Les nouveaux anarchistes dove chi quando il tuo stile?

Piero Pieri è docente universitario a Bologna e oltre insegnare, racconta di certi studenti e di certi insegnanti e aspiranti tali…nel suo libro LES NOUVEAUX ANARCHISTES, ATTI INTOLLERABILI DI DISPERAZIONE A BOLOGNA . Si respira un’ aria pesante, non propriamente odorosa di viole e prosciutti, ma neanche di tortellini e appennino, che è quello che mi viene da ripensare alla Bologna conosciuta nei primi anni ’70. Sono certa che lo ha spinto l’amore a scrivere di questi ragazzi, che conosciamo molto poco, come a volte anche i nostri figli , e ormai nipoti se siamo nei “terzi anta”. Ho incontrato il professore sulla mia pagina Facebook, mi ha saputo intrigare con quel titolo, evidentemente non gli è sconosciuta l’arte dell’affabulatore. Ma sono favole quelle che descrive? “Prendendo come campione l’ateneo di Bologna, il romanzo mette a nudo le forme tragiche di un precariato intellettuale che sovente sfociano nella scelta autodistruttiva , dell’azione politica eversiva, della ribellione anti-sociale, fino al delitto come autodifesa dalle regole non scritte di uno stato che tortura innocenti, sospettati d’essere anarco-insurrezionalisti.” Sarebbero? Il loro…il tuo stile.

Non è davvero questa, la presentazione di un libro, Les nouveaux anarchistes. Atti intollerabili di disperazione a Bologna. Ci sono sono ampie e molto interessanti critiche in rete, io ho avuto il piacere di leggere il libro nelle passate giornate di Pasqua, mentre stavo male, davanti al mare di Marsiglia e mi sembravano onde che andavano e tornavano, sbattute sugli scogli, queste storie così fragili e di ripetute violenze…” Due studenti si tengono per mano spaesati nel fumo dei lacrimogeni; sullo sfondo un autoblindo, tra macerie e rifiuti, nelle giornate di marzo dopo la morte del militante di Lotta continua Francesco Lorusso. Il titolo, un omaggio ironico e appassionato al grande chansonnier, accende un cortocircuito di citazioni, rimandi, memorie anche visive dentro una memoria che non torna, che non si stratifica nel vissuto e scivola come acqua attraverso vuoti e fenditure…I nuovi anarchici raccontati e immaginati da Pieri sono studenti e precari che gravitano attorno all’ateneo bolognese in un tempo – il presente “liquido” e postglobale – povero di desideri e di dignità. Nessun rapporto con i destini romantici di una canzone che esalta la libertà, la solitudine, la malinconia, ma il filo di un riflessione politica sul passato di una generazione delimita uno dei sottotesti della narrazione. Un personaggio di questo racconto, Aurora, giovane studentessa che frequenta l’università di Bologna, si chiede “ che fine hanno fatto quelli del ‘77”: “Incontro solo professori che hanno fatto il ’68”, dice, “E questo va bene, niente da dire. Però, mi chiedo, quelli che hanno fatto il ’77, uno di questi all’università non l’ho ancora incontrato. O se l’ho incontrato non mi ha mai detto: ragazzi cosa aspettate a fare un bel ’77… O non ricordano il loro passato politico o non insegnano all’università”. Ho voluto solo aggiungere una storia reale anch’ essa e poco conosciuta. Perchè chissà per quale ragione i ragazzi “volano via”, magari in Grecia, come nel racconto di Piero Pieri. Come quel 6 dicembre 2008 ad Atene.

