E’ venuto il momento di fare il punto. Anche se in economia, in ogni caso, non è facile affidarsi ai pronostici. Restano, però, tanti fatti e situazioni che implicano il tentativo di un chiarimento. L’indice ISTAT sul costo della vita è chiaro: +2,5% per il periodo aprile 2010/2011. Tutti i prezzi, generi alimentati compresi, hanno fatto registrare un’impennata che riteniamo continuerà anche dopo il periodo estivo. L’unica nota consolante, sempre che l’espressione abbia ancora un significato, è il meccanismo di sgravio fiscale che, riferito al corrente anno, troverà riscontro nel 2012. Un tentativo, secondo noi, di favorire la quadratura del bilancio famigliare. Restano, invece, forti perplessità su tutti i costi delle materie prime che l’Italia ha la necessità d’importare. A circa metà del 2011, già possiamo fare un’attendibile anticipazione per il prossimo anno. Per il riscaldamento spenderemo almeno un 30% in più e per l’energia elettrica, pur col fiorire di tanti nuovi gestori, l’apprezzamento non sarà inferiore al 12% rispetto alle tariffe attuali. Nonostante la levata di scudi dei sindacati, questi nuovi “sacrifici” dovrebbero favorire una sorta di ripesa produttiva condizionata. Noi ne dubitiamo. Anche se c’è l’impegno del Governo di ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sulle agevolazioni correlate all’edilizia residenziale. Sarà. Intanto il numero dei disoccupati è in aumento e la cassa integrazione non è stata minimamente frenata. Per tirare avanti, si ricorre ai “finanziamenti” e ci s’indebita anche per gli anni a venire. Insomma, da noi si profilano tempi ancora più pesanti di quelli che ci portiamo sulle spalle dopo la crisi economica internazionale del 2009 ed anni successivi. Il panorama nazionale si è ulteriormente deteriorato e l’estate servirà solo a mitigare, se pur stagionalmente, il malessere del Paese. Insomma, accanto all’incertezza politica, alla quale siamo abituati, si sta instaurando una sorta di limbo economico che continua a destare preoccupazioni soprattutto per i redditi da lavoro dipendente e da pensione. E’ inutile negarlo: il 2012 non sarà migliore di quest’anno. Secondo noi, non ci può essere un futuro impostato sull’indebitamento. Purtroppo i nostri mali hanno origini lontane. Le maggiori responsabilità orbitano sugli Esecutivi degli ultimi decenni del secolo scorso. In allora, imprudentemente, abbiamo speso di più di quanto siamo stati in grado di guadagnare. Col 2002, con l’entrata in vigore dell’Euro, i nodi sono venuti al pettine. Senza la crisi internazionale, che non abbiamo mai sottovalutato, l’involuzione attuale si sarebbe verificata ugualmente. Forse in tempi anche più rapidi. Meglio prepararci, quindi, ad un futuro nel quale sarà più importante meritare fiducia che chiederla. Dato, però, che politica ed economia non possano essere disgiunte, non sarà facile trovare una via responsabile per garantirci, almeno, situazioni più affidabili. Probabilmente, sarà necessario rinunciare a molto per avere poco; ma quel poco dovrebbe rappresentare la prima garanzia per ritrovare l’equilibrio smarrito. Senza polemiche, la scelta appare necessaria ed improrogabile. Meglio, quindi, farla nostra di buon grado prima che gli eventi ce la impongono. Punto e basta.
Giorgio Brignola