento fraudolento di valori per eludere le disposizioni della normativa antimafia, effettuato mediante l’attribuzione a prestanome di locali pubblici, terreni, unità immobiliari, quote di società di capitali e cooperative, auto, moto e imbarcazioni. Il clan Polverino opera la “sistematica imposizione” della fornitura di calcestruzzo, sviluppando una “rilevantissima attività” nel settore delle costruzioni edili. Ha, inoltre, il regime monopolistico della produzione e distribuzione in molte parti della provincia di Napoli di farine, pane, carni, pollame, bovini, uova, caffè e altri generi alimentari. Monopolistica l’importazione di hashish in Campania servendo anche il mercato gestito da alcuni gruppi mafiosi calabresi e siciliani. Straordinaria la sua “straordinaria capacità d’infiltrazione nel mondo economico e imprenditoriale” spaziando dall’edilizia al comparto alimentare, con un interessamento al settore turistico e alberghiero, soprattutto in Spagna. “Il clan Polverino è da considerarsi, insieme a quello dei Casalesi – ha detto in conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, Mario Cinque – quello che ha maggiore capacità di reinvestire i proventi dei traffici illeciti.

(m.zol)

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