Ho chiesto a Piero Pieri se conosceva Michele Fabiani, e mi è parso di capire che proprio non sapeva chi fosse. Nemmeno io, fino a pochi anni fa, poi come al solito mi incuriosiscono certe storie minori…un giovane anarchico, filosofo e scrittore italiano. E’ salito alle ribalte delle cronache nazionali dopo essere arrestato con l’accusa di far parte di una cellula anarco-insurrezionalista denominata COOP-FAI (Contro ogni ordine politico – Federazione Anarchica Informale). Attualmente è in fase di svolgimento il processo a suo carico. Michele Fabiani, nato il 16 febbraio 1987, è un giovanissimo anarchico e filosofo di Spoleto (Perugia). Ha frequentato il liceo scientifico Alessandro Volta, impegnandosi nel movimento studentesco spoletino e anche, sin dall’ adolescenza (14-15 anni), nel movimento anarchico e nel sostegno al prigioniero comunista Paolo Dorigo, allora detenuto proprio a Spoleto. I suoi scritti sono comparsi inizialmente su anarcotico.net , dove veniva pubblicato un foglio telematico intitolato Il Rivoluzionario Successivamente per una serie di incomprensioni con la redazione del sito si è trasferito su anarchaos , dove sono stati pubblicati numerosissimi suoi articoli, saggi e commenti. Michele è attivo anche nell’Associazione Vittime armi elettroniche-mentali, nelle lotte anticarcerarie e nell’elaborazione di nuove teorie anarchiche. Dall’età di 14 anni ha studiato, da autodidatta, autori come Stirner, Heidegger, Goethe, Nietzsche, Bakunin, Hegel, Platone, Bonanno ecc. Il Razionale e l’Assurdo è la sua prima opera, scritta tra il gennaio e l’aprile 2005, a soli 18 anni.Il 23 ottobre 2007, insieme ad altri 4 compagni-amici di Spoleto (Andrea Di Nucci, Dario Polinori, Damiano Corrias e Fabrizio Reali Roscini), è stato arrestato nella cosiddetta “Operazione Brushwood” (operazione boscaglia) con l’accusa di far parte di una cellula anarco-insurrezionalista denominata COOP-FAI (Contro ogni ordine politico – Federazione Anarchica Informale).Il 18 luglio 2008, a Michele Fabiani sono stati concessi i domiciliari. Il 26 settembre Michele è stato messo in semilibertà, con obbligo di dimora nel comune di Spoleto e di rientro notturno dalle 21 alle 7. Dal 26 novembre 2008 il Mec (come lo chiamano gli amici) è finalmente libero.”
Ne avevo scritto nel 2008, per un vizio che mi prende… Fannulloni nella Boscaglia : “Nel carcere di Sulmona, noto per i suicidi avvenuti al suo interno, “soggiorna” da più di otto mesi Michele Fabiani di 21 anni, reo di filosofeggiare e scrivere di anarchia, meno noto assai di Ottaviano Del Turco, dentro allo stesso carcere per associazione a delinquere, corruzione e concussione per gestione privata nella sanità. Ma per quest’ultimo finanche Veltroni ha chiesto dopo pochi giorni “piena luce nel più breve tempo possibile», perchè spesso “i teoremi accusatori sono teoremi che poi alla fine non vengono confermati”. Piena luce e non ombre dunque nella Boscaglia di Brushwood: mi chiedo ad esempio se i parlamentari tutti, sono sottoposti a controllo medico in caso di malattia e se per loro valga una qualsiasi misura di giustificazione dell’assenza dall’attività parlamentare, se invece è premiata con gettone di presenza la loro produttività, la fatica del trasferimento di sede con una diaria, come il regolamento parlamentare regoli e punisca le prestazioni pianistiche con voto elettronico… Parliamo di mani che hanno lasciato l’impronta della truffa nel sistema sanitario, imprenditoriale, bancario, finanziario, economico, politico, culturale, mani pronte a prendere il gettone di presenza e difendere il suo aggiornamento d’acquisto nel mercato della truffa. La presenza del dipendente pubblico è un’obbligo, tanto quanto giustificare la sua assenza. Nel Paese dove la discriminazione sui cittadini è padrona, si legge nella Sintesi delle disposizioni su lavoro e previdenza contenute nel decreto legge n. 112 del 2008, l’articolo 72 “la misura rigurda per gli anni 2009, 2010 e 2011 il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti pubblici non economici, le Università, le Istituzioni ed Enti di ricerca ma esclude il personale della scuola. Le richieste di esonero dal servizio saranno accolte a discrezione dell’amministrazione e “dando priorità al personale interessato da processi di riorganizzazione della rete centrale e periferica o di razionalizzazione o appartenente a qualifiche di personale per le quali è prevista una riduzione di organico”.Il dipendente può chiedere in realtà sia di dare prestazioni come lavoratore autonomo o consulente (nel qual caso gli spetta il 50% dello stipendio) sia svolgere “in modo continuativo ed esclusivo attività di volontariato, opportunamente documentata e certificata, presso organizzazioni non lucrative di utilità sociale, associazioni di promozione sociale, organizzazioni non governative che operano nel campo della cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, ed altri soggetti da individuare con Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da emanarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge”: in questa seconda ipotesi “il predetto trattamento economico temporaneo è elevato dal 50 al 70%”. In ogni caso, “all’atto del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio”. A questo ci ha abituato la Mafia del potere, pronta al controllo del bene pubblico , in “missione” per il male nostro, già ammalati da tempo di assenza della coscienza collettiva, quella dilagante classe, pronta ad incassare con un gettone di presenza, l’indulgenza plenaria distribuita dal Grande Penitenziere, chiamatelo pure Grande Leviatano che sorride beffardo ai sondaggi sul gradimento pubblico.
