CRITICHE NELLA CHIAREZZA

Ho sempre avuto un rapporto di chiarezza con i lettori e quindi non posso nascondere che sono profondamente amareggiato per come si sia proceduto al “rimpasto” di governo, ovvero all’infornata dei 9 nuovi sottosegretari.

Precisato che in merito non avevo e non ho alcun interesse personale è chiaro che Berlusconi ha dovuto “pagare” per il recupero di voti alla maggioranza, ma è stato sbagliato il metodo e la sostanza.

Incomprensibile il metodo perché si è scelto di accontentare anche chi – come Roberto Rosso, il suo caso lo spiegavo la volta scorsa – ha fatto tutto quello che ha voluto, entrando ed uscendo dal PDL come da un bar, e poi ha incassato addirittura un premio per la sua condotta, alla faccia di chi mostro lealtà e coerenza nei momenti difficili.

Se aveva un senso ringraziare chi ha lasciato l’opposizione con scelte trasformiste (che non sono certo una novità nella storia politica italiana, ovunque e da sempre e quindi è sciocca l' ipocrisia) doveva prevalere la dignità nel non promuovere addirittura chi votò – e magari più volte – contro lo stesso governo cui ora si fa parte, in una giostra dove si sale e si scende senza alcuna logica di merito.

Ma è anche e soprattutto la sostanza che conta e Berlusconi sembra non rendersi conto che con questi metodi sta danneggiando pesantemente lo stesso PDL che ha creato, perché questi comportamenti fanno saltare ogni logica di autorevolezza e serietà. Centinaia di parlamentari che hanno mantenuto fede alla parola data, che non hanno imbrogliato gli elettori, che hanno sempre appoggiato il governo e il premier anche – qualche volta – “turandosi il naso”, vengono dimenticati e sono avviliti davanti al sorriso beffardo di chi ha tradito ieri e magari lo farà ancora domani.

Oltretutto allargare il governo non fa aumentare il margine di maggioranza alla Camera, messo in difficoltà dopo l’abbandono dei finiani, perché Berlusconi avrebbe dovuto almeno approfittarne per imporre una scelta: o si sta in parlamento o si sta al governo.

Occupare invece entrambe le cariche vedrà addirittura sempre più assenze tra i deputati-sottosegretari o ministri, impegnati in obblighi dell’esecutivo.

Allora, quali i vantaggi in termini di numeri di maggioranza?

Ma più di tutto si impone una profonda riflessione sul modo in cui oggi in Italia si vive la politica dove i partiti (tutti) sono sfasciati e senza regole, senza leadership e senza programmi. Una crisi della politica che si trasformerà in astensionismo o voto irrazionale e di protesta per qualsiasi Grillo da strapazzo.

Tutti hanno dei guai: in settimana abbiamo visto il PD presentare una mozione sulla Libia, ritirarla, cambiarla e ripresentarla solo per trovare un testo condiviso che alla fine non dice assolutamente nulla pur di non frammentarsi. Così come nel centro-destra la Lega ha avuto la furbizia di pretendere chissà quale scelta di politica estera presentando richieste di assoluto buon senso ma che – appunto – non possono essere poi spacciate come “vittoria” leghista come invece è stato, ma un’altra volta il PDL ci ha rimesso la faccia.

Ma come fa a funzionare un partito come il nostro dove parlano sempre i soliti, dove non ci sono gerarchie e credibilità ma solo promozioni d’ufficio, non si fanno congressi, non si nominano i capigruppo, non ci sono assemblee degli eletti?

Un partito dove – soprattutto – non c’è minimamente un’ “anima” perché il Berlusconismo può essere un collante, ma non una filosofia di vita?

E’ per me amaro scrivere queste cose, ma tradirei la fiducia che mi è stata data se rimanessi zitto. A chi mi suggerisce “Che ci stai a fare lì? Allontanati!” rispondo che è troppo facile questa scelta della fuga o del passaggio ad altre più comode rive (posizioni che oltretutto “pagano”, come si è visto).

Tutto questo perché io credo davvero in una destra democratica e concreta, proseguendo in un percorso politico che per me nato tanti anni fa ed alla cui evoluzione mi sento fedele.

Questa destra – come in tutta Europa e negli USA – ha bisogno di un grande partito di massa che ne incarni i principi ed i programmi, un partito dove è logico ci siano gruppi e contrapposizioni, ma che alla base deve avere una sostanza di idee e chiari punti programmatici, non basta qualche slogan sulla voglia di fare.

Per costruirlo servono persone per bene che si impegnino sul serio e che solo poi – e se del caso – vengano premiate, non con cambiali in bianco o sotto la minaccia di far mancare il proprio voto.

Per questo non ci si può nascondere, scappare o tornare indietro, ma è ora che si affrontino alla radice e alla luce del sole i problemi di un partito che non c’è e che rischia di implodere perché non ha fondamenta né costruttori capaci.

Se queste scelte non verranno, se l’andazzo continuerà a questo modo, se ogni avvertimento di chi vive la realtà della gente più di quella del palazzo cadrà nel vuoto solo allora ciascuno prenderà la propria strada, zaino in spalla, dovendo ammettere il fallimento.

In quello zaino io ci metterò speranze, idee, amici, volti di gente che è andata avanti una vita credendo nei propri ideali: il sale – almeno per me – del fare politica. Perché se le idee camminano con le deboli gambe degli uomini sono proprio quelle idee e quelle speranze che ti portano avanti quando le cose vanno male e arrivano le ore amare della delusione, idee che per lo meno, però, non devono essere cancellate dal comportamento di chi sta perdendo il rapporto con la realtà quotidiana del Paese

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