Avevo letto una sua lettera: “Spoleto – 14/11/2007 12:26 «Sono Michele Fabiani, “detto Mec”, come direbbero i giudici, eh eh. Vorrei che questo scritto girasse il più possibile, non so ancora se potrò fotocopiarlo o se dovrò ricopiarlo a mano per cercare di mandarlo il più possibile in giro. Dalla seconda media mi chiamano Mec perchè per spirito di contraddizione tifavo la Maclaren…. e così ho appena scoperto che di sfortune ne ho avute di 2 in 2 giorni: la macchina di Agnelli e Montezemolo vince i mondiali e io finisco in galera. Martedi 23 ottobre 5 brutti uomini (2 erano cosi’ brutti che si sono messi il passamontagna) irrompevano in casa mia, la mettevano completamente sottosopra e mi arrestavano in base all’articolo 270bis (scritto dal ministro Rocco per Mussolini). I reati associativi come l’art. 270 bis e 270 permettono di arrestare qualcuno non per cio’ che ha fatto, ma per come la pensa, perchè fa parte di qualche fantomatica associazione. Basti pensare che uno di noi 5, rinchiusi in isolamento giudiziario da quasi 4 giorni e da oggi in E.I.V., è accusato solo di aver fatto una scritta su un muro! Ci pensate? Tre volanti (a testa), i mitra, i passamontagna, la scorta aerea dell’elicottero, le telecamere, il carcere, l’isolamento, l’e.i.v., per una scritta su un muro! Sono poi stato portato alla caserma dei carabinieri di Spoleto e poi a quella di Perugia, infine da quella di Perugia al carcere. Il primo momento propriamente comico è stato il trasferimento tra la caserma di Perugia e il carcere: chi guidava la macchina, forse impressionato, si è sbagliato strada e abbiamo fatto 2 volte il giro intorno alla stazione ferroviaria. In carcere mi stanno trattando bene, non mi hanno mai toccato (in tutti i sensi, neanche per gli spostamenti). La cella è molto sporca, c’è un tavolo appeso al muro con un armadietto inchiodato ed un letto inchiodato per terra ed alla parete. Oggi è caduto l’isolamento e abbiamo anche la tv. Resta il divieto di comunicare tra noi, che è la cosa peggiore. Ho visto le immagini del TGR Umbria che eravate fuori durante gli interrogatori: eravate tanti! Sono stato tanto felice, purtroppo da dentro non vi abbiamo sentito. Ho risposto alle domande non perchè io riconosca un qualche valore alla magistratura, ma per il semplice motivo che nelle motivazioni del nostro arresto c’erano scritte talmente tante (omissis) che ho ritenuto importante contraddirle subito, pur senza essermi mai consultato con gli avvocati, per la corretta esposizione dei fatti, per la libertà di tutti noi. Talmente tante erano le falsità, le contraddizioni, gli errori grossolani che era di importanza strategica distruggerle immediatamente. Nessuno tema o si rallegri: io ero, sono e resto un prigioniero rivoluzionario. Lo ero, un prigioniero ed un rivoluzionario, anche prima di martedi: siamo tutti prigionieri, tutti i giorni. Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando passiamo gli anni più belli della nostra vita sprecati su una macchina, quando facciamo spesa, quando non possiamo farlo perchè mancano i soldi, quando li buttiamo via i soldi per delle cazzate (vestiti, aperitivi, sigarette non c’è differenza) quando guardiamo la tv che ci fa il lavaggio del cervello, che cerca di terrorizzarci con morti, omicidi, rapine (quando in 15 anni gli omicidi sono diminuiti del 70%) così che noi possiamo chiedere piu’ telecamere, piu’ carceri, pene sicure, quando se c’è una pena davvero sicura a questo mondo è quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni. Io non ho mai detto “SONO UN UOMO LIBERO”, in pochi possono dirlo senza presunzioni. Se io fossi un uomo libero, andrei tutti i giorni sulla cima del Monte Fionchi, in estate con le mucche e le pecore e in inverno con la neve, e dopo aver raggiunto faticosamente le cime…guardare a nord ovest, la valle Umbra o Valle Spoletino come si diceva una volta, poi a nord est la Valnerina e il Vettore quasi sempre liscio dietro, e poi via verso est tutti gli appennini che cominciano da lì, fino a sud dove ci sono quelle meravigliose foreste… E forse, ripensandoci, neanche lì sarei davvero libero. Perchè la valle Umbra è piena di cave, di capannoni, di fabbriche, di mostri che devono essere combattuti. Ma mancano gli eroi oggi mentre di mostri ce ne sono anche troppi. Quindi io non sono un uomo libero, il dominio non è organizzato per prevedere uomini liberi. Però sono un rivoluzionario, un prigioniero rivoluzionario. Io sapevo gia’ di essere un prigioniero, prima che un giudice me lo dicesse. Certo, questa prigione è diversa da quella fuori: qui vedi tutti i giorni, in maniera limpida, simbolica e allo stesso tempo materiale quali sono i rapporti di forza del dominio; dove c’è chiaramente e distintamente l’uomo, con i suoi sogni, i suoi amori, il suo carattere, e il sistema, le sbarre, le catene, le telecamere, le guardie. Potremmo dire, ironicamente, che da un punto di vista politico-filosofico qui le cose sono più semplici: il sistema cerca di annientare l’individuo, l’individuo cerca di resistere. Ovviamente l’uomo qui sta peggio. E’ inutile fare retorica. Dopo qualche giorno la gabbia te la trovi intorno alla testa, è come se avessero costruito un’altra piccola gabbietta, precisa precisa intorno alla tua testa. Con il cervello che ragiona ma non ha gli oggetti su cui ragionare, con la voglia incontenibile di parlare e non c’è nessuno, di correre e non c’è spazio, quando mi affaccio alla finestra vedo un muro con altre sbarre, non si vede un filo d’erba, una collina (neanche durante l’aria, che passo solo in una stanza piu’ grande), fuori dalla tua gabbia c’è un altra gabbia. La mia paura è che questa sensazione mi rimanga anche quando esco. Che la lotta per non impazzire diventerà il fine della mia vita. Nel carcere “formale” l’uomo combatte contro se stesso, mentre nel mondo fuori il rivoluzionario deve combattere una guerra contro entità oggettive. La mia paura è che ci si dimentichi di questi 2 livelli di scontro, che anche quando uscirò ci sarà questa gabbia intorno alla testa che mi ………… e mi dice di non prendere a calci la porta della cella e di mettermi ad urlare. Non solo l’uomo antropofizza il mondo, ma in galera l’uomo antropofizza anche se stesso: come distruggiamo le montagne, così qui distruggiamo la nostra mente, costruendo fantasmi contro cui scontrarci. Il rapporto è tutto mentale qui. E’ di questo che voglio liberarmi, voglio uscire e continuare ad avere una capacità di analisi oggettiva della realtà. Qui questa capacità rischio di perderla. Mentre fuori, innaffiando un seme e facendo crescere una pianta, si ha un’interazione fisica con il mondo qui lo scontro è tutto psicologico. Lo scontro è fisico solo ad un primo livello, con i muri che non mi fanno uscire, ma in realtà la guerra è anche con i nostri fantasmi. I muri sono troppo materiali per essere reali. Sbagliano i marxisti quando riconducono tutto alla materia. La realtà è una sintesi in cui l’uomo colloca se stesso tra il mondo e le sue idee. In galera purtroppo questa sintesi è pericolosamente, patologicamente, troppo incentrata sulla mente. Ai compagni che scrivono che non trovano parole dico di trovarle queste parole che ne abbiamo troppo bisogno. Scriveteci a tutti e 5! Vorrei che qualcuno dicesse ad Erika che le mando un bacio. Mec, Un anarchico in cattivita’ 26/10/07»
Mirko Mura respinge:”Servizi segreti infamano la”figura”dell’Anarchia Italiana con una falsa rivendicazione.
Ecco dove poterlo incontrare, già da domani Piero Pieri con il suo libro LES NOUVEAUX ANARCHISTES, ATTI INTOLLERABILI DI DISPERAZIONE A BOLOGNA:

4 maggio, Facoltà di lettere di PERUGIA, ore 16.30 Presenta FrancesTuscano e Siriana Sgavicchia.
5 Maggio Facoltà di lettere di CASSINO, Presenta Andrea Cedola, ore 13.
5 Maggio Biblioteca comunale di FROSINONE ore 18. Presenta Cedola.
6 Maggio Libreria Koob,ROMA via L. Poletti 2 (quartiere Flaminio). Ore 18,
Presenta A. Cedola e F. Fiorletta.
6 Maggio Libreria ROMA Rebel Store Via dei Volsci, 41 ore 21.30 Presenta Marco Pacifici.
7 maggio Libreria Odradek,TUSCANIA, Via Roma, Ore 17. Presenta Marco Pacifici.

UN SALUTO A LES ANARCHISTES
e ancora la canzone di Leo Ferrè IL TUO STILE.
Come mi piacerebbe sapere sentire cosa ne pensano i protagonisti veri...
dello stile della Vita.

Doriana Goracci


Le grida della strada i passanti i negozi dove come in un insulto ti vai a rispecchiare tra gioielli da poco e biancheria da niente ombre in occhi di donna che ti vedono passare tutti questi rumori
dentro i quali ti immergi nei quali ti esilio per amarti da lontano in un gioco sottile questi trucchi un po’ pazzi tutto questo è il tuo stile il tuo stile il tuo culo il tuo culo il tuo culo E la mia legge a cui ti pieghi maledetta a quel fuoco che accende ogni mia sigaretta e l’amore in ginocchio non conosce stallo il tuo stile il tuo culo il tuo culo il tuo culo i porti nella notte quel figlio che vorremmo e non vogliamo più’ a un tuo minimo segno quando noi mescoliamo nel fondo del tuo bene sangue della mia uva a vino della tua vigna tutto questo riappare come in nostra memoria dentro i mondi perduti
dell’anno ottantamila quando non ci saremo e torneremo a nascere questi trucchi un po’ folli tutto questo è il tuo stile il tuo stile il tuo culo il tuo culo il tuo culo il tuo diritto quanto diritto al tuo stile e il gioco dell’inferno giocato a testa o croce e l’amore che tace quando non ha più voce e il tuo stile il tuo culo il tuo culo il tuo culo chi vuol saper troppo non conosce più niente di te mi piace ciò che posso immaginare inseguendo nell’aria i contorni di un gesto la tua bocca inventata al di là del volgare per le strade di notte il mio viso gelato quando non riconosci di me che un certo stile quando rendo me stesso un altro immaginato questi trucchi imprudenti tutto questo è il tuo stile il tuo culo il tuo culo il tuo culo e la tua legge a cui mi piego maledetta la cenere perduta di ogni mia sigaretta e l’amore che spegne i suoi fuochi e muore il tuo cuore il tuo cuore il tuo stile il tuo cuore il tuo stile il tuo cuore.

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